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La gioia e la luce di Santa Lucia

La comunità parrocchiale di S. Giovanni B. di Cassino rende onore alla Santa protettrice della vista

Come sempre, il 13 dicembre la chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista in Cassino si è riempita di fedeli per celebrare Santa Lucia, la protettrice della vista, la santa della luce. È intervenuto il Vescovo Gerardo Antonazzo a presiedere la celebrazione eucaristica. La festa era stata preceduta da un triduo di preghiera in preparazione, con la recita del Santo Rosario e la S. Messa. Il giorno della festa, è stato il Coro parrocchiale “S. Giovanni Battista Città di Cassino” diretto da Fulvio Venditti ad animare la liturgia e ancora una volta, come ad un appuntamento ormai abituale, sono intervenuti anche rappresentanti e dirigenti dell’Unione Italiana Ciechi e ipovedenti; presenti i rappresentanti dell’Amministrazione comunale, con il Sindaco Enzo Salera. Il Parroco, Don Giovanni De Ciantis, ha fatto gli onori di casa, accogliendo il Vescovo al suo arrivo. La celebrazione ha preso il via con l’incensazione dell’altare e del simulacro della Santa, esposto a lato del presbiterio, poi è proseguita con la preghiera della Chiesa che in questo giorno fa memoria di S. Lucia, Vergine e Martire: “Riempi di gioia e di luce il tuo popolo, o Signore, per l’intercessione gloriosa della santa vergine e martire Lucia, perché noi, che festeggiamo qui in terra la sua nascita al cielo, possiamo contemplare con i nostri occhi la tua gloria”. Subito si è notato come le parole gioia, luce, gloria, occhi erano ricorrenti e il Vescovo ha fatto notare, nell’omelia, la continuità tra la Paola di Dio e la testimonianza di Lucia, glorificata tra i santi con la duplice corona della verginità e del martirio. La sua testimonianza, in vita e in morte, suona come la bocciatura del paganesimo idolatra dei suoi tempi, e quindi anche del neopaganesimo di oggi con i suoi nuovi idoli, e come motivo di Speranza, alla quale ci invita il Giubileo che sta per aprirsi. Nella prima lettura il profeta Isaia (Is 48,17-19) dice: “Io sono il Signore, tuo Dio”, non c’è nessun altro per il bene dell’uomo. L’essere umano, per stare bene e vivere rettamente e felicemente non deve avere altro dio. Oggi, invece, vediamo che c’è una sorta di adorazione dell’Io, madre di tutte le altre forme di idolatria. S. Lucia, in vita e affrontando la morte per martirio, ha dimostrato quanto fosse innamorata di Gesù e perciò pronta a difendere la sua fede e a pagare anche con la vita. Ha celebrato la Speranza della vita in Cristo, perché morire per Cristo è vivere in Cristo. Solo la Speranza cristiana ci salva, l’offerta della propria vita per amore di Cristo: è così anche in questo nostro tempo storico, non così diverso da quello di Lucia.

Molto presenti e attivi i bambini, che a S. Giovanni hanno sempre un posto di rilievo e uno sguardo di particolare attenzione; lo si è visto per esempio all’offertorio, in cui a portare i doni all’altare sono stati diversi bambini. Al termine della celebrazione, Don Giovanni ha voluto sentitamente ringraziare tutti coloro che a vario titolo si sono prodigati per questa festa, dal Vescovo al Sindaco, all’Unione Ciechi e ipovedenti, al Comitato, ai portatori, ai fedeli, e anche alla Banda Don Bosco, che avrebbe dovuto animare musicalmente la processione, che la pioggia battente però ha reso impossibile. E dunque, si è ricorsi ad una processione simbolica: i portatori hanno portato a spalla la statua di S. Lucia fino al portone della chiesa, si sono portati all’esterno per una simbolica uscita sul territorio e sono tornati indietro, riposizionando la venerata statua accanto all’altare. Nonostante l’ostacolo della pioggia, nella chiesa si è respirato un clima ugualmente gioioso, sorridente, familiare; la comunità parrocchiale, sempre molto attiva e coesa, ha spesso applaudito ciò che veniva detto. La luce, la fede e la gioia di S. Lucia si toccavano con mano.

Adriana Letta