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La Mensa Caritas di Cassino compie 30 anni

Dal 1992 il servizio mensa della Caritas non ha smesso mai di accogliere e accompagnare in un cammino di rinascita le persone bisognose

 

Il 9 luglio, data speciale per Cassino per la devozione per l’Assunta che ne è la protettrice, quest’anno ha segnato anche un anniversario particolarmente importante e significativo: 30 anni fa, il 9 luglio 1992 veniva inaugurata la Mensa Caritas in quella che era allora la Diocesi Abbazia Territoriale di Montecassino. Mensa che da allora ha continuato sempre ad accogliere, accompagnare, aiutare chiunque abbia bisogno, per il corpo e per lo spirito, di un aiuto, un sostegno, un incoraggiamento per recuperare fiducia, dignità, comprensione, insomma per tornare a far parte pienamente della società umana. Il merito di tutto ciò non è, ovviamente, di una sola persona, però certamente bisogna tornare a quel 1992, quando l’allora Abate di Montecassino Bernardo D’Onorio e il Direttore della Caritas diocesana Antonio Langiano, per tutti Tonino, salito al cielo un anno fa dopo lunga malattia, decisero di istituire una Mensa Caritas “destinata ad immigrati, viandanti, barboni, anziani soli, famiglie bisognose”, come micro-realizzazione per la Quaresima di quell’anno, “al fine di dare una concreta testimonianza di Carità”. Furono eseguiti lavori di ristrutturazione per adeguare dei locali del Palagio Badiale, si acquistarono utensili, stoviglie e quant’altro per attrezzare la cucina, la Mensa, con un centinaio di posti a sedere, la dispensa, un reparto per l’igiene e la pulizia e per i vestiti, ricevendo anche offerte e donazioni da privati e associazioni e coinvolgendo la città in tale progetto. E il 9 luglio fu l’inaugurazione, con una gioia e un entusiasmo enormi: c’era la consapevolezza di realizzare un servizio importante e dovuto ad una città come Cassino. Numerosi erano i volontari e a quel primo pranzo parteciparono in molti, primo fra tutti l’Abate Bernardo. Tre anni dopo, allo spegnimento delle tre candeline, un inserto speciale sul mensile diocesano “Presenza xna” tracciava un resoconto del lavoro svolto e dei progetti, testimoniando convinzione, speranza e “una gran volontà di proseguire”. Eppure la Caritas aveva in campo già altri impegni importanti, come il gemellaggio con la città croata di Miljevci, provata dalla guerra.

A distanza di trenta anni, la Mensa Caritas, che dal 2005 ha cambiato sede per poter disporre di locali più ariosi, adatti e visibili, continua ad accogliere persone in difficoltà e a farsene carico, avendo aumentato i servizi offerti e divenendo, insieme con il Centro di Ascolto, un Osservatorio, un’antenna sul territorio che monitora l’andamento sociale, le variazioni di nazionalità, di tipologie umane, di età e di problemi che spingono persone a rivolgersi alla Caritas. Il che diventa, non solo per la Chiesa ma anche per le istituzioni civili, un concreto aiuto a fare bene il bene, in collaborazione. La Mensa non è come una trattoria in cui chi entra mangia e va via, chi entra è già stato accolto e ascoltato nel Centro di Ascolto, per poter rispondere ai suoi reali bisogni e alle esigenze della sua situazione personale, sempre rispettata, come per chi è di altra religione, che vieta alcuni cibi. Nella mensa lavorano quelli che stanno in cucina (una cuoca e volontari) e altri operatori e volontari, anche del Servizio Civile, che dialogano con gli ospiti per creare un ambiente familiare, caldo, accogliente. Nei tempi della pandemia, molte cose sono cambiate, meno pasti in mensa e più pasti consegnati, anche a domicilio, più famiglie italiane nel bisogno, molti studenti universitari stranieri che nel periodo del lockdown non potevano tornare a casa né mangiare alla mensa universitaria, chiusa. Per loro la Caritas si è attivata anche perché venissero vaccinati pur essendo privi di copertura sanitaria. E l’ascolto è diventato anche telefonico, quando non si poteva fare in presenza, per non lasciare soli quelli che già si sentivano soli e abbandonati, tra cui molti anziani, e continuare a dare loro un concreto fraterno supporto. Con situazioni tanto mutevoli come quelle vissute negli ultimi anni, ci si è adeguati andando a cercare coloro che avevano bisogno. In quel periodo il Covid ha portato via due volontari storici della Mensa. Ma la pandemia, dice la direttrice Caritas della sezione Cassino M. Rosaria Lauro, ci ha tolto, ma ci ha anche dato, ha stimolato la nostra creatività, ci ha fatto trovare e sperimentare nuove strategie di aiuto. E andiamo avanti, in un cammino iniziato 30 anni fa.

Adriana Letta