Il Vescovo Gerardo ha celebrato la Messa in coena Domini nella Casa Circondariale di Cassino
Solenne e importante ma al tempo stesso svolta con semplicità e autenticità è stata la Messa in “Coena Domini”, con il Rito della Lavanda dei piedi celebrata dal Vescovo Gerardo Antonazzo presso la Casa Circondariale di Cassino nel pomeriggio del Giovedì Santo, in contemporanea e in comunione con il Papa che si era recato nel carcere di Civitavecchia.
Nella cappella del carcere, che un detenuto artista aveva anni fa decorato e abbellito fino a farla sembrare antica, e nella quale era stata collocata davanti all’altare la statua della Madonna di Fatima con un nastro giallo-azzurro come la bandiera ucraina, una ristretta rappresentanza degli ospiti, preparatasi all’evento, ha accolto il Vescovo Gerardo, assistito dal Diacono Don Francesco. Alcuni detenuti hanno letto i brani liturgici del giorno, sui quali si è poi soffermato il Vescovo. È incredibile l’effetto che si prova nell’ascoltare la Parola di Dio in un carcere, dà una luce nuova e potente alla mente e al cuore, crea un senso di fraternità e di umanità inaspettato e straordinario. Riguardo al gesto di Gesù, il Vescovo Gerardo ha fatto notare che Egli si fa servo e lava i piedi agli apostoli e poi raccomanda loro di fare altrettanto gli uni agli altri. Il gesto è simbolico e pertanto ricco di significati. “Il Signore oggi mi ha chiesto di compiere tale gesto a voi – ha detto Antonazzo – non perché voi siete peggiori degli apostoli né loro migliori, ma per sperimentare il perdono. Riflettevo stamattina, e pregavo su questo”. Non bisogna confondere il reato e la colpa, ha continuato. Il reato, se c’è stato, resta, non si può cancellare, ma la colpa è lo stato del cuore. Il cuore è l’essenza della persona, in esso c’è tutto ciò che la qualifica. E se apriamo il cuore a Gesù che attraverso il sacerdote o il Vescovo compie il gesto umile di lavare i piedi, vuol dire che dai piedi vuol risalire al cuore, non è una pulizia superficiale, fisica, ma è la sua offerta di perdono. “Aprite il cuore a questa offerta generosa, lasciate che il Signore entri nel vostro cuore e lo liberi. Dio vi offre di togliere dal vostro cuore il peso della colpa, vi vuol liberare. Potete essere liberi anche stando qui dentro”. A questo punto il Vescovo ha citato un detto latino della vita monastica, Cella sicut coelum: se si fa spazio a Dio nel proprio cuore si fa un’esperienza di gioia che ci fa sentire in cielo, pur rimanendo nello stretto spazio di una cella, che sia del monastero o del carcere non importa. Da qui l’invito a farsi “liberare” da Gesù. Non sempre è lo spazio fisico che ci tiene prigionieri, ma quello che abbiamo in cuore! E lo spazio fisico può cambiare in moltissimi modi, il cielo è uguale e infinito per tutti.
Dopo tali profonde riflessioni, si è proceduto alla lavanda dei piedi: il Vescovo, come il Papa e come tutti i Sacerdoti in questo giorno dell’anno liturgico, si è inginocchiato davanti ad ogni “apostolo”, ha versato l’acqua, ha asciugato il piede, ha compiuto gesti di fiducia e di incoraggiamento.
Al termine ha ringraziato il Direttore dr. Francesco Cocco, il personale e i detenuti che hanno accettato di partecipare, augurando a tutti una buona Pasqua.
Adriana Letta