La presenza dei Santi Magi è servita a capire meglio simboli e significati del viaggio e dei doni
Il giorno dell’Epifania, prima manifestazione di Dio in forma umana, con le fattezze di un neonato piccolo e fragile, si è soliti farlo coincidere con l’arrivo dei Re Magi davanti alla grotta della Natività con i loro doni per Gesù. Per evitare il rischio di insistere su un racconto che rischia di risultare quasi fiabesco, vari celebranti hanno cercato di far capire meglio il senso del mettersi in cammino, abbandonando le proprie abitudini e certezze, per cercare il Signore, come fanno i Magi, e il significato dei doni. Cercando di imprimere meglio nella mente dei fedeli questi concetti, il parroco di S. Antonio a Cassino, Don Benedetto Minchella ha voluto, dal momento che viviamo in un mondo di immagini, utilizzare la memoria visiva in aiuto a quella uditiva. E così in tutte le Messe celebrate nella giornata, al momento dell’omelia, ha chiamato a sé tre persone vestite da Magi recanti ognuno il proprio dono per Gesù Bambino. Nella Messa per i bambini della catechesi, sono stati tre bambini, in altre celebrazioni tre adulti. Ognuno di loro portava il proprio dono: oro in un cofanetto, incenso in un incensiere, mirra in una piccola teca. Così Don Benedetto, dopo essersi soffermato prima sull’atteggiamento di Maria che ricordava le parole dell’angelo dell’annunciazione e si ritrova a partorire in una stalla, in povertà e disagio, tutto accettando e conservando nel cuore, ha poi mostrato uno alla volta i santi Magi e spiegato che cosa significava e simboleggiava il dono che portava, collegandolo alla vita concreta di ognuno di noi. Poi i Magi, sempre uno alla volta, andavano a deporre sull’altare il proprio dono. In tal modo la spiegazione è stata molto più viva ed efficace che se fosse stata affidata solo alle parole e probabilmente resterà meglio impressa nella mente, nel cuore e nella vita dei presenti.
Al termine, ha letto questa preghiera: «Signore Gesù, anche noi come i Santi Magi siamo alla ricerca di qualcuno che illumini la nostra vita e ci dica dove andare. Molte volte però ci manca la voglia e abbiamo paura di rimettere in discussione qualche aspetto che non va della nostra vita. Ma oggi i santi Magi ci chiedono di fare un piccolo sforzo e offrirti il nostro incenso, la nostra mirra, il nostro oro.
L’incenso che brucia è il profumo della nostra preghiera che sale al cielo. Preghiera di supplica, di lode e di ringraziamento per questo dono meraviglioso e a volte misterioso che è la nostra vita.
La mirra, anticamente usata per preparare i corpi dei defunti per la sepoltura, sono le nostre sofferenze, la tristezza che a volte abita nel cuore di ciascuno di noi. Le mettiamo davanti a Te perché Tu le unisca alle tue sofferenze e ci ricordi ancora una volta che non siamo soli quando ci sentiamo soli.
L’oro è tutto quanto di più bello e prezioso abbiamo nella nostra vita. Non tanto il denaro, ma il bene, l’amore, la gioia. Di questo ti ringraziamo perché riconosciamo che il bene e l’amore vengono da Te e ci parlano di Te.
In questo nuovo anno aiutaci, Signore, a rimetterci in cammino dentro noi stessi! Aiutaci come i Magi a fare questo viaggio dentro di noi. Solo allora potremo entrare in quella povera casetta e trovare una Mamma e il suo Bambino. Accogli, Gesù Bambino, i nostri doni e in cambio donaci te stesso. Amen».
Una giornata intensa di iniziative, soprattutto a favore dei bambini. Al mattino, dopo la Messa delle 10,30 dedicata ai bambini della catechesi, era previsto (come da anni è tradizione) l’arrivo spettacolare della Befana – dal campanile della chiesa! – per portare caramelle e dolcetti, ma il maltempo lo ha impedito e la Befana ha dovuto scendere in chiesa a fare la sua “dolcissima” distribuzione.
Adriana Letta