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Omelie

“Liberi di amare, felici di obbedire” – Omelia per l’Ordinazione diaconale di Danilo Messore (Basilica-Santuario di Canneto, 25 marzo 2023)

LIBERI DI AMARE, FELICI DI OBBEDIRE
Ordinazione diaconale di Danilo Messore
Basilica-Santuario di Canneto, 25 marzo 2023

 

La solennità dell’Annunciazione del Signore fa memoria di una festa cristologica e mariana: ogni liturgia mariana è sempre illuminata dal mistero di Cristo. Insegna san Paolo VI: “La celebrazione era ed è festa congiunta di Cristo e della Vergine: del Verbo che si fa ‘figlio di Maria’ e della Vergine che diviene la Madre di Dio…Memoria del fiat salvifico del Verbo incarnato, che entrando nel mondo disse: ‘Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà’. … memoria di un momento culminante del dialogo di salvezza tra Dio e l’uomo, e commemorazione del libero consenso della Vergine e del suo concorso al piano della redenzione” (Marialis cultus, 6). L’Eccomi di Cristo e l’Ecco di Maria oggi si prolungano nel Sì di Danilo in risposta alla divina chiamata del Maestro: “La voce del Signore diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!»” (Is 6, 8).

 

L’armonia del duplice Sì

Carissimi presbiteri, diaconi, seminaristi e amici tutti,
in questa Basilica-Santuario dedicata alla millenaria spiritualità popolare verso la Vergine Bruna di Canneto, la liturgia di ordinazione diaconale di Danilo si lascia inondare e avvolgere dall’intensità spirituale della casa di Nazareth nella quale si svolge il misterioso intreccio tra l’obbedienza del Figlio (Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà), e l’assenso docile di Maria  grazie al Sì che la rende madre del suo Creatore: Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola. “Noi tutti fummo creati nel Verbo eterno di Dio, ma ora siamo soggetti alla morte: per la tua breve risposta dobbiamo essere rinnovati e richiamati in vita…Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano” (S. Bernardo, Omelia 4). L’obbedienza di Maria, umile creatura, è finalizzata al compimento della missione di Cristo in obbedienza al Padre. Il libero consenso di Maria inaugura l’incarnazione del Verbo di Dio e rende possibile l’evento della salvezza. Il filo dell’obbedienza associa indissolubilmente la comune missione del Figlio e della Madre nell’armonia di un duplice Sì al Padre.

 

Il Sì della fiducia

Caro Danilo, il tuo Sì obbediente a Dio è ‘figlio’ della tua fiducia in Lui.
Diventare diacono significa decidere liberamente di vivere la propria esistenza nell’obbedienza totale, per servire la Chiesa secondo la volontà di Dio. Parlo innanzitutto dell’obbedienza con la quale si risponde alla chiamata di Dio: Lui resta in attesa del libero Sì dell’uomo. L’obbedienza significa orientare la propria vita verso un Sì gioioso, non servile, impregnato di fiducia nel dare credito all’iniziativa divina: Danilo, il Signore merita il tuo “Eccomi” incondizionato. E’ obbedienza alla vocazione, sine glossa: se credi che Dio merita la tua fiducia, allora sei pronto ad obbedirgli. Nel cantiere di Nazareth si apprendere l’arte del Sì fiduciale, per diventare artigiani di obbedienza, senza preclusioni o scudi difensivi. E’ incondizionata, libera. Spiega Benedetto XVI: “Nell’essere amata, nel ricevere il dono di Dio, Maria accoglie con personale disponibilità l’onda dell’amore di Dio che si riversa in Lei. Anche in questo Ella è discepola perfetta del suo Figlio, che nell’obbedienza al Padre realizza interamente la propria libertà e proprio così esercita la libertà, obbedendo” (25 marzo 2006). Potremmo dire: liberi di obbedire, perché felici di amare; liberi di amare perché felici di obbedire. Avere fiducia vuol dire obbedire spontaneamente, per vivere da preti felici: “Come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia (Sal 131,2). Il vocabolo ebraico indica il bambino intorno ai tre anni portato ormai sulle spalle alla maniera orientale, legato alla mamma da un legame più intimo e personale: “L’infanzia spirituale non è un bamboleggiare sentimentale e vezzoso, ma un atto radicale di fede” (G. Ravasi). La fiducia nel Signore deve essere più forte e più resistente delle nostre paure, dei nostri calcoli, delle nostre visioni troppo umane per non dire mondane. Scriveva santa Elisabetta della Trinità: “Dio ha messo nel mio cuore una sete infinita e un grandissimo bisogno di amare che lui solo può saziare.  Allora io vado a lui come il bambino va da sua madre perché mi prenda in braccio”. Il Signore sa quello che fa, e conosce bene cosa chiedere da noi, anche se a volte non riusciamo a comprendere. Anche tra le tentazioni dell’orgoglio, tra le tempeste delle tensioni impure, tra il fascino del successo e del potere, con il grave rischio di relativi abusi, dobbiamo conservare un fondo di fiducia serena. Caro Danilo, ogni atto di fiducia in Dio è sempre un atto di reciproca obbedienza. Diceva un padre del deserto: “Obbedienza per obbedienza. Se uno obbedisce a Dio, Dio obbedisce a lui”.

 

Il Sì della fedeltà

Caro Danilo, il tuo Sì obbediente è anche ‘figlio’ della tua fedeltà a Dio.
All’obbedienza “del giorno prima”, come risposta fiduciale alla volontà di Dio, segue l’obbedienza “del giorno dopo”, quella vissuta nel ministero, fondata sulla nostra fedeltà alla parola data a Dio. Spesso si obbedisce volentieri prima, forse per il solo entusiasmo del momento iniziale, ma molto meno dopo! Se c’è un’obbedienza che diventa Sì alla chiamata, c’è anche un’obbedienza che scaturisce dal Sì offerto. D’altra parte, ogni atto incondizionato di fiducia è sempre certificato dalla fedeltà: “Bontà e fedeltà non ti abbandonino: légale attorno al tuo collo, scrivile sulla tavola del tuo cuore, e otterrai favore e buon successo agli occhi di Dio e degli uomini” (Prov 3,3-4). La fedeltà custodisce in modo ‘verginale’, integro, incorrotto, il nostro Sì. Gesù ha confermato il suo Sì al Padre fino al dono della vita: “Il Figlio di Dio, Gesù Cristo … non fu «sì» e «no», ma in lui vi fu il «sì». Infatti tutte le promesse di Dio in lui sono «sì». Per questo attraverso di lui sale a Dio il nostro «Amen» per la sua gloria” (2Cor 1,19-20). Søren Kierkegaard osserva quanto è grande e preziosa la fedeltà agli impegni dell’amore: “Il fiore del primo amore appassisce se non supera la prova della fedeltà”. L’alleanza con Dio è un impegno d’amore; la risposta alla vocazione è un’alleanza con Lui, e merita la nostra duratura fedeltà, come nel Sì di ogni robusto amore nuziale. La fedeltà si nutre di obbedienza come suo viatico, La fedeltà è condizione essenziale con cui resta in piedi o crolla la bellezza di una vita a Lui donata.

 

Obbedire è volare abbracciati

Caro Danilo,
la tua obbedienza non deve mai significare sottomissione, e non deve mai essere scelta di de-responsabilità, ma assunzione di corresponsabilità nel segno della condivisione e della comunione con il tuo vescovo e con il presbiterio. L’obbedienza ti ricorda che tutti siamo “angeli con un’ala soltanto”, e non potremo volare se non abbracciati. Si diventa ‘supereroi’ restando uniti (Mr. Rain), mentre l’eroe solitario è la prima vittima del proprio orgoglio. La Vergine Bruna di Canneto oggi ti chiede di volare alto, potendo contare su Cristo, la prima e fondamentale ala di riserva di cui abbiamo bisogno. Per volare restando abbracciato a Lui devi familiarizzare con la sua amicizia, avendo cura della tua vita interiore. Nell’incontro quotidiano con il Signore proverai sempre la gioia indicibile della sua intimità, qualunque cosa accada. San Francesco di Sales insegna la necessità di pregare silenziosamente almeno un’ora al giorno. Con l’eccezione di giornate particolarmente sovraccariche di impegni: in quel caso, suggeriva di pregare due ore. Nell’incontro personale con il Signore saprai rigenerare la fermezza e la dolcezza del tuo consenso verginale al suo inesauribile amore.

 

                                                                                               + Gerardo Antonazzo

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