Nella chiesa di santa Restituta, a Sora, la conferenza curata dal geometra Antonio Conte “Ricostruzione storica dell’ultima dimora di Re Manfredi”
La parrocchia Santa Restituta in Sora ha ospitato, sabato 30 ottobre, presso la sala riunioni “Vittorio Gioia”, la conferenza dal titolo “Ricostruzione storica dell’ultima dimora di Re Manfredi”, a cura del geometra Antonio Conte, già responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Sora, il quale ha scritto sull’argomento anche nel suo libro Il fiume, le pietre e la storia perduta pubblicato nel 2015. Dell’ultimo sovrano della dinastia sveva, figlio illegittimo (secondo alcune fonti, legittimato in articulo mortis) dell’imperatore Federico II di Svevia e di Bianca Lancia, ad interessare Antonio Conte sono i fatti successivi alla sconfitta inflitta da Carlo d’Angiò e alla morte nella battaglia di Benevento il 26 febbraio 1226, che arrestò la vicenda umana e politica del re svevo avversato dai papi Innocenzo IV, Alessandro IV, Urbano IV e Clemente IV e scomunicato due volte nel 1254 e, nuovamente, nel 1255. In particolare, l’autore fornisce, con indizi e spiegazioni, la propria interpretazione, del tutto originale e differente da quelle degli altri storici studiosi del periodo, dei fatti gravitanti attorno alla sepoltura del corpo del re Manfredi, rinvenuto il giorno dopo la conclusione della battaglia e sepolto in terra non consacrata presso il ponte di Benevento, come dice Dante Alighieri: “In co’ del ponte, presso Benevento” (Purgatorio, III, 128). Dopo la morte del re Manfredi, il cardinale Bartolomeo Pignatelli, arcivescovo di Cosenza, avrebbe fatto disseppellire o disperdere fuori del regno degli Angioini le spoglie del sovrano per gettarle lungo le rive del fiume Verde, ora noto come Liri: “or le bagna la pioggia e move il vento/ di fuor del regno, quasi lungo il Verde/ dov’ei le trasmutò a lume spento” (Purgatorio, III, 130-132). Diversi storici ipotizzano che fosse sepolto o disperso a Ceprano. A questo punto della storia del re Manfredi – i cui ritratti biografici sono ambivalenti: inviso ai clericali e più volte scomunicato dai papi, è dal vescovo Saba Malaspina rimpianto nei suoi scritti e descritto come un agnello rispetto ai successivi regnanti angioini; Dante Alighieri lo pone nel Purgatorio (III, 103-145) – si inserisce la ricostruzione di Conte, nella quale grande rilevanza assume anche il disegno di Michelangelo conservato nel museo del Louvre “Madonna stante o carità”. Dopo la conferenza nella chiesa di Santa Restituta è celebrata una Messa in suffragio del cardinale sorano Cesare Baronio, frequentemente menzionato nel testo dell’autore.
Andrea Pantone