Conferenza sulla Sindone della Prof.ssa Emanuela Marinelli
Un appuntamento imperdibile sabato 5 marzo nella chiesa di S. Antonio a Cassino, la conferenza sulla Sindone, il telo funerario che avvolse il corpo di Gesù, tenuta dalla sindonologa prof.ssa Emanuela Marinelli. Da molti anni studia la Sindone con tale passione e competenza che sente il bisogno e il dovere di girare il mondo (5.000conferenze in 40 anni!) per raccontarne non solo la storia ma soprattutto la autenticità provata dalle centinaia di evidenze scientifiche accertate. In una chiesa che la generosità dei cassinati ha reso strapiena di pacchi pronti a partire per l’Ucraina, e con la riproduzione della Sindone appesa in alto sull’altare, il Parroco Don Benedetto ha ringraziato la relatrice che ha accettato l’invito e il Vescovo Gerardo Antonazzo che è volentieri intervenuto, ed ha affermato che questa era la più bella meditazione per entrare nel cammino penitenziale della Quaresima.
La prof.ssa Marinelli ha iniziato a descrivere dove è conservata oggi la Sindone, a Torino, in una teca supertecnologica ricoperta da un drappo nel transetto della cattedrale di Torino, non più nella barocca Cappella della Sindone di Guarini, dove era stata dal 1694, in seguito al grave incendio del 1997. Poi ha parlato della sua storia e del lungo viaggio con cui da Gerusalemme giunse in Francia e ai Savoia che nel 1947 l’hanno donata al Papa. La prima delle numerose slide che la relatrice ha mostrato recava un titolo oltremodo emblematico: La Sindone, indagine su un mistero, perché il mistero avvolge la storia di questo “oggetto” studiato a lungo, soprattutto in tempi moderni, da moltissimi scienziati con risultati che se pur con evidenza scientifica dimostrano essere il lenzuolo con cui Cristo morto sulla croce fu avvolto e posto nel sepolcro, tuttavia viene ancora da alcuni messo in discussione, il che lo rende ancor più affascinante. La relatrice ha illustrato poi le varie indagini scientifiche, che confermano: che in quel telo fu posto un uomo morto, alto 1 metro e 75, con il corpo atletico e il tono muscolare di una persona abituata a fare lavori pesanti; che su un campione di polvere prelevato dalla Sindone è stato trovato polline di piante dell’Oriente mediterraneo, che si trova solo in quelle zone, e caratteristiche chimiche e impurità tipiche di quelle zone; che reca macchie di acqua, bruciature e due piccoli rettangoli mancanti, e che fotografie all’ultravioletto hanno rivelato tracce di siero sanguigno; che il telo non può essere stato dipinto non essendoci la minima traccia di pennello; che è tessuto in cotone lavorato a mano a spina di pesce e quindi ricercato, degno di acquirenti ricchi (Giuseppe di Arimatea, dice il vangelo); che tracce di dna ritrovate sono compatibili con altri tessuti di quell’epoca; che gli esami del sangue svelano che l’uomo della Sindone era stato duramente torturato. Una quantità di riscontri impressionante, tra cui la scoperta sorprendente che fotografando la Sindone si otteneva la vera fotografia del Crocifisso, di cui il lenzuolo era il negativo fotografico. Poi uno studio sul Carbonio 14 per rilevare l’età del lenzuolo fece asserire nel 1988 agli studiosi che avevano svolto l’esame che si trattava di un falso medievale databile tra il 1260 e il 1390 e, anche se studi successivi hanno dimostrato che il frammento di 3 cm esaminato non poteva rappresentare la composizione dell’intero lenzuolo e smentiscono i risultati falsati del C14, il dubbio è rimasto in molti. Eppure l’ultimo studio, pubblicato sulla rivista “Archaeometry” dell’Università di Oxford nel 2019, che afferma “non è possibile affermare che la datazione al radiocarbonio offre prove definitive” non è stato mai smentito. Insomma, tutto porta a dimostrare che quel lenzuolo ricoprì Gesù, che era stato davvero torturato esattamente come racconta il vangelo, tanto che è possibile mettere a confronto passo passo vangelo e segni della passione sulla sindone e c’è perfetta corrispondenza. La ricognizione scientifica della reliquia del telo funerario che avvolse il corpo di Gesù, dimostra che esso è anche testimone silenzioso della sua Resurrezione. Molti accademici per una sorta di ritrosia, preferiscono dire: l’Uomo della Sindone anziché Gesù. Ma Paul Claudel sosteneva che più che un’immagine è una presenza. S. Giovanni Paolo II disse nel 1980: “Una reliquia insolita e misteriosa, singolarissimo testimone della Pasqua, della Passione, della Morte e della Resurrezione. Testimone muto, ma nello stesso tempo sorprendentemente eloquente!”. Molti hanno scritto bellissime frasi, ma forse Lui ha detto la più adatta: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
Dopo la conferenza, che ha tenuto tutti i numerosi presenti attenti e partecipi, è iniziata la celebrazione eucaristica animata dagli Scout e presieduta dal Vescovo Gerardo. Nell’omelia ha fatto notare l’importanza di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e che la conferenza è stata una meditazione ma soprattutto l’esperienza di una storia di dolore e di amore. Se la meditazione ci avvicina al mistero del dolore e ci commuove, la celebrazione eucaristica rende presente il mistero della Passione, è un’esperienza: la Messa è una Sindone vivente! I primi apostoli accorsi alla tomba di Gesù prima trovarono i teli, in ordine, poi incontrarono Gesù risorto. La Sindone attesta la sofferenza, l’Ecce homo, ma è anche una testimonianza della Resurrezione. Ci aiuti a rinascere continuamente a vita nuova.
Prima della benedizione finale, sono entrate due mamme ucraine con i loro figli, appena arrivate dalle zone di guerra e accolte nella casa parrocchiale e il Vescovo è andato a salutare e abbracciare tutti loro, con un gesto significativo. La nostra Chiesa accoglie chi soffre, in quell’abbraccio c’eravamo tutti.
Adriana Letta