«MARIA SI ALZÒ E ANDÒ IN FRETTA» (Lc 1,39)
Giovani in cammino
Un milione di giovani, circa, da ogni parte del mondo si sono messi in cammino verso Lisbona, per partecipare allo svolgimento della GMG (Giornata Mondiale della Gioventù) dal 2 al 6 agosto 2023. Fu progetta per la prima volta da san Giovanni Paolo II. Nel 1983-1984 si celebrava l’Anno Santo della Redenzione: 1.950 anni dalla Passione di Gesù. Tra le varie attività dell’anno giubilare, Giovanni Paolo II volle fissare un raduno giovanile per la Domenica delle Palme. Il comitato organizzatore prevedeva 60.000 partecipanti. Ne arrivarono 250.000. Il Papa, desiderando manifestare l’attenzione della Chiesa verso le nuove generazioni, convocò nuovamente i giovani a Roma per la Domenica delle Palme. Anche questa volta, la risposta fu grande: 300.000 giovani si sparsero nelle chiese della città per diversi momenti di preghiera e catechesi e poi si radunarono in piazza San Pietro per partecipare alla celebrazione con il Santo Padre. Alla fine del 1985, egli annunciò l’istituzione della Giornata Mondiale della Gioventù. Alla prima GMG, celebrata nelle diocesi nel 1986, seguì così la prima grande edizione internazionale, che si svolse nel 1987 a Buenos Aires, Argentina, dando un segno molto forte in un Paese che stava uscendo dalla dittatura.
La GMG continua a radunare i giovani intorno al Papa. È pellegrinaggio, celebrazione della gioventù, espressione della Chiesa universale e momento intenso di evangelizzazione per il mondo giovanile. Si celebra come raduno internazionale in una città scelta dal Papa, alla sua presenza. Riunisce centinaia di migliaia di giovani per celebrare la loro fede e il senso di appartenenza alla Chiesa. Mira a favorire un incontro personale con Gesù Cristo. Con i giovani come protagonisti, la Giornata Mondiale della Gioventù cerca anche di promuovere la pace, l’unità e la fraternità tra i popoli e le nazioni di tutto il mondo.
Il racconto biblico che quest’anno accompagnerà lo svolgimento della GMG a Lisbona (Portogallo) propone il cammino di Maria verso la casa della cugina Elisabetta, anziana e sterile, graziata dalla misericordia divina con il concepimento di Giovanni Battista. Narra il vangelo di san Luca: “In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo” (Lc 1,39-41). Anche Maria è in “dolce attesa”: con le parole dell’angelo Gabriele il grembo di questa giovane di Nazareth è reso fecondo dalla potenza dello Spirito. La Parola creatrice di Dio, divina e invisibile, si lascia “umanizzare” assumendo la carne e il sangue di Maria. L’Annunciazione è già “incarnazione”: Maria è destinataria e protagonista del progetto più grande che Dio abbia mai realizzato in una creatura umana: l’incarnazione del suo Figlio nella vera condizione umana. L’iniziativa di Dio provoca stupore e gratitudine. Per questa Maria non rimane chiusa nel suo mistero, concentrata su se stessa, occupata nella sua nuova condizione di “Madre di Dio”.
Maria decide subito di uscire di casa: non può tenere per sé la bellezza del dono e la gioia incontenibile per quanto ricevuto: “Si alzò e andò in fretta”: il verbo che l’evangelista Luca utilizza per indicare la decisione di Maria (Si alzò) è il medesimo che i vangeli usano per parlare della risurrezione di Gesù. Cosicchè, Maria è già presentata come “donna pasquale”, donna del mattino e della prima luce, donna del cammino, testimone del suo Signore: “Si alza ed esce alla luce del sole, dove c’è vita e movimento la giovane non si lascia paralizzare, perché dentro di lei c’è Gesù, potenza di risurrezione” (Papa Francesco, Messaggio per la GMG 2023). Il mistero di Gesù la mette in piedi, in cammino, in fretta. In piedi, perché si lascia condurre dalla gioia di Cristo “per oltrepassare la soglia di tutte le nostre porte chiuse” (Papa Francesco). In cammino, come missionaria portatrice della Buona Novella di Cristo morto e risorto. In fretta, per vincere ogni resistenza e ritardo nel portare a chiunque l’annuncio della Pasqua di Cristo. La “fretta” di Maria nell’andare verso Elisabetta è la “fretta” del mattino di Pasqua: “Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli” (Mt 28,8).
Propongo a voi la domanda posta dal Papa ai giovani: quali “frette” muovono la nostra vita giornaliera? Quella di Maria è una fretta fatta di premura e di servizio verso l’esterno, tipica di chi sa porre i bisogni degli altri al di sopra dei propri interessi ed egoismi, al di sopra delle preoccupazioni dettate sempre e soltanto da tornaconti personali, al di sopra del consenso degli altri e delle gratificazioni dettate dai molti “mi piace” sprecati sui social. “Lei è tutta proiettata verso l’esterno. È la donna pasquale, in uno stato permanente di esodo, di uscita da sé verso il grande Altro che è Dio e verso gli altri, i fratelli e le sorelle, soprattutto quelli più bisognosi, come era la cugina Elisabetta” (Papa Francesco). Il nostro cammino, se abitato da Dio e illuminato dall’esempio di Maria, ci porta dritti e in fretta al cuore di ogni nostro fratello e sorella. Impariamo da Maria a fare “visita” a chi è solo, abbandonato alle proprie delusioni, povero, sporco, condannato dai pregiudizi, isolato dai pettegolezzi. Dopo l’intensa esperienza del pellegrinaggio, vissuto con la ricchezza interiore dei nostri desideri, preghiere, suppliche e aspirazioni, chiunque potrà ripartire con lo stesso entusiasmo della Vergine Maria: “Si alzò e andò in fretta”.
+ Gerardo Antonazzo