Molti i fedeli nella chiesa di San Carlo di Isola del Liri per la veglia di Pentecoste presieduta venerdì dal vescovo Antonazzo e animata dalle aggregazioni laicali
Venerdì 3 giugno si è tenuta nella chiesa San Carlo di Isola del Liri la veglia diocesana di Pentecoste. All’appuntamento serale di preghiera – trasmesso in diretta streaming dal team di pastorale digitale dell’Ufficio delle Comunicazioni Sociali -, presieduto dal vescovo Gerardo Antonazzo, presenziato da diversi sacerdoti delle varie Zone pastorali e animato da tutte le aggregazioni laicali riconosciute dalla Chiesa di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo hanno partecipato moltissimi fedeli, soprattutto tante famiglie e giovani. Nel sagrato della Chiesa, circondati dai suggestivi bagliori crepuscolari, ci si è ritrovati, a quasi cinquanta giorni della Pasqua, nell’attesa della rinnovata effusione dello Spirito Santo, dono del Cristo risorto alla Chiesa, edificata da pietre vive radunate dalla diversità all’unità, rese «Un solo corpo, un solo spirito», attraverso il cammino di esperienza fiduciosa e speranzosa nel Signore.
La struttura della veglia ha avuto una scansione tripartita. Il momento di preghiera è stato aperto nell’aula liturgica con il rito di accensione del cero pasquale, il lucernario, come nella notte di Pasqua; poi, sotto il chiarore del lumen Christi, segno visibile del risorto, i fedeli si sono recati in processione verso il cortile esterno dell’edificio sacro e si sono disposti a corona intorno ad un braciere ardente. Qui ha avuto inizio la seconda parte della veglia, la Liturgia della Parola, dispiegata attraverso il racconto della Pentecoste di Atti degli Apostoli (cfr. 2,1-21), che ha introdotto l’assemblea nell’esperienza di assiduità e concordia nella preghiera dei discepoli e della madre di Cristo nel cenacolo, dove furono “tutti furono colmati di Spirito Santo”, totalmente aperti alla sua azione, che continua ancora oggi a rendere presente Dio in chi lo accoglie e si lascia abitare della sua presenza. A dilatare ulteriormente questo messaggio, la pagina della Prima Lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi con il discorso sui carismi e sulle manifestazioni dello Spirito, che distribuisce a ciascuno i suoi doni (v. 7.11) e fa sorgere nella Chiesa i ministeri, i servizi, espressione del dono di sé, strettamente subordinati al “bene comune” (v.7) e a quello dei singoli cristiani, che sono chiamati a compiere e propagare l’opera dell’amore, senza essere padroni delle comunità. Una pericope del capitolo 10 dell’evangelista Giovanni (cfr. 10,27-30) ha concluso la Liturgia della Parola con l’immagine del Cristo pastore datore di vita eterna alle pecore che ascoltano la sua voce, a quanti riconoscono in lui il Figlio di Dio e in lui vivono l’unità col Padre («Io e il Padre siamo una cosa sola», Gv 10,30).
La meditazione del vescovo Antonazzo (leggi qui), modulata anche in base all’impegno del Cammino sinodale della Chiesa italiana, è stata incentrata sulla missione, antica e sempre nuova, ineludibile, imprescindibile e previa ad ogni azione nella vita della Chiesa, dello Spirito Santo. Parlando dell’unità della comunità ecclesiale nella varietà delle sue membra, il Vescovo ha fatto notare che i battezzati manifestano la loro comunione in una “concretezza relazionale” vera, senza infingimenti, espressa proprio attraverso la solidarietà che essi, nella loro “articolazione sussidiaria“, possono garantire e compiere gli uni per gli altri. Questa comunione proviene da una comunità di impuri, indegni e imperfetti (come suggerisce uno dei significati secondari del termine greco “comune” (= koinòs), che significa anche “profano”, “impuro”), la quale viene santificata dallo Spirito Santo e non può rinunciare a tre riferimenti: il Vescovo, il consiglio dei presbiteri e il consenso del popolo. Antonazzo citando il padre della Chiesa Cipriano di Cartagine ne ricorda la dottrina, in base alla quale, nella Chiesa locale (la Diocesi) non va fatto nihil sine episcopo, non va fatto nihil sine consilio vestro (dei Presbiteri e Diaconi) et sine consensu plebis (Cipriano, Epistula, 14, 4 (CSEL III, 2; p. 512). L’eco della Parola proclamata e interpretata dall’omelia del Vescovo è risuonata e stata fatta attualizzare attraverso la testimonianza di alcuni fedeli, che hanno condiviso la loro esperienza di conversione, di vita comunitaria e di rinnovamento spirituale.
Alcuni rappresentanti di ogni associazione laicale – Confraternite, Misericordie, Agesci, Salesiani, Azione Cattolica, Ordine Francescano Secolare, l’Unitalsi, la San Vincenzo de Paoli, Comunione e Servizio, Comunione e Liberazione e l’Oasi Mariana Betania, Rinnovamento dello Spirito, i gruppi di preghiera di Padre Pio, il Cammino Neocatecumenale e il movimento dei Focolarini – hanno letto una intenzione di preghiera ispirata su ciascuno dei sette doni dello Spirito Santo, bruciando nel braciere un pugno di incenso. È stata questa la terza parte della veglia, conclusa dalla preghiera di papa Francesco per l’inizio del percorso sinodale “Vieni, Spirito Santo”.
Andrea Pantone
Foto di Enrico Mancini
GALLERIA FOTO VEGLIA DI PENTECOSTE di Rosalba Rosati