Vivere di luce
Omelia per l’Epifania
Pontecorvo-Concattedrale, 6 gennaio 2019
L’alba della luce
Nel caos primordiale annunciato dal racconto della creazione dominano le tenebre (Gen 1,1-2). Il tohu bohu delle origini (caos, confusione oscura) è una massa informe e tenebrosa: “La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso”. Tutto questo dovrebbe risalire a 13,5 miliardi di anni fa! Gli astronomi avrebbero rilevato anche il momento in cui le luci delle stelle sono state ‘accese’ per la prima volta nell’universo: 180 milioni di anni dopo l’esplosione iniziale che ha dato origine al caos dell’universo. Fu l’evento che per la prima volta fece passare l’universo dalle tenebre alla luce: “Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte” (Gen 1,3-5). La Parola (“Dio disse…”), per mezzo della quale Dio ha creato il tohu bohu, nel Natale si rende visibile e tangibile: Dio “pronuncia” ancora la sua Parola, la quale si “espande” nella carne umana del Bambino di Betlemme producendo un’incredibile esplosione dell’amore immenso con cui Dio dà inizio ad una nuova creazione: “È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini” (Tt 2,11). E’ l’inizio di un nuovo universo umano che finalmente rinasce. E nel cuore di questo nostro mondo, avvolto nelle tenebre della malizia e del peccato, l’esplosione della tenerezza divina cede il passo all’accensione della luce nuova di cui conosciamo il nome e il volto, Gesù Cristo: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta” (Gv 1,4-5). Anche da questa “seconda” creazione emerge il dono di una nuova luce!
La luce nella carne
L’umanità intera, rigenerata dall’incarnazione del Verbo di Dio, riprende il cammino della speranza, attratta dalla manifestazione della sua Luce soave e irresistibile, segnalata da una stella luminosissima. In una stupenda omelia greca attribuita a san Giovanni Crisostomo leggiamo: “Dopo la fredda stagione invernale sfolgora la luce della mite primavera, la terra germina e verdeggia di erbe, si adornano i rami di nuovi germogli e l’aria comincia a rischiararsi dello splendore del sole. Ma per noi c’è una primavera celeste, è il Cristo che sorge come un sole dal grembo della Vergine. Egli ha messo in fuga le fredde nubi burrascose del diavolo e ha ridestato alla vita i sonnolenti cuori degli uomini, dissolvendo coi suoi raggi la nebbia dell’ignoranza”. È per questo che in un’antica iscrizione sepolcrale il battezzato là sepolto era chiamato in greco eliòpais: “figlio del sole” (cfr. G. Ravasi, Videro il Bambino e sua madre, pp. 32ss.).
Con la profezia dell’Emmanuele, Dio riporta la luce nella storia sofferta di Israele: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse [ ]. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace” (Is 9, 1.5). I Magi sanno riconoscere la novità di questa Luce nel segno di una Stella particolare, e per essa decidono di mettersi in cammino: “La luce che si è manifestata nella carne, luce che per sua natura è occulta. La luce che avvolse i pastori e fu guida ai magi nel loro cammino. La luce che era nel mondo fin dal principio, e per mezzo della quale è stato fatto il mondo, quel mondo che non la conobbe. La luce che venne fra la sua gente e che i suoi non hanno accolto” (Andrea di Creta, Discorso 9).
La notte è avanzata
Il cammino dell’uomo folgorato dalla luce del Dio fatto carne è un esodo dalle tenebre verso la luce: “La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce” (Rm 13,12). Lungo la storia della salvezza, il popolo eletto beneficia dei diversi interventi salvifici di Dio attraverso l’esperienza faticosa e purificatrice dell’esodo. A partire da Abramo, chiamato ad uscire per andare verso una nuova terra: “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò” (Gen 12, 1). Così nell’evento salvifico della liberazione dalla schiavitù egiziana: le tribù israelitiche praticano l’esodo dalle tenebre dell’oppressione alla luce gloriosa della promessa di una nuova terra. Anche il ritorno dall’esilio babilonese è descritto come l’esodo dalle tenebre alla luce: “Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te” (Is 60, 1). Ammaestrati da Cristo stesso a vivere nello stile delle Beatitudini, dovremo attrarre, mediante la testimonianza dell’amore, tutti gli uomini a Dio: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5, 16).
Dal segno al volto
L’iniziativa dei Magi rimette in cammino l’umanità accecata dalle tenebre dell’ignoranza religiosa e dell’insignificanza della vita: “A mettersi sulle nostre vie per primo è Dio stesso che, con la stella della sua verità, spinge i Magi e tutti coloro che non chiudono gli occhi o si distraggono nella superficialità a contemplare quella luce” (G. Ravasi). La fede è un continuo esodo verso Dio, un continuo cammino dai segni alla realtà della Luce piena: la stella apparsa nel cielo dell’universo umano è solo un segno di luce, la cui rivelazione piena è solo nella stalla: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). La luce del Messia si riflette su di noi e ci illumina, ci guida, ci trasforma a immagine della sua gloria, ci penetra di immortalità. Cristo si rivela come origine e compimento di ogni sapienza, la cui sete anima il cammino dei Magi. Egli è la meta finale della storia, il fine di ogni desiderio e ricerca di verità. Ora l’uomo è in grado di ricevere la Luce piena, è messo nelle condizioni di riconoscere nel Bambino-Dio la pienezza della verità alla quale consegnare il cuore: “Aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra” (Mt 2,11). Quella propagata dalle ideologie umane è luce che volge al tramonto; quella della fede è luce che sorge da accogliere nello stupore e nell’adorazione. Proprio come i Magi davanti al Bambino: “Siamo venuti per adorarlo”.
+ Gerardo Antonazzo