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Omelia per la Giornata della Vita Consacrata (Cassino-Monastero S. Scolastica, 2 febbraio 2022)

Consolazione nello Spirito

Omelia per la Giornata della Vita Consacrata
Cassino-Monastero S. Scolastica, 2 febbraio 2022

 

Consacrate e consacrati carissimi,

entrando nel Tempio di Dio con le lampade accese accogliamo il Signore che visita e fa luce nella radicale sequela di Lui povero, casto, e obbediente al Padre. Meditando sul brano del vangelo sono stato felicemente sorpreso e illuminato dall’insistenza dell’evangelista Luca sull’azione dello Spirito (Lc 2, 25-27). Lo sappiamo bene quanto la letteratura lucana (Vangelo e Atti) sia caratterizzata dalla centralità dello Spirito. Nei gesti e parole di Simeone e Anna, i due vegliardi che accolgono il Bambino presentato da Giuseppe e Maria, è esplicitamente sottolineato come sia proprio lo Spirito l’agente decisivo dell’evento narrato. Anna è la “profetessa” il cui Spirito anima lo zelo nel culto del Tempio: “Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere … si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino”. Mentre di Simeone si dice “uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio”.

Spirito della consolazione
Nel breve raggio di alcuni versetti l’evangelista annota un triplice rimando all’iniziativa dello Spirito.  Tale azione dello Spirito è preparata, e a mio parere anche qualificata, dal termine “consolazione” (in greco para-klesin), e riguarda il contenuto dell’attesa del vegliardo. La consolazione di Israele era un’aspettativa dalla lunga durata. I profeti avevano ripetutamente annunciato e promesso l’azione consolatrice di Dio dopo un terribile periodo di umiliazione e di abbandono alle sterminatrici potenze straniere: “Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa tutti voi che l’amate … Così sarete allattati e vi sazierete al seno delle sue consolazioni … Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati” (cf. Is 66,10-13). Nei lunghi discorsi di “addio” riportati dall’evangelista Giovanni, Gesù promette agli apostoli, afflitti dall’imminenza della tragedia del Maestro tradito che travolgerà anche il loro destino e preoccupati forse più di se stessi che del Signore, la forza della consolazione garantita dalla presenza dello Spirito: “Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26). Lo Spirito è il “consolatore” dal momento che “insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. Insegnare e ricordare sono le operazioni interiori (mozioni spirituali) con le quali lo Spirito convince il cuore del credente circa la verità degli insegnamenti del Maestro. E’ solo lo Spirito che può direzionare l’amore del discepolo verso il Signore, illumina la fede del credente, incoraggia la sequela discepolare infondendo nell’animo l’assoluta e incondizionata certezza che è proprio Gesù la consolazione di Israele. Lo Spirito convince il discepolo che nell’incontro con il suo Signore potrà sperimentare la pienezza della felicità attesa.

Quale consolazione nella vita consacrata?
La stato di vita consacrata apre ad una condizione ed esperienza di “consolazione” davvero sperimentata? Non possiamo vivere come consacrati “per caso”, quasi al modo di un “infortunio” di circostanze non previste, peggio ancora non volute. Se i carismi sono frutto dello Spirito di Dio, quello della vita consacrata autenticamente riconosciuto e incarnato nella scelta di vita personale non può non aprire ad una condizione di consolazione. La nostra vita di consacrati è davvero ispirata, spinta, mossa dallo Spirito Santo? Papa Francesco così si rivolge ai Consacrati: “Lo Spirito Santo è l’attore principale della scena: è Lui che fa ardere nel cuore di Simeone il desiderio di Dio, è Lui che ravviva nel suo animo l’attesa … L’espressione “mosso dallo Spirito” ricorda quelle che nella spiritualità si chiamano “mozioni spirituali”: sono quei moti dell’animo che avvertiamo dentro di noi e che siamo chiamati ad ascoltare, per discernere se provengono dallo Spirito Santo o da altro” (Omelia 2 febbraio 2022). Il Papa invita a “stare attenti alle mozioni interiori dello Spirito” e a chiedersi se ci lasciamo principalmente muovere dallo Spirito Santo che anima con il dono delle sue mozioni interiori, o dallo spirito del mondo che illude e rattrista, favorendo in noi la perversa logica “di risultati, di traguardi, di successo, muovendoci alla ricerca di spazi, di visibilità, di numeri”. Se l’iniziativa della chiamata viene da Dio, la possibilità della risposta non è riposta nelle sole deliberazioni personali, ma nella forza dello Spirito che rende ragione della vostra scelta, e assicura il cuore nella serena certezza di aver fatto la cosa più giusta. Solo lo Spirito consolatore ci prepara a scoprire nella sequela radicale di Gesù uno stato di profonda consolazione, tale da poter esaltare le ragioni della nostra vita, ed esultare ogni giorno per il compimento di una gioia intensa: “I miei occhi hanno visto la tua salvezza, luce per rivelarti alle genti”.

Lo Spirito nella sinodalità
Mossi dallo Spirito” entriamo come da consacrati anche nel “tempio” della sinodalità: nella comunione fraterna dell’ascolto della Parola incontreremo il Signore, fortificati dalla grazia della sua speciale rivelazione. Camminare nella sinodalità significa camminare secondo lo Spirito. L’ascolto nei vostri gruppi sarà animato dallo Spirito e saprete narrare solo parole e storie di consolazione. Le parole impregnate di tristezza, di rammarico, di risentimento, di rivendicazione, non provengono dallo Spirito del Signore risorto, perché “il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (Gal 5,22). Dove c’è animosità, conflitto, rivalità, non c’è la presenza dello Spirito e faremo spazio solo ai “frutti della carne”: “…inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie” (cfr Gal 5,19-20). L’esperienza sinodale sarà un cammino di consolazione se fuggiremo dalla tentazione delle lagnanze e dalla tristezza dei soli problemi e delle complesse difficoltà del momento: “Occhi nuovi su noi stessi, sugli altri, su tutte le situazioni che viviamo, anche le più dolorose. Non si tratta di uno sguardo ingenuo, no, è sapienziale; lo sguardo ingenuo fugge la realtà o finge di non vedere i problemi; si tratta invece di occhi che … non si fermano alle apparenze, ma sanno entrare anche nelle crepe della fragilità e dei fallimenti per scorgervi la presenza di Dio” (Papa Francesco, Omelia 2 febbraio 2022). Lo Spirito guiderà alla verità del bene, e solo nel vero bene riconosceremo la consolazione del Signore.

 

+ Gerardo Antonazzo              

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