Chi rimane in me, porta molto frutto
Omelia per la messa esequiale di mons. Adamo Gizzarelli
Pignataro Interamna, 2 maggio 2021
“Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto”. Queste parole del Signore riportate nel vangelo di questa domenica aiutano a interpretare la dipartita del caro don Adamo alla luce della fede: il suo ricco e intenso ministero pastorale svolto ininterrottamente per quarantacinque anni nella comunità di Pignataro Interamna è come un tralcio che, attraverso la morte, il Padre ha voluto solo “potare” per farlo fruttificare al meglio a favore della comunità che don Adamo ha servito con zelo esemplare, umile e silenzioso. Leggiamo in Ap 14,13: “Udii una voce dal cielo che diceva: «Scrivi: d’ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore. Sì – dice lo Spirito -, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono”. Cari presbiteri, fratelli e sorelle, don Adamo ha riconsegnato la vita al Padre nel pieno svolgimento della sua missione. Se non si è preso sufficiente cura di sé, è stato soprattutto perché ha prevalso in lui la premura di essere sempre presente e disponibile per la sua gente. Se si è trascurato nella sua salute è perché non voleva trascurare gli altri. Tutto il suo sacrifico e la sua dedizione non potrà non portare frutti abbondanti per tutti noi. Lo ricordiamo con sentimenti di viva gratitudine e riconoscenza.
Mons. Adamo Gizzarelli nasce a Rocca d’Evandro nella Parrocchia di S. Maria Maggiore il 25 gennaio 1947 da papà Rocco, falegname, e mamma Lucia. Fin da piccolo in famiglia ha respirato il senso cristiano della vita e la fiducia nella divina provvidenza. Dalla fanciullezza manifesta i segni di vocazione, ma solo a 14 anni, sotto la sapiente guida del parroco don Vincenzo Matrunola, riuscirà ad entrare in seminario a Montecassino dopo le scuole di avviamento. Viene ordinato sacerdote a Montecassino il 25 giugno 1972 e celebrerà la prima messa a Rocca d’Evandro il 29 giugno, solennità dei santi Pietro e Paolo. Nello stesso anno viene nominato parroco di Rocchetta al Volturno (Is) e di Cupone, frazione di Cerro al Volturno. Nel 1977 diventa parroco di Pignataro Interamna e tale è rimasto fino a ieri, quando la morte per Covid l’ha strappato alla sua Comunità. Ha insegnato religione per molti anni presso il Liceo Scientifico “Gioacchino Pellecchia” di Cassino. È stato direttore dell’ufficio liturgico fino al 1983. Nel 1984 è nominato segretario del 44º Sinodo della diocesi di Montecassino. Il 1° giugno 1989 l’Abate Ordinario lo nomina Vicario Generale e tale rimarrà fino al 2008. Nel 2003 riceve la nomina a Prelato d’Onore di Sua Santità sotto il Pontificato di S. Giovanni Paolo II. È stato membro del Consiglio presbiterale e del Collegio dei consultori. È stato Priore dell’allora Delegazione di Montecassino dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Sono tante le testimonianze che hanno espresso in queste ore profonda e cordiale riconoscenza a don Adamo. Molti sono coloro che in lui hanno potuto incontrare un fratello, un padre, un pastore, un maestro, un testimone. Fratello nella sequela di Gesù, padre nella fecondità della sua fede, pastore nell’arte di accompagnare e discernere, maestro della verità ancorata alla rivelazione, al magistero della Chiesa, alla letteratura del Concilio Vaticano II e in particolare al magistero di san Paolo VI. Conoscitore attento di Jacques Maritain e ammiratore di S. Paolo VI, aperto alle novità che lo Spirito sempre suggerisce. Umanamente e cristianamente attento ai turbamenti delle famiglie e fortemente impegnato nel sociale; anche nel ministero dell’esorcismo ha rivelato sensibilità nel discernimento e guida delle anime.
Sacerdote fedele, ha saputo “rimanere” unito alla vite che è Cristo, ragione fondamentale della sua vita. Inserito in Cristo nel battesimo, conformato pienamente a lui nel sacramento dell’ordine, ha saputo “rimanere” in Cristo e ha portato molto frutto. Scriveva san Francesco di Sales, esemplare pastore di anime: “Il ramo unito e congiunto al tronco porta frutto non per propria virtù, ma per virtù del ceppo: ora noi siamo stati uniti dalla carità al nostro Redentore, come le membra al capo. Ecco perché le buone opere, traendo il valore da Lui, meritano la vita eterna” (Trattato dell’amore di Dio, XI, 6). Don Adamo è stato un tralcio unito a Cristo nella preghiera quotidiana, nella celebrazione dei sacramenti in persona Christi capitis, nella carità verso i più bisognosi della comunità di Pignataro e non solo.
Il ministero di don Adamo si è abbeverato soprattutto alla scuola di grandi autori spirituali. La sua scrivania è ricoperta di numerosi scritti di maestri dell’anima. In particolare, si è abbeverato alla tradizione di esemplari figure di santità presbiterale, soprattutto alla scuola del patrono dei sacerdoti, san Giovanni Maria Vianney (Curato d’Ars), modello costante nel suo ministero. Del prete, il Curato d’Ars scriveva: “Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù”. Così commenta Benedetto XVI: “Questa toccante espressione ci permette anzitutto di evocare con tenerezza e riconoscenza l’immenso dono che i sacerdoti costituiscono non solo per la Chiesa, ma anche per la stessa umanità. Penso a tutti quei presbiteri che offrono ai fedeli cristiani e al mondo intero l’umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo, cercando di aderire a Lui con i pensieri, la volontà, i sentimenti e lo stile di tutta la propria esistenza. Come non sottolineare le loro fatiche apostoliche, il loro servizio infaticabile e nascosto, la loro carità tendenzialmente universale? E che dire della fedeltà coraggiosa di tanti sacerdoti che, pur tra difficoltà e incomprensioni, restano fedeli alla loro vocazione: quella di “amici di Cristo”, da Lui particolarmente chiamati, prescelti e inviati? (Lettera per l’indizione dell’Anno Sacerdotale).
Vogliamo ringraziare il Signore, sommo ed eterno sacerdote, per la testimonianza presbiterale di don Adamo. Conservando il caro ricordo della sua presenza tra noi, sappiamo che dal Cielo non dimentica la “sua” comunità di Pignataro, né la sua Chiesa diocesana. Abbiamo fiducia nella sua intercessione a sostegno della nostra preghiera perché “il signore della messe, mandi operai nella sua messe!” (cf Mt 9,38).
+ Gerardo Antonazzo