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Omelia per la Solennità di Pasqua 2019

 

AGNUS REDÉMIT OVES

Omelia per la solennità di Pasqua

21 aprile 2019

 

INDIZIONE DELLA VISITA PASTORALE

Christus vivit: è l’annuncio pasquale che Papa Francesco ha consegnato al cuore dei giovani e a tutto il popolo di Dio con la sua Esortazione apostolica post-sinodale. “Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo…accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare” (n. 2). L’Agnello ha redento il suo gregge, e il Pastore risorto riprende in pienezza la vita donata sulla croce. Il masso rimosso dal sepolcro, segna la caduta del muro più triste, quello della morte. D’ora in poi si potrà passare dall’altra parte senza paura!

Io dò la vita

 Gesù Risorto inaugura un’esistenza umana risplendente di luce e di bellezza divina, piena di vita: “Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.” (Gv 10, 27-30). Il contesto nel quale Gesù pronuncia questo insegnamento è quello della festa di Hanukkàh, della Dedicazione, che celebrava la riconsacrazione del nuovo tempio. Per tale festa, venivano portati nel Tempio gli agnelli allevati per il sacrificio e l’olocausto. Nell’intimità del Cenacolo, Gesù annuncia il sacrificio del suo corpo e il versamento del suo sangue, sostituendo all’agnello dell’antica pasqua ebraica l’offerta della sua vita: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,12-13).  Oggi la lode della Chiesa canta l’amore del Pastore che preserva il suo gregge dal pericolo della distruzione e dalla minaccia della morte pagando in prima persona il prezzo più alto.

Amare è servire

Si coglie facilmente la duplice missione svolta da Gesù: quella del pastore che guida e nutre le sue pecore, e quella dell’ agnello sacrificato sull’altare della croce: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca” (Is 53,7). Il pastore, a differenza del mercenario che davanti ad un pericolo imminente sacrifica la vita delle pecore per mettere in salvo la sua, mette a repentaglio la propria vita per difendere e custodire quella del gregge. Noi siamo stati riscattati da ogni forma di illusione e di schiavitù “con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia…predestinato già prima della creazione del mondo» (1Pt 1, 19-20). L’amore autentico è sempre di natura “sacrificale”, comporta sempre la sofferenza personale: chi ama è disponibile a sacrificare qualcosa di sé. Gesù merita la fiducia dell’uomo, il suo amore è credibile perché ha pagato con la vita e ha confermato con il sangue la credibilità delle sue promesse. La vita di troppa gente oggi viene illusa da mercenari senza scrupoli, pronti a promettere ciò che non potranno mai compiere, pur di ingannare, per poi condannare le persone al delirio del tradimento di ogni speranza. Agnello crocifisso, con il suo sangue ha scritto i nostri nomi in Cielo. E’ questa la verità, unica fonte di vera gioia, pascolo e cibo di vita eterna che ci dona il nutrimento del perdono divino. Gesù è il Pastore vero, che distrugge nella sua morte la menzogna e la falsità degli idoli terreni e delle promesse insensate, e ci consegna l’esempio di un’esistenza spesa per amare e per servire. Oggi il sepolcro è rimasto vuoto: i teli e i lini che avvolgevano il cadavere di Gesù, sono al loro posto, non manomessi, come l’involucro di una crisalide volata via. L’altro discepolo, corso insieme a Pietro, entrò nel sepolcro, e vide e credette. Credere: sì, perché il sepolcro lasciato vuoto dà ragione alle parole con le quali Gesù aveva promesso di riprendere nuovamente la sua vita (Gv 10,17).

Ero morto, ora vivo per sempre

Gesù, vero Pastore, oggi vive e opera nel ministero dei suoi Pastori.

Carissimi, esattamente sei anni fa il Signore mi ha chiamato a diventare Pastore di questa nostra Chiesa diocesana di Sora-Aquino-Pontecorvo, in seguito mutata Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo. Oggi, inizio del settimo anno del mio ministero in mezzo a voi, in tutte le comunità parrocchiali verrà portata a conoscenza la Lettera con la quale decreto l’Indizione della prima Visita Pastorale in tutta la nostra Chiesa particolare. Il significato ecclesiale della Visita è molto forte: sarà Cristo, nella persona e nel ministero del Vescovo,  a visitare e ad “abitare” le comunità che formano la nostra Chiesa particolare. A tutti voi l’ invito: Apri, e ascolta Colui che bussa alla porta di Casa! Nel libro dell’Apocalisse si legge che il Signore Risorto si è reso presente nelle prime sette chiese dell’Asia Minore. Ad una di queste (Laodicea) annuncia: “Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).  Nel rito di ordinazione episcopale il celebrante si rivolge con queste parole al nuovo Vescovo: “Ricevi il pastorale, segno del tuo ministero di pastore: abbi cura di tutto il gregge, nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come vescovo a reggere la Chiesa di Dio”. Percorrendo le strade delle nostre comunità con il segno del pastorale, il Vescovo busserà al cuore dei credenti e dei non credenti. Apriamo la porta, accogliamo il Signore risorto, ascoltiamo nella voce del Vescovo le parole del Pastore buono, accogliamo l’invito alla mensa della sua Parola e del suo Corpo, e crescere come suo Corpo vivo, la Chiesa: Corpo mistico, reale, visibile, divino e umano, santo e sempre bisognoso di purificazione, vivente nella storia ma orientato verso il compimento della Pasqua eterna nel suo Regno.

                                                                                                                                                 + Gerardo Antonazzo