# ANDRA’ TUTTO BENE
Meditazione per il Venerdì Santo
Sora-Chiesa S. Spirito, 10 aprile 2020
In tempo di fragilità
Nel tempo del coronavirus lo slogan Andrà tutto bene si è diffuso così rapidamente da contagiare positivamente in breve tempo. Vuole essere un invito a non perdersi d’animo di fronte all’incertezza provocata dalla diffusione contagiosa dell’epidemia da coronavirus. Un richiamo al valore della speranza, che non può mai morire. Ritengo particolarmente interessante l’origine dello slogan. La frase trae la sua origine da un’intensa esperienza mistica, e rimanda alla storia della beata Giuliana di Norwich vissuta tra il XIV e il XV secolo (dal 1342 al 1430 circa). La frase le fu detta da Gesù durante una visione. La mistica ha scritto anche pagine sublimi sull’amore di Cristo. Ammalatasi gravemente ebbe delle visioni del Signore, che terminarono quando la giovane donna guarì. Le sue esperienze spirituali furono poi riportate nel libro “Rivelazioni dell’Amore Divino” da cui sappiamo che fu Gesù stesso ad affidare quelle parole alla mistica: “Tutto andrà bene” (All shall be well) le disse con infinita tenerezza, sottolineando al tempo stesso quanto dolore e sofferenza procuri il peccato ma anche quanto grande e sconfinata è la misericordia di Dio, frutto della sofferenza della Croce. La beata Giuliana è stata ricordata da papa Francesco durante un’Udienza generale (23 marzo 2016) dedicata al Triduo Pasquale nel Giubileo della Misericordia. Questa mistica ha descritto con linguaggio semplice, ma profondo ed intenso, il senso dell’amore misericordioso. Diceva così: “Allora il nostro buon Signore mi domandò: Sei contenta che io abbia sofferto per te? Io dissi: Sì, buon Signore, e ti ringrazio moltissimo; sì, buon Signore, che Tu sia benedetto. Allora Gesù, il nostro buon Signore, disse: Se tu sei contenta, anch’io lo sono. L’aver sofferto la passione per te è per me una gioia, una felicità, un gaudio eterno; e se potessi soffrire di più lo farei. Questo è il nostro Gesù, che a ognuno di noi dice: “Se potessi soffrire di più per te, lo farei”. Anche Benedetto XVI ha fatto riferimento alla beata Giuliana. Richiamando il problema del male presente nel mondo con tante drammatiche sue espressioni, facendosi interprete dei dubbi lancinanti che spesso feriscono la coscienza di molta gente e provocano confusione circa il mistero di Dio, il Papa ha voluto offrire queste riflessioni: “Se Dio è sommamente buono e sapiente, perché esistono il male e la sofferenza degli innocenti? Anche i santi, proprio i santi, si sono posti questa domanda. Illuminati dalla fede, essi ci danno una risposta che apre il nostro cuore alla fiducia e alla speranza: nei misteriosi disegni della Provvidenza, anche dal male Dio sa trarre un bene più grande, come scrisse Giuliana di Norwich: “Imparai dalla grazia di Dio che dovevo rimanere fermamente nella fede, e quindi dovevo saldamente e perfettamente credere che tutto sarebbe finito in bene…” (Udienza generale, 1° dicembre 2010).
La misericordia è il vero volto del Padre: “Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio. Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace” (Misericordiae Vultus, 1-2). Nel celebrare oggi il mistero della Passione del Signore sappiamo di trovarci collocati spiritualmente nel cuore di Cristo crocifisso e della sua sofferenza vissuta per noi. Lo slogan “Andrà tutto bene” ci mette al riparo di ogni dubbio o desolazione nel tempo della prova, per darci la serena certezza che sarà il Signore a guidare a felice soluzione i momenti difficili e inevitabili che ci tocca vivere. Adorando la croce di Cristo noi la riconosciamo e la invochiamo come segno di speranza: O crux ave, spes única! Adorando la Passione del Signore celebriamo la nostra fiducia e il nostro affidamento al legno della debolezza e dello scandalo, sicuri che “la parola della croce è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio … Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1,18.25). Confessiamo la nostra speranza nella vittoria della Croce, rivelazione concreta dell’amore e della vita che vince su ogni esperienza di morte. Solo l’amore crocifisso può squarciare la coltre di tristezze e desolazioni, per aprire spiragli di luce e di speranza. Dio ha voluto piantare la Croce alle radici del problema del mondo, alle origini del male che produce frutti di sofferenza: con la misericordia sgorgata dal costato di Cristo nei simboli dell’acqua e del sangue (Gv 19,34), compie il lavacro della nostra rinascita a vita nuova. Grazie alla sapientia crucis l’amore continuerà a sconfiggere l’odio, a trasformare in benedizione e provvidenza ogni evento negativo, conseguenza del male. La tua misericordia prevale sulle nostre piaghe e solo per questo Andrà tutto bene. Il tuo corpo piegato ai piedi dei discepoli oggi è il corpo piagato dalla cattiveria umana, ma grazie alle piaghe della sua Passione siamo guariti (1Pt 2, 24). Di solito, dal contatto con le piaghe di altri possiamo solo infettarci, invece l’accostamento alle piaghe di Cristo ci guarisce. Gesù crocifisso insegna e impegna a vivere in prima persona ogni nostra via crucis con la luce della sua Croce che dà senso ad ogni sofferenza. Credere alla potenza della sua Croce e di ogni croce, significa farsi carico della sua stessa passione d’amore, accogliere ogni sofferenza come possibilità di collaborare con Lui alla guarigione del mondo. L’apostolo Paolo lo descrive così: “Sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24). Andrà tutto bene, se andrà sempre meglio il nostro modo di vivere alla scuola della Croce, ed essere anche noi tra coloro che avranno imparato ad amare così.
+Gerardo Antonazzo
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Omelia Venerdì santo
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