“PERFETTI NELL’UNITÀ”
Meditazione per la Veglia di Pentecoste
Roccasecca-S. Maria Assunta, 25 maggio 2023
“La gloria che tu (Padre) hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me” (Gv 17, 22-23).
Gesù rende partecipi i discepoli nel Cenacolo della sua preghiera con il Padre. Parla della gloria ricevuta dal Padre e comunicata a noi: tale gloria è la rivelazione del mistero trinitario come perfetta unità, comunione perfetta delle tre Persone divine.
Gesù prega per i discepoli perché siano anche loro “perfetti nell’unità”. Possiamo intendere l’intenzione di preghiera di Gesù in due modi: dobbiamo perfezionare l’unità; dobbiamo lasciarci perfezionare dall’unità. E’ solo l’unità nell’amore dello Spirito che ci perfeziona, perché ci migliora. Dunque:
- Gesù prega perché tra i discepoli sia sempre più completa e concreta l’unità con Lui e tra di loro;
- Gesù prega perché sia soprattutto l’unità con lui e tra di loro a rendere sempre più perfetta, completa, la loro sequela e la loro testimonianza evangelica, affinchè “il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me”.
Veni Creator Spiritus: di cosa è “creatore” lo Spirito divino? Lo Spirito è creatore del “Noi” trinitario, perché è la Persona-Amore che unisce il Padre e il Figlio. Lo Spirito è l’artefice della pericorèsi trinitaria: è l’Amore che rende possibili le relazioni intime e connesse tra le persone della Trinità. Nella Trinità l’unità dell’amore è perfetta, perfette sono le relazioni intra-trinitarie. Lo Spirito è l’Amore-Dio che unisce il Padre e il Figlio in una relazione indissolubile, eterna, ineffabile, indicibile…
Veni Creator Spiritus: lo Spirito è creatore anche della pericorèsi ecclesiale. E’ lo Spirito dell’amore che unisce i credenti in Cristo facendo di tutti un solo Corpo: il Noi ecclesiale. E’ la Persona-Amore che crea il Noi del nostro essere Chiesa. Nella Chiesa l’unità del Noi è ferita dal peccato: lo Spirito rigenera nei credenti l’Amore divino che perfeziona l’unità del Corpo mistico di Cristo. Dirà Gesù nel Cenacolo: “Chi mi ama… Noi verremo a Lui e prenderemo dimore presso di lui”: non sei tu ad entrare nel mistero trinitario, ma è la presenza trinitaria che entra in te.
Il cammino di questi anni, e più in generale il nostro cammino ecclesiale, è e potrà rimanere “sinodale” non perché decidiamo insieme le tematiche da affrontare e sui cui discutere, ma perché condividiamo l’Amore dello Spirito in noi e tra di noi. Papa Francesco: “Proseguiamo insieme questo percorso sinodale, con grande fiducia nell’opera che lo Spirito Santo va realizzando. È Lui il protagonista del processo sinodale, Lui, non noi! È Lui che apre i singoli e le comunità all’ascolto; è Lui che rende autentico e fecondo il dialogo; è Lui che illumina il discernimento; è Lui che orienta le scelte e le decisioni. È Lui soprattutto che crea l’armonia, la comunione nella Chiesa. Mi piace come lo definisce San Basilio: Lui è l’armonia. Non ci facciamo l’illusione che il Sinodo lo facciamo noi, no. Il Sinodo andrà avanti se noi saremo aperti a Lui che è il protagonista” (25 maggio 2023). La sinodalità è generata dall’Amore dello Spirito e non dai programmi pastorali. Ogni disobbedienza allo Spirito dell’Amore è una ferita all’unità e alla sinodalità della comunità cristiana. La nostra unità non è sociologica, ma soprannaturale e divina, perché scaturisce dalla pericorèsi della Trinità nella vita della Chiesa.
Vanno in questa direzione le tre consegne che Papa Francesco questa mattina, 25 maggio, nell’Aula Paolo VI ha fatto ai Vescovi e ai Referenti diocesani del Cammino sinodale italiano:
- continuare a camminare
“La vita cristiana è un cammino. Continuate a camminare, lasciandovi guidare dallo Spirito… Una Chiesa sinodale è tale perché ha viva consapevolezza di camminare nella storia in compagnia del Risorto…Una Chiesa appesantita dalle strutture, dalla burocrazia, dal formalismo faticherà a camminare nella storia, al passo dello Spirito, rimarrà lì e non potrà camminare incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo”.
- fare Chiesa insieme
“Dobbiamo chiedere allo Spirito Santo di farci comprendere e sperimentare come essere ministri ordinati e come esercitare il ministero in questo tempo e in questa Chiesa: mai senza l’Altro con la “A” maiuscola, mai senza gli altri con cui condividere il cammino”.
- essere una Chiesa aperta
“Dovremmo domandarci quanto facciamo spazio e quanto ascoltiamo realmente nelle nostre comunità le voci dei giovani, delle donne, dei poveri, di coloro che sono delusi, di chi nella vita è stato ferito ed è arrabbiato con la Chiesa. Fino a quando la loro presenza resterà una nota sporadica nel complesso della vita ecclesiale, la Chiesa non sarà sinodale, sarà una Chiesa di pochi. Ricordate questo, chiamate tutti: giusti, peccatori, sani, malati, tutti, tutti, tutti”. Dunque, il “Noi” ecclesiale deve restare inclusivo, aperto a tutti, a chiunque, senza esclusioni.
Cari amici,
so bene quanto il “Noi” dello Spirito Santo diventa pieno e completo, perciò sinodale, quando fa camminare tutti e insieme, al passo dello Spirito fra le inquietudini del mondo; questo ci interpella, forse ci infastidisce, perché ci scomoda, ci mette alla ricerca di tutti, dilata spazi e confini, in fines terrae.
+ Gerardo Antonazzo
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