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Policoro, il 40° Corso annuale. Il resoconto della delegazione diocesana

 

Ad Assisi la formazione nazionale del Progetto Policoro. Presente anche la nostra Diocesi con l’animatrice di comunità Capuano e la borsista Ruggeri

 

 

Si è tenuto dal 1° al 5 dicembre scorso il 40° Corso di formazione nazionale degli animatori di comunità del Progetto Policoro di tutta Italia. Dopo due anni di incontri a distanza, l’appuntamento si è svolto in presenza nel massimo rispetto delle norme anticovid. Più di 130 diocesi rappresentate e più di 180 animatori di comunità: tema dell’anno è il primo verbo usato da papa Francesco durante l’udienza del 5 giugno scorso ai giovani del Progetto Policoro: “appassionare”. La formazione, rivolta ai borsisti, agli animatori in carica e agli animatori di comunità senior, attraverso la sfida di tenere vivo il legame giovani-Vangelo-lavoro ha tentato di offrire una risposta concreta al problema della disoccupazione in Italia. Presente anche la nostra diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo con l’animatrice di Comunità Aurora Capuano – che concluderà il mandato triennale il 31 dicembre 2021, continuando, con il giusto coinvolgimento, ad operare nel territorio diocesano – e la borsista Arianna Ruggeri, che al termine del primo anno di formazione e all’inizio anticipato del secondo. A scandire le giornate le “plenarie” con gli esperti e gli ospiti relatori – don Bignami, direttore nazionale della Pastorale sociale e del lavoro e guida per tutti gli animatori delle venti regioni italiane; Ignazio Punzi, gli altri formatori del nazionale e tanti ospiti. Quest’anno, per la prima volta, è stato messo a disposizione degli aderenti uno spazio di silenzio e di preghiera, chiamato “la tenda di Abramo”, un luogo intimo in cui ascoltare la Parola e ricevere ascolto, dove ognuno poteva sostare nel silenzio della preghiera e porsi all’ascolto personale della parola di Dio.

I pomeriggi sono stati dedicati a momenti laboratoriali specifici per anno, fondamentali per conoscersi e conoscere le esperienze plurime dei diversi AdC ed entrare nel vivo delle comunità per cui si è chiamati a prestare servizio. Laboratori differenziati in base agli anni formativi, utili all’acquisizione di strumenti e competenze per diventare autentici animatori di diocesi e territori sul tema giovani e lavoro, ma anche testimonianze e spazi riservati alla preghiera. “Figli eredi: dalla testimonianza all’impegno” è stato il tema per chi inizia il primo anno; chi è al secondo anno si è dedicato a “narrare per animare”, mentre i giovani al terzo anno sono stati accompagnati a riflettere sulle opportunità che il Progetto Policoro offre. Strumenti e progettualità, invece, sono stati i temi trasversali dei lavori del pomeriggio. Gli animatori senior, ormai alla fine del terzo anno, hanno affrontato un percorso con la riscoperta dei talenti maturati.

La seconda giornata di formazione si è aperta con la commovente testimonianza di suor Maria Lisa Schiavone, che ha proposto una profonda riflessione sull’immagine evangelica del cieco di Gerico. L’invito è tornare a vedere, imparare come il cieco a porre le domande giuste a Dio e dare voce al grido che abbiamo dentro, anche attraverso piccole scomodità quotidiane. È importante non confondere i frutti con i risultati: conta la vita che trasmettiamo e generiamo. L’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia ha condiviso, poi, la propria quotidianità fatta di incontri con gli emarginati e gli inascoltati, nei quali ha riconosciuto la presenza del Signore: “Possiamo incontrare Gesù anche nelle nostre povertà e quasi tutti gli incontri con lui – ha detto l’arcivescovo – accadono per strada”. Battaglia ha inoltre esortato gli animatori di comunità ad essere “artigiani di cambiamento”, ritenendo con convinzione che una diocesi senza il Progetto Policoro è una diocesi povera di sogni: “Occorre una Chiesa più che assertiva, discepola di fragilità. Per questo, bisogna credere in se stessi e nella bellezza interiore perché c’è un Dio che scommette su di noi”. Attraverso la performance teatrale ispirata alla vita di don Lorenzo Milani, Luigi D’Elia ha messo in relazione con il testimone dell’anno, interpretandone volontà e paure. Il monologo, coinvolgente e appassionante, è stato poi arricchito anche dalla testimonianza di Sandra Gesualdi, figlia di uno degli allievi di don Milani nella scuola di Barbiana, scuola di dignità per l’essere umano in tutta la sua complessità e diversità.

Una emozionante santa Messa celebrata del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che ha esortato ogni animatore a confidare in Dio con cuore dilatato e a ringraziare il Signore per il dono irrevocabile ricevuto con la particolare chiamata a servizio il prossimo nel Progetto. In particolare, gli animatori di I anno hanno ricevuto il mandato, quale momento simbolico di avvio di un cammino pieno di sfide e anche incertezze da affrontare sempre insieme, accompagnati e sostenuti.

La giornata, intensa e ricca di sollecitazioni, si è conclusa con una veglia di preghiera presso il convento di Assisi presieduta da don Michele Birardi, che non ha esitato a lanciare ulteriori stimoli per compiere tre slanci necessari: porsi sempre in atteggiamento di domanda, per mantenere aperto l’orizzonte esperienziale; guardare e confrontarsi per sapere chi siamo e per chi siamo; accogliere ogni sfida e cogliervi l’opportunità per trovare fiducia in noi e negli altri, perché è indispensabile far qualcosa ma soprattutto con qualcuno. Essere presenti significa dire “mai senza di te”, ha concluso don Michele.

Nella terza giornata i giovani animatori di comunità hanno avuto modo di impegnarsi in laboratori nei quali hanno la possibilità di conoscere più in profondità se stessi, comprendere e dire le proprie motivazioni e considerarne la coerenza nei confronti dello spirito del Progetto. Ha aperto la giornata una lectio guidata da don Michele Falabretti, direttore del servizio nazionale per la pastorale giovanile, il quale ha ricordato a tutti i presenti il valore e il vero significato del verbo “accompagnare” attraverso il racconto della vocazione di Zaccheo. «Bisogna riconoscere – ha detto don Michele – che tutto parte dal desiderio, il desiderio di Zaccheo di vedere Gesù, che nasconde in realtà qualcosa di più grande. Il desiderio ha sempre un significato ulteriore e un animatore di comunità, un accompagnatore, deve riconoscere la vera natura di questo desiderio». Gesù, in brano evangelico secondo Luca, riconosce che Zaccheo non vuole soltanto vederlo, bensì incontrarlo, far parte della sua vita. Per don Michele questa è l’essenza del desiderio: superare la banalità dell’immediatezza e del “si è sempre fatto così”. Accompagnare significa essere al fianco di qualcuno aiutandolo ad interpretare il proprio desiderio. «Accompagnare – ha concluso don Michele – è far fiorire la vita degli altri». Vera e propria punta di diamante della giornata è stata poi la testimonianza di Valentina Rodini, campionessa olimpica di canottaggio alle ultime Olimpiadi. Il racconto di Valentina, all’apparenza ordinario, ha rivelato qualcosa di profondo, di viscerale, diretto al cuore stesso dell’essenza. Valentina ha affermato di non saper parlare di ciò che è passione, ma ogni sua parola ha trasudato passione, amore e dedizione nei confronti di qualcosa cui ha scelto di dedicare la vita. «So cosa vuol dire avere un obiettivo. Cosa significa dare la vita per inseguirlo. Tutto ciò che sono l’ho dedicato a questo obiettivo». Valentina ha concluso la sua testimonianza con una provocazione che fa tremare il sangue nelle vene: «Quanto siete disposti a mettervi da parte per l’obiettivo che avete? Scegli un obiettivo e dedicagli tutta la vita: siate quell’obiettivo».

È intervenuto anche Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, con una esortazione rivolta ai giovani animatori a seguire l’esempio di San Francesco che «diede un calcio alla cattiva economia» e del Beato Giuseppe Toniolo che mise al centro la dignità della persona.

“Dalla fiducia alla passione” è il tema centrale della Lectio di don Bruno Bignami, incentrato sulla pesca miracolosa degli apostoli narrata nel Vangelo di Giovanni (cfr. Gv 21,1-14). Gesù appare, risorto, sulla sponda del lago di Tiberiade all’alba «in un tempo di transizione, che non è né notte né giorno». E in quei tempi, in quei luoghi di transizione, di passaggio, bisogna saper “stare”, senza fuggire.

Altro tempo di testimonianze e di impegno nei territori con Rosangela Maino e Marco Pelosi, che, con la cooperativa turistica materese “Oltre l’arte”, cresciuta nel corso degli anni fino a dare lavoro a una sessantina di persone. Un’esperienza nata dal Progetto Policoro, di cui Rosangela è stata animatrice di comunità.

Il culmine dei giorni di formazione è coinciso il sabato sera con il momento di preghiera e il mandato agli animatori di comunità giunti alla fine del percorso formativo triennale. Un percorso fatto di esperienze e di impegno nei territori della nostra amata Italia. Il percorso finisce, comincia la strada. Una strada fatta di fiducia e coraggio, di passione e cura. Perché se c’è una cosa che abbiamo imparato è: “Mi sta a cuore”. O come diceva don Lorenzo Milani, «I care».

In questo tempo sacro, che porta con sé il peso della storia – hanno scritto gli animatori del Progetto Policoro stati scelti dalla nostra gente e dalle nostre comunità e inviati nei nostri territori – Siamo stati chiamati, a essere segno di speranza nei luoghi di vita che quotidianamente abitiamo. Dobbiamo avere a cuore le tante situazioni che ci toccano e che richiamano alla nostra responsabilità e alla nostra custodia. Negli appelli che provengono dalla terra dobbiamo ricercare la nostra vocazione, la nostra chiamata; non possiamo restare indifferenti verso tutto ciò che accade, non possiamo stare nella vita da turisti. Oggi siamo interpellati ad appassionarci, ad ascoltare il grido della terra e del creato con responsabilità, buttarsi nella vita, esporsi e impegnare tutto di se stessi nella storia con Dio, con gli altri e con la natura. È tempo di appassionarsi trovando la propria stella e seguirla.

Ora che per gli animatori del terzo anno il cammino nel Progetto Policoro giunge a conclusione, si apre una nuova stagione nella loro vita, che li porterà ad attuare e attualizzare il programma del buon Samaritano, il programma di Gesù: “un cuore che vede” dove c’è bisogno di amore e agisce con impegno per la costruzione di una società più giusta, più umana e cristiana.

Aurora Capuano