A Cassino il Vescovo Antonazzo celebra nell’Aula di Corte d’Assise per magistrati, avvocati e personale amministrativo
Secondo una consolidata tradizione, a Cassino nella Settimana Santa il Vescovo celebra in Tribunale il “Precetto Pasquale” e così la mattina di martedì 26 marzo Mons. Gerardo Antonazzo, accompagnato da Don Benedetto Minchella, si è recato a Palazzo di Giustizia. Nell’Aula di Corte d’Assise erano presenti magistrati, avvocati e personale amministrativo e in prima fila il Presidente del Tribunale Dott. Lucio Aschettino, il Procuratore della Repubblica Dott. Dino Mattei, il Presidente dell’Ordine forense Avv. Giuseppe Di Mascio. Fa sempre un certo effetto vedere in quell’Aula in cui normalmente si amministra la giustizia umana, la bianca tovaglia, il Messale, i calici, le particole da consacrare per la comunione… Ma è un momento importante di riflessione non solo sulle frasi del Vangelo, ma anche, in un inevitabile confronto, sul senso della vita, del lavoro giuridico in tutte le sue sfaccettature, sui ruoli e le responsabilità. E forse è proprio questo ad attirare uomini e donne di legge che volentieri accorrono per ascoltare la Parola di Dio e le riflessioni che il Vescovo propone commentando le letture del giorno. Commenti sempre lucidi e penetranti, utili e profondi, mai ripetuti e mai banali.
Quest’anno il Vangelo di Giovanni (Gv 13,21-33.36-38), narra l’Ultima Cena e nel racconto, ha fatto notare il Vescovo, emergono due personaggi: Gesù e Giuda. Analizzando le loro battute, il Vescovo ha paragonato il dialogo ad una partita di scacchi, che Gesù vince “in quattro mosse”. Si trovano insieme a tutti gli altri apostoli nel Cenacolo: sono tra amici che hanno vissuto con Gesù gli anni più importanti e intensi della loro vita, in un contesto raccolto, intimo, familiare e quindi “sacro”. Gesù fa la prima mossa: “In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà”, scompigliando quel clima caldo di affetti. Gli apostoli cercano di sapere chi è il traditore fra loro e Gesù compie la seconda mossa: “È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò” e, preso il boccone migliore, che solitamente si offriva all’ospite di maggior grado, lo porge a Giuda con un gesto sbalorditivo, perché continua a trattarlo da amico, con riguardo. Ma, continua l’evangelista: “Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui”. Prima che esca e vada via, Gesù dice ancora a Giuda: “Quello che vuoi fare, fallo presto”. Gli altri non capiscono. Dopo che Giuda fu uscito, Gesù dice ancora (quarta mossa): “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui…”. Vuol dire che ora il Cenacolo non è più sporco del tradimento, è stato purificato, la partita a scacchi è finita e lui ha vinto. Solo dopo che Giuda è uscito dal cenacolo, Gesù compie il gesto più grande, l’istituzione dell’Eucaristia trasformando il pane nel suo corpo e il vino nel suo sangue, per darlo “a tutti”, invitando a replicare il suo gesto imitando il suo esempio. È stato molto interessante per ognuno immedesimarsi in quella situazione, paragonandola con le proprie relazioni amicali, familiari, professionali che fanno ritrovare intorno ad una mensa, e riflettendo sulla necessità di “purificare” legami, scelte, decisioni. Al termine della celebrazione, la Benedizione conclusiva, poi i saluti e un cordiale scambio di auguri di buona Pasqua.
Adriana Letta