Grande partecipazione di docenti e studenti, interessanti gli interventi, soprattutto la testimonianza della Mamma di Carlo Acutis
Gremita la Sala degli Abati nella Curia di Cassino giovedì 19 gennaio, quando una folta rappresentanza di docenti e di studenti aspettava di conoscere nei dettagli il Concorso indetto dalla Diocesi in collaborazione con l’Università, il Premio Carlo Acutis Edizione 2023. Si percepiva un senso di gioiosa attesa e quando si è iniziato, è stato il prof. Diego Picano, moderatore dell’incontro, a prendere la parola per il saluto iniziale, chiamando subito, per cominciare in armonia, il trio di giovanissimi composto da studenti del Classico “Carducci”: Gianmaria Nardone e Francesco Culiersi con la chitarra e Giorgia Russo con la sua dolcissima voce. Hanno eseguito “La sera dei miracoli” di Lucio Dalla: canzone evocativa che parla di una stella da trovare, adatta a parlare di Carlo Acutis, quel giovanissimo ragazzo, dichiarato Beato dalla Chiesa, dalla vita brevissima ma intensa e luminosa, morto a 15 anni di leucemia, che ha sparso felicità intorno a sé, innamorato di Gesù Cristo, convinto che la vita è preziosa e non dipende da quanto è lunga ma da come viene vissuta. Perciò non voleva spendere “neanche un minuto per cose inutili”, diceva che tutti nascono originali ma molti muoiono da fotocopie e considerava l’Eucaristia “l’autostrada per il Paradiso”. Mentre Picano delineava la figura di Carlo Acutis, sullo schermo scorrevano sue immagini e frasi.
Il Vescovo Gerardo Antonazzo ha osservato che questo Premio costituisce due sfide. La prima è educativa, perché i ragazzi sono invitati a confrontarsi con un coetaneo vicino a loro per età, sensibilità, fantasia creatività, ma anche diverso e proprio per questo debbono confrontarsi con la sua testimonianza di vita. Così forse possono apprendere il segreto di Carlo, la propria originalità e unicità, in contrasto con la dominante omologazione. La seconda sfida è pastorale e riguarda la comunità cristiana. Ogni anno, ha detto, 1200 ragazzi ricevono la Cresima, ma solo pochi restano nella comunità cristiana. Allora il Premio è un’opportunità per ascoltare i ragazzi. Instaurando un processo di ascolto reciproco, come nel Sinodo, riusciremo forse meglio a capire e a rispondere ai loro bisogni non detti ma portati dentro come difficoltà o come ferite: potrà diventare un processo di crescita o anche di guarigione.
Il Sindaco di Cassino Enzo Salera ha avuto parole di apprezzamento di questa ulteriore iniziativa, che arricchisce culturalmente la città. Il Rettore dell’Università prof. Marco Dell’Isola, citando l’episodio di Carlo che tornò a casa dispiaciuto di aver preso il voto più alto di tutti a scuola, ha osservato che deve esserci continuità fra scuola e università. I professori troppo spesso sono attenti più alle discipline che alle motivazioni dei ragazzi a studiarle, perciò sono importanti le testimonianze esistenziali. Lui stesso, ha affermato, più che da canzoni, nella sua vita è stato influenzato da persone incontrate.
L’Avv. Gianluca Giannichedda, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Cassino, ha ricordato la fragilità della vita, particolarmente in alcune circostanze, perciò occorre avere sempre a mente che “prima di essere avvocati, siamo uomini”. Bisogna essere umani a 360° e non aver paura di parlare di malattie, sofferenza, morte come dei tabù, ha aggiunto il Vescovo.
A questo punto il Prof. Don Aniello Crescenzi, Direttore dell’Ufficio Scuola diocesano, ha informato che il collegamento online con la Mamma del Beato Carlo, la sig.ra Antonia Salzano Acutis, non poteva avvenire in diretta, ma era stata registrata il giorno prima, grazie alla collaborazione dell’ITIS di Cassino, la sua intervista alla Signora ed ora veniva presentata. Ed è stata un’esperienza estremamente toccante, in sala c’era un’attenzione intensa, le parole della signora Antonia, che si presentava come una persona assolutamente normale, toccavano il cuore e trasmettevano una grande fiducia e serenità. Raccontava di come era Carlo, speciale fin dall’inizio, precocissimo nel parlare e nel capire, ha spiegato come il suo bambino ha “salvato” lei che, cresciuta in ambiente laico, aveva fatto la Prima Comunione, la Cresima e il Matrimonio in chiesa e niente più, solo perché aveva frequentato scuole private gestite da religiosi. Quel bambino è stato il suo salvatore, l’ha introdotta in un percorso di conversione, tanto che dopo la sua morte si sentì “orfana”. Una domanda dell’intervista gliel’ha porta il dott. Paolo Costanzo, chiedendo come reagì Carlo quando fu fatta la diagnosi di leucemia fulminante. E la signora Antonia ha risposto che per lui la morte era l’incontro con Gesù, il “disvelamento” e che Dio gli aveva “dato la sveglia”! Già tempo prima diceva che quando fosse arrivato a pesare 70 kg sarebbe “andato” e in effetti, avendo 15 anni ed essendo alto 1,82 m, aveva proprio quel peso. Carlo era gentile, simpatico, allegro, se gli domandavano cosa avrebbe fatto da grande, rispondeva: chissà quanto vivremo! e spesso diceva: io sarò sempre giovane! Di famiglia benestante, si interessava di coloro che avevano bisogno e li aiutava. Il primo a farsi battezzare perché attratto da Carlo, fu un cameriere della famiglia, di religione induista. Infine la signora Antonia ha augurato a tutti un 2023 di crescita spirituale e ai ragazzi di poter, come Carlo, realizzare il disegno di Dio su di ognuno di loro.
Nel ringraziare la Mamma di Carlo per aver accettato di fare l’intervista e aver avuto il coraggio di testimoniare e rivivere gli anni di vita del figlio, Don Nello Crescenzi ha ricordato un’altra frase-slogan di Carlo: “Non io ma Dio” e, rivolgendosi ai ragazzi presenti, ha detto: “Non sciupate il tempo che è prezioso!”. Poi ha illustrato il bando di concorso, dando appuntamento per il 3 maggio, data della nascita di Carlo, per la premiazione. A conclusione della bellissima serata, ancora una canzone significativa: “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli.
Adriana Letta