La zona pastorale di Cassino riunita nella preghiera di ringraziamento del 31 dicembre
Si è tenuto ieri presso la Concattedrale di Cassino (Chiesa Madre) la tradizionale celebrazione di ringraziamento, meglio conosciuta come Te Deum. La cerimonia è stata presieduta dal Vicario di zona Don Nello e dai parroci della zona pastorale di Cassino. Nell’omelia, don Nello, dopo aver salutato ed esposto gli auguri del Vescovo per un sereno 2020, ha sottolineato l’importanza della celebrazione del Te Deum; ci si riunisce ogni anno per tre motivi: ringraziare, chiedere perdono e ripartire. Ringraziare, cioè rendere grazie al Signore per il tempo che ci ha donato e che ci dona, ma non solo ripercorrendo i momenti di gioia, di dolore, di vero entusiasmo e di difficile prova, ma anche per chiedere a Dio di renderci attenti per la sua presenza nella nostra vita. Don Nello, mentre l’anno giunge al termine, pone l’attenzione su alcuni interrogativi: “dove ti ho incontrato Signore in questo 2019 ? Quando, come, in chi, in quali occasioni ho avvertito la tua vicinanza? Oppure in quali circostanze mi sono sentito abbandonato da te ? Chi ha incarnato, presenza del Signore in quest’ anno ? “ Domande stimolanti per l’anno che verrà, affinchè la presenza del Signore non sia un fatto astratto, ma vero e costantemente incarnato nella vita di tutti i giorni. È infatti la sua presenza che dà senso al tempo e lo riempie, dandogli un fine ed un fondamento. Così ci accorgiamo che il tempo trascorso in questo 2019, non è solo un anno andato, come i fogli di un calendario, ma un’ esperienza bella ed impegnativa al tempo stesso. Bella e ricca perchè vissuta con il Signore, che da lo scorrere degli anni e delle stagioni e impedisce che la nostra vita sia solo un conto alla rovescia. Senza il Signore, il tempo e la vita sembrano finire e basta, con il Signore, invece, diventano infiniti. Ringraziamo ma chiediamo anche perdono. La nostra società ci suggerisce che dobbiamo essere sempre al “top”; occorre invece recuperare il senso della nostra imperfezione, guardare con serenità i propri limiti, riconoscere i propri errori. Se non si è disposti a questo, capita spesso di essere sempre pronti allo scontro, al litigio, all’ alterco e alla violenza di chi pretende di avere sempre ragione. La fragilità, la debolezza, è la maniera in cui Dio ama manifestarsi. Così, chiedere perdono, libera l’ anima, rende più vero il nostro cuore che ci permette di stringere rapporti più autentici. Noi in genere chiediamo a Dio di perdonarci, ma la cosa più difficile è la richiesta di perdono tra di noi. Ognuno è chiamato a chiedere scusa all’ altro reciprocamente, in famiglia, sul lavoro, nella politica, nella scuola. In questo anno che inizia, ciascuno di noi dovrebbe chiedere perdono per i toni troppo accesi, per le cattiverie gratuite, soprattutto per aver messo le proprie idee al di sopra delle persone, oppure i propri interessi personali al di sopra del bene di tutti. Ritorniamo ad essere più umani, più rispettosi, più solidali. Ringraziare e chiedere perdono quindi e infine ripartire. Ma come si riparte ? Dialogando con responsabilità. Ecco il segreto per ripartire e per dare il benvenuto al 2020. Il dialogo è all’ origine del mondo, dell’ universo; Dio crea attraverso la parola, parlando, dialogando e quella parola, attraverso la quale tutto è stato fatto, si è fatta carne, si è fatta Uomo nel bambino di Betlemme, al quale fu messo nome Gesù, che significa Dio salva. Dio dialoga continuamente con l’ Uomo, fin dall’ inizio dei tempi, si intrattiene con noi, come dialogando con degli amici. Riprendiamo anche noi a dialogare e, se già lo facciamo, rafforziamoci in questa buona prassi. Il ritrovarsi tutti insieme l’ultimo giorno dell’anno è per sottolineare che dobbiamo farlo tutti insieme, come comunità religiosa e civile, tutti insieme ringraziamo per l’ anno trascorso, tutti noi ci chiediamo scusa a vicenda, e insieme vogliamo ripartire da un ascolto più sincero, assumendoci le nostre responsabilità, non solo per il bene personale, ma per il bene di tutti. Così, quando alla fine della celebrazione si è cantato il “Te Deum”, il canto è risuonato più vero: “Te Deum laudamus”, non “io ti lodo Dio, per me stesso”, ma “noi ti lodiamo, o Dio, e ti ringraziamo”.
Al termine della celebrazione non potevano mancare i ringraziamenti all’Amministrazione comunale presente e lo scambio degli auguri.
Danilo Salvucci
Foto Alberto Ceccon