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Ti ricordiamo così professoressa Barbara Parravano

Emozioni e riflessioni del giorno dell’estremo saluto nella cattedrale di Santa Maria Assunta in Sora

 

Il giorno 19 giugno 2023 nella chiesa Cattedrale Santa Maria Assunta in Sora la famiglia, i parenti, gli amici, gli insegnanti di religione hanno dato l’ultimo saluto alla cara professoressa Barbara Parravano. La celebrazione è stata presieduta da don Giovanni de Ciantis, ma erano presenti molti sacerdoti tra cui don Nello Crescenzi, direttore dell’Ufficio Scuola, don Ercole di Zazzo vicario zona Sora, don Giuseppe Basile, direttore Ufficio catechistico e don Peppino Siciliano responsabile della catechesi per molti anni e collaboratore del compianto don Mario Zeverini. La Messa è stata animata dalla corale “Voci Sparse” e diretta dal professor Giacomo Cellucci.

Anche se sono passati già un po’ di giorni, il ricordo della celebrazione è forte e vivo in coloro che hanno partecipato, un susseguirsi di emozioni dalla musica ai canti, dalle parole ai silenzi è stato tutto una grande testimonianza di fede condivisa.

Il primo momento di forte impatto emotivo è stata la toccante omelia di don Peppino, il quale ha ripercorso la storia dell’ufficio catechistico, un periodo nostalgico, con don Mario, ed ha ricordato Barbara nel suo percorso di formazione, fino all’ultimo periodo del “dolore”. Le sue parole  non solo sono state ricordi personali con Barbara e la sua famiglia, ma hanno coinvolto tutti gli insegnanti presenti perché è riuscito a far riassaporare  l’aria  che si respirava nell’Ufficio Scuola di don Mario: un aria fresca, entusiasmante di un gruppo di amici e poi docenti Rc, forse un po’ “folli” ma determinati a non raccontare “una favola di Gesù”, ma formati nel solo scopo di portare una luce nuova e la gioia di essere cristiani nella loro vita, nelle parrocchie e nella scuola. Al termine della celebrazione altri momenti che hanno “toccato” il cuore. Un tenero e affettuoso ricordo per Barbara da parte di tutti gli IRC di cui portavoce è stata l’insegnante Franca Simone:

Eccoci … è arrivato il momento per noi insegnanti di religione di dare l’ultimo saluto, alla nostra cara collega Barbara. L’emozione è tanta…che cosa dire? Da quando abbiamo appreso la notizia “Barbara è volata in Cielo” é stato un susseguirsi di messaggi, telefonate, tra noi ma soprattutto ricordi, parole, foto, momenti vissuti insieme si sono accavallati nella nostra mente e resteranno protetti nel nostro cuore. Allora scorrendo sui gruppi whatsApp degli insegnanti di Religione e del gruppo di preghiera, ho ripreso alcuni dei messaggi…“Carissima Barbara il tuo entusiasmo e lo spirito vitale che hai sprigionato continuerà a sostenerci. Porteremo sempre nel cuore il tuo ricordo, unita nell’affetto e nella preghiera alle carissime Marianna e Beatrice”…“Ti accolga il Cielo dove tu possa riposare in eterno carissima Barbara. Semplicemente un Dono averti conosciuta”…“Ciao Barbara, voglio pensarti serena vicino a Don Mario e tra le braccia della tua meravigliosa  mamma, grazie per la tua dolcezza che hai sempre dispensato a chiunque senza mai risparmiarti, che la terra ti sia lieve”…”Grazie Barbara per essere stata la nostra carissima e affettuosissima collega del cuore, adesso riposa in pace con i tuoi cari e prega per la tua amata famiglia e per noi, ti vogliamo un mondo di bene”…”Il Paradiso è tuo”. Barbara è stata parte integrante del “gruppo storico” degli insegnanti IRC che ha condiviso una formazione trentennale; formazione a tutto tondo non solo teologica, spirituale, scolastica ma soprattutto umana dell’essere, sapere, saper fareNoi amiamo definirci scherzosamente della “vecchia guardia”, le nostre guide storiche, Don Mario Zeverini,  Angelo Molle, il prof. Filippo Carcione qui presente con i loro insegnamenti ci hanno  stimolato, incoraggiato, nella nostra missione d’insegnanti, ma soprattutto ci hanno insegnato l’unione tra noi, il valore dell’amicizia e del volersi bene come vero esempio di testimonianza cristiana per gli altri.

Quanti ricordi, campo-scuola, ritiri spirituali, convegni, cara Barbara e tu eri sempre presente; momenti di studio, di precariato e passaggi di ruolo sospirati, momenti di tante risate, canti, confidenze, ogni volta un ritiro di studio e di spiritualità che all’inizio sembrava pesante, ci rigenerava perché era una gioia ritrovarsi, si tornava poi nelle nostre famiglie e a scuola con uno spirito nuovo.

E ora paradossalmente ci siamo ritrovati uniti di nuovo ma non per un corso di studio, o un convegno ma uniti in un percorso di dolore e sofferenza. Quando abbiamo saputo della tua malattia è stato uno strappo al cuore per tutti, perché questo tipo di dolore lo avevamo già provato con il nostro caro amico Angelo Molle e non volevamo che questa volta il Signore portasse subito in Cielo anche te. Ci siamo attivati e uniti immediatamente sperando in un miracolo. Con i più stretti, grazie al sostegno prezioso di Don Nello e del prof. Filippo Carcione, abbiamo creato un gruppo di preghiera, e la risonanza è stata davvero tanta; le preghiere sono state sempre costanti, a chiunque chiedeva notizie noi eravamo pronti a chiedere preghiere nient’altro che preghiere, è stata la nostra forza per starti vicino e sentirci noi vicini e uniti. Il nostro appuntamento era serale e tu cara Barbara eri sempre puntuale con le tue manine in preghiera, tante volte il tuo segnale nel desiderio di un nostro aiuto avveniva la notte tardi o la mattina presto, quando forse eri sola con te stessa e noi lì a risponderti il prima possibile per farti sentire sempre la nostra presenza. E poi pian piano ci siamo resi conto che sei stata tu attraverso la tua sofferenza che hai trasmesso un grande messaggio a tutti noi. Hai affrontato la malattia  con coraggio, sfidandola fino alla fine, sei stata lucida, cosciente, hai creduto e ti sei affidata poi alla volontà del Signore; hai quasi preteso la preghiera ce l’hai ricordato in continuazione, anche solo stringendo la mano “mi raccomando non lasciatemi sola, pregate per me”, ci hai spronato a pregare, e il Signore  ha ascoltato perché ci siamo stretti a te come con un grande abbraccio d’amore, sostenendoti fino all’ultimo momento del tuo passaggio verso il Cielo.

Ieri quando siamo venuti a salutarti alla camera ardente, pensavamo di non farcela, poi ho guardato l’espressione del tuo volto sereno, rilassato e io sinceramente ho immaginato che tu con il tuo immancabile sorriso stavi dicendo a tutti noi “Quassù è bellissimo!”.

E allora ecco il vero miracolo Barbara! Ci hai lasciato un grande esempio: il cristiano deve vivere la propria vita, senza escludere la sofferenza con preghiera e fede e non solo speranza, ma con la certezza che il nostro futuro eterno è gioia, amore. E noi ti vogliamo ricordare proprio così nella tua festa in Cielo insieme a don Mario Zeverini, con Angelo con la tua cara mamma e il tuo papà, con il sottofondo del nostro inno all’amicizia l’Amico è…! È sì sarà proprio bellissimo anche per tutti noi un giorno, e tu lo stai pregustando già… “Ti vogliamo Bene”.

Di seguito il prof. Filippo Carcione, amico fraterno di Angelo Molle e collaboratore stretto di don Mario Zeverini, ha voluto raccontare la sua esperienza d’amicizia con Barbara fin dalla sua tenera età toccando pieghe personali, ma da cui traspare tutto un cammino di formazione e crescita in una fede profonda e condivisa:

CARA BARBARA,

dopo la toccante omelia di don Peppino Siciliano e la commossa testimonianza di Franca Simone, penso che non si possa aggiungere molto. Se prendo la parola, è solo per rappresentare un nostro amico fraterno, che Ti ha già preceduto nel Regno dei Cieli e che, oggi, potendolo, avrebbe fatto sentire la sua voce per aggiungere tasselli importanti alla narrazione della Tua avventura biografica. Sto parlando, come si può ben capire, del compianto Angelo Molle, che, tra tanti, ebbe di sicuro più intensa frequentazione della Tua casa e della Tua famiglia.

Ciò detto, ho di certo anch’io un patrimonio di ricordi personali che ci hanno legato, fatto crescere e maturare insieme: ricordi che diventano immagini piene d’affetto e di nostalgia, fotografando l’intreccio delle nostre storie, attraverso cui abbiamo condiviso sogni e progetti, speranze e delusioni, difficoltà e soddisfazioni.

Tante sono le immagini che in questo momento si susseguono veloci nella mia mente. Di queste, tuttavia, tre in particolare mi si fermano dentro il cuore a ricapitolare lo scorrere di una vita comune: la mia, la Tua, la nostra. Sono tre immagini che come filo conduttore raccolgono, al tempo stesso, l’arco di un’intera esistenza e i segni di una scuola ecclesiale che esprime la qualità della sua Tradizione quando, senza soluzione di continuità, con genuino spirito di comunione, attraverso coerenti consegne pastorali, incarnando l’identità “sinodale” di cui oggi tanto si parla, educa sinceramente al fine ultimo di quella stessa esistenza, ovvero il Paradiso:

1)      L’immagine del nostro primo incontro (Aquino);

2)      L’immagine di un campo scuola particolare (San Giovanni Incarico);

3)      L’immagine del nostro ultimo incontro (Isola del Liri).

PRIMA IMMAGINE: IL NOSTRO PRIMO INCONTRO. Tu avevi dieci anni, io circa il doppio. Tu eri una splendida bimbetta; io un ragazzotto, Anni ‘70, capelli lunghi e incontaminati dal bianco assoluto di oggi. Tu eri tra i destinatari di un’esperienza ecclesiale per preadolescenti; io tra gli educatori dell’epoca, cioè quella non semplicemente “vecchia” (come Franca Simone ha definito la sua) ma oso dire “vecchissima guardia” diocesana che fu vivaio pionieristico e fruttuoso di futuri docenti laici, dei quali non posso non ricordare il mio complice preferito in molte puntate di sana goliardia, Giampiero Tuzi. L’incontro avvenne ad Aquino, la mia città, dove Tu venisti per una giornata di spiritualità al seguito di quella che era allora una vera maestra dei grandi fermenti post-conciliari che vivacizzavano anche la nostra Chiesa locale: l’indimenticabile sorella Franca. Fu lei che ci schiudeva il senso della vita cristiana intesa per fede come un pellegrinaggio quotidiano da vivere fecondamente nel segno della Carità, avendo i valori evangelici come fari in una via altrimenti oscurata da vanità, avidità e superbia. E questi fari consistono nell’umiltà, nella condivisione e nell’altruismo, ingredienti necessari per raggiungere, appunto, con il sussidio insostituibile della preghiera quotidiana, il gioioso traguardo della nostra Speranza: il Paradiso.

SECONDA IMMAGINE: UN CAMPO SCUOLA PARTICOLARE. I campi scuola segnarono man mano, al giro di boa dei decenni che chiudevano il secolo scorso e aprivano quello corrente, i nostri passaggi dalla spensieratezza giovanile alle responsabilità sociali: sono stati i migliori anni della nostra vita! Erano gli anni in cui, chi prima chi dopo, maturavamo sempre più la nostra professione di docenti impegnati in vari ambiti: Tu la scuola, io l’università, ma con lo stesso obiettivo a cui eravamo stati preparati dalla comune formazione ecclesiale, ovvero essere testimoni credibili di Gesù Cristo. Erano gli anni in cui, alle prime esperienze lavorative, s’andavano affiancando la costruzione e la crescita delle nostre famiglie: Tu edificasti la Tua insieme a Silvio Polsinelli, coronando ben presto il vostro amore con gli arrivi di Marianna e poi Maria Beatrice, le quali, negli appuntamenti successivi, avrebbero costantemente allietato come mascottes le nostre giornate dense di relazioni, laboratori, liturgie e, finalmente, il tanto atteso svago serale fatto di giochi, canti, balli e recitazioni. Erano gli anni in cui la guida sicura era ormai per noi tutti l’infaticabile don Mario Zeverini, avendo per suo vice l’amato Angelo Molle. Ricordo come noi tre, durante gli eventi organizzati a tamburo battente dall’Ufficio Scuola Diocesano, ci trattenevamo spesso fino a notte fonda per dettagliare il calendario orario del giorno, secondo una rigorosa programmazione in cui il Direttore non ammetteva deroghe estemporanee o azzardate improvvisazioni. Ed ecco l’immagine particolare che mi viene in mente: si riferisce ad uno dei tanti “aggiornamenti” residenziali per Insegnanti di Religione Cattolica a San Giovanni Incarico, allorché Tu e Tua madre, la deliziosa Rita, impietosite per l’ora tarda che ci aveva colto, veniste una volta a ristorarci in quel caldo afoso, portandoci una bella aranciata fresca. Ebbene, di quelle cinque persone sono rimasto solo io. E questa solitudine mi strugge umanamente, anche se viene subito contenuta spiritualmente proprio dalla grande lezione pedagogica che ci veniva dai campi scuola di allora: imparare ad essere Chiesa; imparare a costruire una rete di relazioni efficaci ed efficienti dove “io” e “tu” costruiamo autenticamente il “noi”; imparare ad avere la Provvidenza di Dio come punto d’appoggio assoluto e antidoto sicuro alla tristezza dello smarrimento, perché Egli ci darà ogni volta nuovi fratelli “nell’acqua e nello Spirito”. Sicché, durante il pellegrinaggio terreno, nonostante le perdite più scottanti e sempre incisive nel pianto quotidiano, non si resta mai soli e troveremo all’occorrenza qualcuno di conforto. Nell’insegnamento ereditato da don Mario resta sempre la Comunità ad accompagnare ciascuno, ad orientarlo e ad aiutarlo per fargli raggiungere quella Meta impressaci da sorella Franca come unico traguardo che dà senso al nostro progetto di vita: il Paradiso.

TERZA IMMAGINE: IL NOSTRO ULTIMO INCONTRO. Ti ho visto l’ultima volta alcune settimana fa, con il corpo martoriato sul letto dell’Hospice a Isola del Liri, allorché sono venuto a farti visita con mia moglie Rossana. C’era con Te l’amica di lunghe stagioni, Anna Rita Ettore, che Ti accudiva amorevolmente durante quella battaglia contro il male che inesorabilmente avanzava. Ci hai visto, ci hai sorriso: c’è stata appena una battuta sulla medaglia dell’Accademia “Ora et labora”, che Ti avevamo inviato come segno d’attenzione generale tramite Franca Simone al termine di un Corso organizzato dall’Istituto Teologico Leoniano di Anagni per i docenti della Regione Lazio qualche giorno prima, a Piumarola di Villa S. Lucia, per i sessant’anni dall’inizio del Concilio Vaticano II. Ma ecco che immediatamente il sorriso ha ceduto ad una lacrima, che scendeva lentamente sul Tuo volto rimasto bello e radioso nonostante tutto. A quel punto mi hai detto una frase che probabilmente avrai ripetuto anche ad altri amici: “Filippo, me lo sono meritato un pezzettino di Paradiso?”.

ORA POSSO RISONDERTI: credo di sì, Barbara; credo nella misericordia di Dio che riscatta le nostre fragilità di uomini e donne; credo nella grazia di Dio che utilizza le nostre sofferenze per renderci degni di Lui. Del resto, al di là d’ogni precarietà, la Tua sostanziale adesione al progetto salvifico di Dio non è mancata. Hai comunque improntato la Tua vita a quei valori evangelici che Ti indicava sorella Franca come fari per incamminarci verso il Paradiso. Hai comunque fatto la Tua parte per costruire quel condominio di reciprocità che don Mario indicava come cemento forte di una Chiesa locale, compagna di viaggio quotidiana per arrivare in Paradiso. Hai comunque scalato negli ultimi tempi il Tuo calvario vivendo la Tua passione nel passaggio da un Ospedale all’altro, fino al momento della Tua croce, quando i chiodi della malattia hanno trafitto mortalmente il Tuo fisico a lungo provato. Ora è tempo della Tua resurrezione. È tempo di goderti il Tuo “pezzettino di Paradiso”, dove don Mario concelebra accanto al Signore la liturgia nuziale della Domenica senza tramonto e Angelo Molle intona il suo cavallo di battaglia come canto d’ingresso: “È l’amico è …”.

È FESTA! Arriva la Sposa per incontrare lo Sposo celeste: entra stando sotto braccio a papà Emilio, mentre mamma Rita sistema lo strascico dell’abito bianco. Scroscia l’applauso degli amici e dei colleghi, che dormono già il sonno dei giusti e che ora Ti accolgono nella gioia della Pasqua eterna guidati, secondo la mia fiduciosa fantasia, dall’icona di Tonino Incani, stimato decano dei docenti compresi nella nostra generazione. Noi che restiamo, intanto, ci stringiamo intorno a Silvio, Marianna, Maria Beatrice, Giacomo ed Euridice, per far sentire la nostra vicinanza e sostenere la loro preghiera in Tuo suffragio; e Tu, se l’Onnipotente Te lo concederà, ricambiaci tutti con la Tua benigna intercessione. Arrivederci, Barbara. Ti abbiamo voluto bene, Te ne vogliamo e Te ne vorremo sempre.”

Infine Marianna a nome anche di Maria Beatrice dedica questo dolce messaggio alla mamma:

“Cara mamma, grazie per aver messo sempre me e mia sorella al centro della tua esistenza, mettendo da parte te stessa, i tuoi sogni, ogni cosa…eravamo il tuo orgoglio ed il tuo costante pensiero. Scusaci se in questo lungo anno e mezzo di malattia a volte non ti abbiamo capito, non siamo state all’altezza del tuo dolore. Ti promettiamo di restare unite e soprattutto che Euridice non ti dimenticherà mai: questa è stata la tua più grande paura da quando ti sei ammalata. Sei stata, sei e sempre sarai la nonna “numberone”, come le dicevi tu. Ed ora mamma, finalmente, torna a camminare, a correre nei nostri amati campi elisi, e finché non ci incontreremo di nuovo, che Dio ti tenga nel palmo della sua mano! Buon viaggio.”

Ecco cara amica, collega, madre Barbara, avevi curato tutto del giorno del tuo ultimo saluto della vita terrena, scegliendo anche le musiche e i canti, per rendere ancora più profondo, coinvolgente e dolce questo distacco…e noi ti abbiamo voluto omaggiarti e ringraziarti per il tuo passaggio nelle nostre vite con tutto l’affetto possibile. “Ciao Barbara ora vai a goderti quel piccolo pezzettino di Paradiso riservato solo a te!”.

Franca Simone