Chiesa diocesana riunita nella Concattedrale di Cassino
per la liturgia presieduta dal cardinale Angelo De Donatis
Sabato prossimo, 9 novembre 2024, presso la Concattedrale di Cassino, sarà celebrata la Messa di inizio quarto anno del Cammino sinodale. Dalle parrocchie parteciperanno alla solenne liturgia inaugurale gli operatori della pastorale, gli evangelizzatori, i membri dei consigli pastorali e delle associazioni e aggregazioni laicali, ma anche quanti negli anni si sono lasciati coinvolgere dall’esperienza di ascolto ecclesiale promossa dal Sinodo sulla sinodalità pur non vivendo quotidianamente i ritmi delle comunità. Sacerdoti e diaconi, religiosi e religiose faranno da corona attorno al vescovo diocesano, monsignor Gerardo Antonazzo, e al cardinale, presidente dell’Eucaristia, Angelo De Donatis, fino all’aprile scorso vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma e oggi penitenziere maggiore.
La ricorrenza della dedicazione della Basilica Lateranense, Cattedrale di Roma e del mondo, sarà per la Chiesa diocesana il contesto celebrativo dei suoi primi dieci anni di vita: era il 23 ottobre 2014 quando papa Francesco decretava la nascita della nuova diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, “una tenda allargata”, come la definì e l’ha definita più volte il vescovo Antonazzo, chiamata a testimoniare, ieri come oggi, in un mondo che cambia, il vangelo che non cambia, Cristo Gesù.
Il Sinodo si celebra, e questo quarto anno, come i precedenti, prende il via proprio dall’espressione più emblematica di ogni evento davvero ecclesiale: la dimensione liturgica, sensibilmente resa dalla “sinassi”, cioè l’adunanza dei fedeli nell’unico atto di culto della liturgia della parola e della liturgia eucaristica. È dalla celebrazione sacramentale che l’assemblea sinodale, comunità credente, è condotta dallo Spirito Santo, protagonista e guida dell’intelligenza della fede, attraverso l’ascolto, alla ricerca della verità, perché «veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto» (Colletta della I settimana del Tempo Ordinario).
“Tra profezia e speranza”, come reca il titolo del manifesto-invito alla celebrazione, la comunità diocesana individua le sue “linee programmatiche”: porsi in ascolto delle sfide che questo tempo presenta e cogliere, nella fedeltà a Dio e all’uomo, le opportunità che esse, insieme alle crisi ed ai cambiamenti, sempre forniscono creando nuovi inizi. Tornano alla mente le parole che il vescovo Antonazzo ha affidato alla sua ultima (la quindicesima) Lettera sul Cammino sinodale: «morire ai nostri vecchi modi di pensare ed entrare più in profondità nel mistero di Dio. Questo sarà il compito nei mesi avvenire. Il presupposto fondamentale per l’autenticità e la fecondità di una riforma pastorale è trasformarsi rinnovando il modo di pensare, approfondire pensiero e sentimento, spiritualità e teologia pastorale. Da questa trasformazione può nascere una diversa forma di Chiesa, anche delle sue strutture istituzionali: “Solo da questa profondità può emergere una forza che, invece di conformarsi in modo passivo e acritico al mondo o di proporre ‘guerre culturali’ perse in partenza contro di esso, può anche contribuire a plasmare e coltivare questo mondo”».
La relazione diocesana della “fase sapienziale”, condivisa dal Vescovo nello scorso maggio e finita al centro dell’assemblea sinodale celebrata a Canneto il 20 giugno successivo, segnalava nelle istanze formulate dalle comunità gli ambiti prioritari per le decisioni evangeliche cui condurrà questo nuovo tratto del Cammino sinodale. “Sperimentare” è la parola chiave nelle proposte di formazione per gli educatori della comunità, presentate in vista di un’adeguata attenzione riguardo al mondo giovanile. La pastorale dell’accoglienza e della carità individuava due fronti specifici per la propria missione: quello dei volontari Caritas e quello delle comunità parrocchiali, alle quali è chiesto un maggiore coinvolgimento a favore dei più fragili. Nel segno dell’inclusione verso separati, divorziati, conviventi ed omosessuali comprendeva la propria azione invece la pastorale della famiglia, sollecita verso situazioni umanamente delicate, come la vedovanza, l’infermità fisica o spirituale, il lutto, l’età avanzata e la solitudine.
Si tratta di annunciare un vangelo ancora possibile e sempre possibile per tutti. In questi termini si è espresso il cardinale Angelo De Donatis, in uno dei suoi recenti interventi pubblici, durante il convegno a Sacrofano, nell’ottobre scorso, dinanzi ai presidenti diocesani e agli assistenti unitari di Azione Cattolica: «l’esperienza sinodale insegni che il dono di Dio è gratuito, parla all’oggi, non ha l’amarezza del gusto del passato. Siamo annunciatori di una misericordia possibile, qui, adesso, per tutti».
Andrea Pantone