Nella chiesa di S. Antonio a Cassino Preghiera notturna dinanzi a Gesù Sacramentato
Mentre l’Ucraina vive il disorientamento, la paura, i rischi, la morte e la distruzione, frutti amari della guerra; mentre i governi di tutto il mondo si interrogano affannosamente sul da farsi per trovare una soluzione e mentre il mondo giustamente si indigna per un diritto internazionale calpestato, i cristiani mettono mano all’arma più potente e semplice, alla portata di tutti: la preghiera, secondo l’invito di Papa Francesco. Singolarmente o comunitariamente, ci si organizza un po’ ovunque, in tutte le chiese. Nella parrocchia di S. Antonio a Cassino, la notizia della guerra in Ucraina è giunta quando già si era organizzata, come negli anni passati, la Quarantore di adorazione e si è adattato il programma, modificandolo varie volte via via che i fatti accadevano. Infine si è optato per la preghiera notturna dinanzi a Gesù Sacramentato, da domenica 27 febbraio alle ore 20, con l’esposizione solenne del SS.mo fatta dal Vescovo diocesano, fino a lunedì 28 alle ore 16,30. Una “maratona di preghiera”. L’invito è stato esteso agli operatori pastorali della parrocchia, ai vari gruppi, e poi a tutti, proprio tutti, anche di altre parrocchie o zone. Un invito caldo e convinto per una notte da passare in preghiera a favore dell’Ucraina. La notte ha in sé una suggestione particolare, invita alla riflessione, all’interiorità, alla confidenza e se questa naturale tendenza umana viene rivolta al bene, è un po’ come ricevere l’invito di Gesù agli apostoli a restare con lui a pregare la sera, quando il dramma incombe. È vero che gli apostoli non resistettero molto (“Non siete capaci di vegliare con me un’ora?), ma questo in fondo aiuta, perché ognuno sa che magari non ce la fa a rimanere sveglio in preghiera, ma è bello provarci. E poi non è detto che si debba restare tutta la notte. La chiesa rimane aperta, sì, ma ognuno può scegliersi in che ora andare a fare tale esperienza, da solo o in gruppi organizzati con un programma di preghiere ritmate e alternate con canti, silenzi, riflessioni, e di preghiera personale e silenziosa. Un fascino incredibile. L’atmosfera in chiesa è familiare, amica eppure aperta al mondo intero, fa respirare il Vangelo, perciò è così affascinante.
Bellissimo l’ingresso, dal fondo della chiesa, della processione che portava solennemente all’altare il Santissimo Sacramento nell’ostensorio, preceduto da una donna ucraina che con emozione e orgoglio portava alta la bandiera del suo Paese, poi i ministranti con l’incenso, mentre ad assicurare il servizio d’ordine erano gli scout e a fare ala al passaggio del Signore, i fedeli nei banchi immersi in penombra, perché la luce era tutta per Lui, il Santissimo. Posizionato con onore l’ostensorio ai piedi dell’altare, con accanto quella bandiera che, come ogni bandiera, rappresenta tutto un popolo, la sua storia e i suoi valori, si è pregato, meditato e taciuto adorando Colui che tutto può e formulando nel cuore una preghiera speciale. In questi casi, si sa, molto aiutano la concentrazione e la preghiera, i segni e i simboli che si scelgono: tutto era stato allestito con la massima cura e per rendere visibile e tangibile ciò che ognuno nel suo cuore aveva formulato in forma di preghiera per la pace, uno alla volta i fedeli andavano a prendere dal vaso che li conteneva un grano di incenso che poi deponeva nell’incensiere. Il fumo che si sprigionava saliva verso l’alto e rappresentava con chiarezza, secondo la simbologia cristiana, la preghiera che dalla terra saliva verso il cielo per chiedere a Dio il dono della pace.
All’inizio, il celebrante ha letto delle invocazioni a Cristo: che porta la pace di Dio all’umanità, che abbatte i muri di separazione tra popolo e popolo, che pone il segno dell’umanità riconciliata, che dichiara beati gli operatori di pace, che insegna ad amare anche i nemici, che intercede dal Padre lo Spirito Santo, fonte di unità e di pace. Poi la bellissima preghiera per la pace composta da S. Giovanni Paolo II, e ancora una preghiera “per la profezia della pace”, infine l’invocazione a Maria, Regina della pace, “perché doni al popolo ucraino quella pace che i potenti della terra non sanno donare perché dono che viene dal cielo”.
Per tutta la notte decine e decine di persone si sono alternate in questa esperienza di preghiera notturna, tutte per impetrare la pace dal Dio della vita. Esperienza che comporta sacrificio, sì, ma “fa bene ad ognuno e fa bene al mondo intero”, come ha detto il parroco Don Benedetto.
Un altro bel segno, molto significativo, è stata la statua della Madonna di Fatima, esposta sull’altare per dare l’opportunità a quanti vorranno, di affidare a lei le preghiere per la pace in Ucraina. Una lunga notte per una lunga preghiera di una lunghissima fila di persone, contente di aver compiuto la cosa più importante che potevano fare per aiutare il mondo a ritrovare la pace.
Adriana Letta