La staffetta in bicicletta degli Agenti di Polizia Penitenziaria
Una Torcia per la Pace è una iniziativa della Polizia penitenziaria italiana che, grazie ai suoi ciclisti, sta percorrendo, da Milano per giungere fino in Sicilia, tutta la penisola per sensibilizzare le persone al tema della pace e alla funzione particolarmente delicata e complessa degli Agenti che nei penitenziari italiani debbono mantenere l’ordine, garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti perché anche lì ci sia pace. L’idea è partita dal carcere di Milano Opera ed è arrivata ora nel centro Italia. La mattina del 18 febbraio la staffetta è giunta prima all’Abbazia di Montecassino, poi a Cassino facendo tappa in pieno centro urbano, presso la chiesa di S. Antonio da Padova.
Ad accogliere la staffetta è stato il Vescovo diocesano Gerardo Antonazzo, che davanti alla chiesa si è soffermato con i protagonisti di questa iniziativa ascoltando i loro intenti e le loro motivazioni e ha apprezzato questa che, ha detto, più che una iniziativa, che potrebbe essere sporadica, è un “progetto”, vista l’intenzione di ripeterla ogni anno per portare avanti un valore fondamentale come la pace. La pace, infatti, è sempre un tema emergente perché le insidie della guerra, dalle piccole liti familiari alle grandi tragedie internazionali, possono travolgerci all’improvviso. La sosta a Cassino, ha proseguito il Vescovo, ha diversi elementi che danno un valore aggiunto, come segno e come testimonianza: questi sono giorni in cui siamo tutti in affanno per la possibile guerra tra Ucraina e Russia che potrebbe coinvolgere moltissimi popoli e persone, per cui dobbiamo tutti pregare e tenere accesa la fiaccola della speranza e della pace. Poi in questo momento siamo tra due drammatici eventi storici della seconda guerra mondiale, la distruzione dell’abbazia di Montecassino il 15 febbraio 1944, e la distruzione di Cassino il 15 marzo. La fiaccola della Pace che voi portate incrocia e abbraccia la Fiaccola della Pace di San Benedetto che accoglieremo a marzo. Un bellissimo Salmo dell’Antico testamento dice: parlano di pace ma nel cuore vogliono la guerra, perché non c’è sempre una sincerità di intenti, una concordia di impegni condivisi. A volte, dietro la parola pace, c’è un desiderio di rivalsa, di potere e poi il maledetto progetto della vendita delle armi, che dice economia, guadagni, profitto, ma sulla pelle e sulla morte di milioni di persone. La storia sembra non aver insegnato nulla, ma non dobbiamo pensare questo, la Storia insegna, a volte in modo nascosto e misterioso, e il Dio della pace della Bibbia dice che l’uomo avrà la sua vittoria; per arrivare alla supremazia della pace il cammino sarà sofferto faticoso, ma l’impegno di chi crede veramente in questo grande dono darà benessere a tutta l’umanità. Noi siamo un segmento di questa storia, in cui ognuno deve fare la sua parte. L’ultimo pensiero, ha concluso Antonazzo, va alla Casa Circondariale di Cassino, perché anche qui ci sono delle storie che rappresentano umanamente delle macerie, a motivo di situazioni incresciose accadute nelle vite dei detenuti, di colpe, di reati, però se la pace molto spesso nasce dalla ricostruzione delle macerie, allora anche nelle case circondariali è necessaria la pace di cui voi agenti siete custodi, per far rinascere da quelle macerie di una vita umana ferita da errori, la possibilità di una vita nuova. Si dice che il carcere deve essere un momento di recupero. Voi siete non solo i custodi delle celle, ma i custodi della dignità anche dei detenuti. Questo ve lo affido come una cosa che mi sta molto a cuore: siete prossimi e custodi della dignità dei detenuti che al di là dei loro errori, meritano la speranza di una vita ricostruita in un rapporto importante di prossimità. Questo merita la benedizione del Signore.
Dopo queste parole, ascoltate con trasporto dagli agenti ciclisti e dal Comandante degli agenti di Cassino, ci si è recati all’interno della chiesa con le biciclette e lì, ai piedi dell’altare, il Vescovo, assistito dal parroco Don Benedetto Minchella, ha impartito la benedizione augurando poi buon viaggio ai partenti, che, inforcate le loro bici, sono partiti per la prossima sosta.
Adriana Letta