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Una Via Crucis vivente

Organizzata per e con i ragazzi della Cresima, ha conquistato i giovanissimi e le loro famiglie

Non è facile, oggi, avvicinare i ragazzi alla Via Crucis, a ripercorrere le tappe della salita al Calvario, in cui il protagonista, Gesù, sembra del tutto perdente, viene condannato, insultato, deriso, colpito, ingiuriato, malmenato, spogliato… mentre loro, i figli preadolescenti di oggi ricevono dalla società (e magari anche in famiglia) continui e univoci messaggi che suggeriscono ed esaltano la forza e la prestanza fisica, il dominio sull’altro, la durezza e l’arroganza del carattere e del comportamento, la finzione, la prepotenza, la sopraffazione…

Come si fa a presentare loro le stazioni della Via Crucis? Certo non come la “pia devozione” degli anziani che, vivendo una condizione di fragilità, capiscono la remissività di Gesù e si rifugiano nel ripetere continuamente preghiere imparate a memoria nella lontana infanzia e mai lasciate. Bisogna a tutti i costi trovare un’altra via.

E per i ragazzi della catechesi di preparazione alla Cresima, la Parrocchia di S. Antonio da Padova in Cassino è riuscita a fare una presentazione della Via Crucis adatta alla loro sensibilità e quindi a coinvolgere loro e le loro famiglie. Hanno lavorato, catechiste, genitori e ragazzi, al fine di realizzare una Via Crucis a loro misura. Una Via Crucis “vivente”.

E così domenica 6 aprile, quinta domenica di Quaresima, nel pomeriggio la chiesa si è riempita: i gruppi di catechesi avevano invitato le famiglie a vedere la loro Via Crucis, alla quale avevano lavorato intensamente per ideare, preparare le scenografie, i costumi…

Due voci narranti illustravano le varie stazioni, iniziando dalla condanna a morte di Gesù (prima stazione); dei ragazzi si portavano davanti all’altare per interpretare la scena, non da attori ma da figuranti, ed erano uomini di potere, come Pilato che si lava le mani per scuotersi di dosso la responsabilità della morte di Gesù che capisce essere innocente; sacerdoti, soldati, persone del popolo. E Gesù, mite e silenzioso. Nella seconda stazione Gesù viene caricato della croce, nella terza cade per la prima volta, nella successiva incontra sua Madre, poi viene aiutato dal Cireneo, obbligato a portare la sua croce. Molto bello il momento nella sesta stazione, in cui la coraggiosa Veronica asciuga il Volto di Cristo con un asciugamano che poi mostra; nella settima stazione Gesù cade per la seconda volta, maggiore lo strazio. Le donne lo seguono e nel guardarlo piangono comprendendo il suo dolore, gli si avvicinano e Gesù parla loro. Nella nona stazione Gesù cade per la terza volta, sempre più rovinosamente. Infine, nella decima stazione, Gesù viene spogliato delle vesti, privato addirittura anche della dignità umana. Con che serietà e compenetrazione si sono mossi perché ogni scena fosse credibile! Bravissimi.

Nella Via Crucis “normale” ci sono altre quattro stazioni: la crocifissione, la morte, la deposizione di Gesù dalla croce e infine il sepolcro, ma i ragazzi si sono fermati qui. Vari giovani si sono fatti avanti per implorare che Gesù non fosse ucciso, perché avevano capito che non aveva alcuna colpa, semmai aveva solo fatto del bene nella sua vita; l’ultimo è stato un bambino che, andato avanti, ha detto: “Non uccidetelo, lui vuole bene ai bambini!”. Un’immagine tenerissima.

E allora si è fatto avanti il parroco, Don Benedetto Minchella, a parlare a tutti spiegando che sì, Gesù doveva morire, perché così poteva salvare tutti gli uomini. Proprio per questo scopo si era fatto uomo ed era venuto sulla terra perché, misteriosamente, il suo infinito Amore avrebbe vinto una volta per tutte la morte e salvato tutta l’umanità. Noi tutti gli dobbiamo una riconoscenza infinita, perché la morte non sarà l’ultima pagina della nostra vita, ci sarà la resurrezione anche per noi e la vita eterna.

Adriana Letta