UNA VITA APERTA ALL’INFINITO
Omelia per il decimo anniversario della morte
di mons. Vincenzo Tavernese
Roccasecca-Parrocchia S. Margherita, 22 dicembre 2022
La Parola di Dio con la quale la liturgia odierna ci prepara al mistero del Natale fa riferimento a Samuele, personaggio biblico di spicco. Meditando alcune tappe significative della sua storia personale possiamo leggere, come in filigrana, la ricca e pregevole trama vocazionale e ministeriale di mons. Vincenzo Tavernese, a dieci anni della sua morte.
Nel brano proclamato è la madre di Samuele, Anna, a presentare al Tempio il figlio ricevuto in dono dalla provvidenza di Dio. L’atto della gratitudine compiuto dalla madre è una sorta di riconsegna del figlio a Dio che lo ha donato, perché ne disponga secondo la Sua volontà. Successivamente nel cap. 3 del primo libro di Samuele si legge: “Il giovane Samuele serviva il Signore alla presenza di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti…Samuele dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuele!» ed egli rispose: «Eccomi»” (cf. vv.1-4). Anche il giovane Enzo dimorava nel “tempio” di Dio frequentando alcuni circoli ecclesiali: negli anni giovanili frequenta l’Azione Cattolica della Cattedrale di Sora, sotto la guida di don Dino Facchini, e partecipa attivamente all’Opera Diocesana delle Vocazioni. Probabilmente, questo impegno e tale interesse vocazionale gli farà da catalizzatore nelle successive decisioni e scelte di vita. Infatti, dopo il servizio militare, all’età di ventisei anni, avverte la vocazione ed entra nel Seminario Romano Maggiore. E’ stato instancabile propagatore della devozione alla Madonna “Mater mea Fiducia mea” a cui attribuiva lo sbocciare della sua vocazione.
La storia spirituale di Samuele è segnata in modo decisivo dalla capacità di ascoltare: il sacerdote del tempio, Eli, invita il giovane Samuele a rimanere in attento ascolto di Dio per rispondergli prontamente: “Parla Signore che il tuo servo ti ascolta”. Dio rivela un grande progetto su di lui. Vale per Samuele il detto latino: nome omen (nel nome è scritto il destino). Samuele troverà nel proprio nome il senso della sua missione. E’ colui che sa ascoltare, colui che aiuta altri ad ascoltare Dio. Samuele svolse la missione di profeta e di giudice, in qualità di capo carismatico delle tribù di Israele, unite esclusivamente dal culto verso l’arca dell’alleanza (una sorta di anfizionia). La vocazione di don Enzo si radica nell’ascolto intelligente e profondo di Dio: la sua formazione seminaristica lo ha abilitato a comprendere e ad approfondire il significato della sua chiamata e della missione che il Signore gli avrebbe affidato al servizio della Chiesa. Don Enzo il 18 marzo 1961 riceve l’ordine del presbiterato nella Basilica di S. Giovanni in Laterano per le mani del Vicario del Papa per la Diocesi di Roma, il card. Luigi Traglia. Tre mesi dopo consegue la Licenza in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense. Richiamato in Diocesi dal vescovo Biagio Musto, il 1° novembre 1961 viene inviato ad Isola del Liri come vicario parrocchiale. Negli anni a seguire saranno molti e diversi le missioni pastorali e gli incarichi a dimensione diocesana che don Enzo sarà chiamato ad assumere, segno di rilevante fiducia e stima nei suoi confronti. Si annoverano tra i suoi incarichi anche quello di responsabile dell’Ufficio tecnico diocesano e quello di vicepresidente dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero. Nel 2001 arriva a Roccasecca perchè nominato parroco di S. Margherita V. e M. Qui rilancia l’antico culto della Madonna del Carmelo, rivitalizzando anche la Confraternita; si occupa anche della sistemazione del presbiterio, rinnovandone l’arredo con altare a ambone realizzati da esperti marmisti napoletani. La ricchezza del suo ministero svolto in molte comunità parrocchiali testimonia la fedeltà e l’amore per la Chiesa, la docilità e obbedienza nel suo rapporto con il Vescovo, l’amore appassionato alla sua missione pastorale.
Samuele si trovò al bivio di responsabilità decisive: sarà lui a dare inizio alla monarchia in Israele. La missione di Samuele fu molto impegnativa, difficile e a tratti drammatica. Ma non è mai sottratto ai tanti compiti affidatogli da Dio. Fu lui a scegliere il primo re per il popolo ebraico, Saul, e il suo successore, Davide, giocando così un ruolo di primo piano nella nascita della monarchia teocratica in Israele. Samuele ha dovuto traghettare momenti complessi e particolarmente difficili quando Dio rigetterà il re Saul e chiederà a Samuele di consacrare un nuovo re nella persona del giovane Davide. Nel corso del lungo ministero don Enzo ha dovuto traghettare passaggi impegnativi nella vita della diocesi e delle comunità parrocchiali da lui servite come pastore. Don Enzo ha saputo esprime a chiare lettere la capacità di dare impulso decisivo alla vita della Chiesa diocesana, grazie alle sue doti intellettive e alle molte sue abilità e competenze organizzative, trovandosi spesso anche lui davanti a decisioni importanti soprattutto per la vita della diocesi.
Non posso tralasciare di fare menzione anche della grande passione di don Enzo per la bellezza artistica. Per tutta la vita si dedicò alla valorizzazione, al restauro ed alla tutela dei beni culturali della Diocesi. Numerose sono le opere che fece realizzare in varie chiese della Diocesi, avvalendosi di artisti di grande levatura. Don Enzo è stato un pioniere della via pulchritudinis di cui solo in questi ultimi decenni si parla in modo diffuso anche nella missione evangelizzatrice della Chiesa. La cura della bellezza è stata l’ispirazione centrale con cui don Enzo ha voluto tenacemente custodire e promuovere l’alto e prezioso valore da attribuire al culto della comunità cristiana verso Dio. Don Enzo era convito che solo attraverso la bellezza dell’arte, in ogni sua possibile espressione, si poteva aiutare il popolo di Dio a gustare e a contemplare la bellezza del mistero divino, rivelato nella dignità di ogni sacra celebrazione liturgica: una via e una porta sempre aperta verso l’Infinito. La passione per l’arte e la cura della bellezza non è mai abbastanza per rendere gloria al Signore. Cosa sarebbe la vita della Chiesa se non si fosse espressa anche attraverso le produzioni artistiche lungo i duemila anni di cristianesimo?
“Un’opera d’arte è frutto della capacità creativa dell’essere umano, che si interroga davanti alla realtà visibile, cerca di scoprirne il significato e di trasmetterlo attraverso il linguaggio delle forme, dei colori, dei suoni. L’arte è come una porta aperta verso l’Infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano. Un’opera d’arte può aprire gli occhi della mente e del cuore, spingendoci verso l’Alto” (Benedetto XVI, 31 agosto 2011).
+ Gerardo Antonazzo