VIAGGIO DELLA SPERANZA, ANDATA E RITORNO
Omelia per la solennità dell’Epifania
Apertura diocesana dell’Anno Giubilare
Pontecorvo, Chiesa Concattedrale, 6 gennaio 2025
La speranza è una stella che non deve mai spegnersi. E’ la stella dei Magi, è la stella che riscalda il loro cuore, e gli fa bruciare dentro la forza di un’attesa e di una speranza mai provate prima. Sì, erano riconosciuti come maestri, studiosi, esploratori, ricercatori, saggi, interpreti dei segni. Ma quella volta, in quella notte, quella stella segnava qualcosa di nuovo, apriva al desiderio di una verità sconosciuta, ma necessaria, tanto da metterli alla ricerca di una felicità incompiuta.
Tu ci sei necessario, o Cristo
Così scriveva san Paolo VI in una Lettera pastorale alla diocesi di Milano nel 1955:
“Tu ci sei necessario, o solo vero maestro delle verità recondite e indispensabili della vita,
per conoscere il nostro essere e il nostro destino, la via per conseguirlo.
Tu ci sei necessario, o Redentore nostro, per scoprire la nostra miseria e per guarirla;
per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità;
per deplorare i nostri peccati e per averne il perdono.
Tu ci sei necessario, o fratello primogenito del genere umano,
per ritrovare le ragioni vere della fraternità fra gli uomini,
i fondamenti della giustizia, i tesori della carità, il bene sommo della pace”.
In quella stella riconoscono un segno, nella sua luce una splendida verità tutta da scrutare, nella sua direzione la meta da sempre cercata, mai raggiunta. E’ così che matura la decisione: mettersi in cammino! E’ un trascinamento irresistibile, un movimento interiore che apre ad un itinerario inedito che evolve in un’ansiosa ricerca, nell’intreccio di crisi e dubbi. E’ stato questo, credo, il cammino dei Magi, nostri compagni di strada. La loro proverbiale sapienza chiedeva loro di porsi sempre nuove domande, aprirsi a sfide legittime, elaborare idee e pensieri e intercettare nuovi significati, dare voce e nome ai propri bisogni inespressi. Sempre attratti dal desiderio di vera e piena felicità, affrontano la fatica e i rischi del cammino, dell’ignoto, dell’incerto. Papa Francesco scrive: “La felicità è la vocazione dell’essere umano, un traguardo che riguarda tutti. Ma che cos’è la felicità? Quale felicità attendiamo e desideriamo? Non un’allegria passeggera, una soddisfazione effimera che, una volta raggiunta, chiede ancora e sempre di più, in una spirale di avidità in cui l’animo umano non è mai sazio, ma sempre più vuoto. Abbiamo bisogno di una felicità che si compia definitivamente in quello che ci realizza, ovvero nell’amore, così da poter dire, già ora: «Sono amato, dunque esisto; ed esisterò per sempre nell’Amore che non delude e dal quale niente e nessuno potrà mai separarmi” (Spes non confundit, n. 21).
Il segnale satellitare
Quella dei Magi è una vicenda intrigante. Li amiamo, per simpatia e per immaginazione, vogliamo bene a questi sconosciuti, i cui nomi proposti li abbiamo imparati da piccoli. Se i Magi dovessero mettersi in viaggio oggi, farebbero sicuramente a meno di cammelli e dromedari e utilizzerebbero altri mezzi di trasporto. Comunque non si lascerebbero più guidare da una stella anomala e poco affidabile, che compare e scompare a suo piacimento, ma ricorrerebbero ad un più sicuro ‘navigatore satellitare’. Il problema, tuttavia, non è segnare il punto di partenza, ma specificare quello di arrivo. Come avrebbero fatto riguardo al punto di arrivo? Dove puntare? Il navigatore satellitare non funziona se non gli indichi dove vuoi arrivare. Verso dove puntare la nostra vita? Non a caso ci domandiamo che senso essa può avere. Il senso glielo dà proprio la direzione.
Il valore di una vita, come di un viaggio, dipende tutto dal punto di arrivo, dalla meta. Penso a quanti momenti importanti nella vita: la nascita dei bambini, il battesimo, la prima comunione, la cresima, la laurea, il matrimonio, etc. Per tanti credenti questi sono considerati “traguardi”, trascurando di arrivare alla meta che è Cristo, l’incontro con la speranza che fa la nostra felicità. Abbiamo puntato il navigatore su tappe solo intermedie, come fossero la meta. Le tappe intermedie invece di orientarci alla meta, ci distolgono dall’andare verso il Signore. E’ come perdere il meglio del cammino della vita. Per i Magi non è stato così. Tra loro e la stella scocca facilmente la scintilla della confidenza e della sintonia: appena “scoperta”, si lasciano affascinare dalla sua direzione, seguendola. La novità rispetto ad ogni altro segnale satellitare è che non sono i Magi ma la stella a segnare sia la strada da percorrere, la giusta direzione, sia la meta verso cui condurre i cercatori. Cari amici, lasciamo che sia Dio ad indicarci e allo stesso tempo a rivelarsi come meta ultima del nostro cammino! E’ questa la speranza ultima e decisiva per il pellegrino.
Speranza, una virtù cenerentola?
I Magi, uomini dello stupore, aperti e sempre pronti a stupirsi, accettano la sfida della stella. Chissà cosa avranno pensato quando, entrando in quel miserabile rifugio; forse di essere stati ingannati, oppure di aver sbagliato in qualche passaggio del loro cammino. “Cercavamo un re”, avranno pensato, pronti a riportarsi i doni indietro. Piuttosto si sono prostrati, mossi dallo stupore e dalla meraviglia, riconoscendo quel Bambino come loro Re. La speranza sembra essere la virtù “cenerentola”, della quale è meglio non parlare. Eppure, possiede la stessa importanza che la fede e la carità. Cosa può ottenere un calciatore in una partita in cui la squadra ha perso la speranza? Cosa fare quando ci “bombardano” tutti i giorni con notizie negative, disastri, omicidi, incidenti, pericoli? Ci rendiamo conto di tutte le volte in cui ci lasciamo prendere dalla sfiducia e dallo scoraggiamento? Come riuscire a vivere in un clima sereno di luce, speranza, pazienza e sforzo? Bisogna far sì che nessuno ci rubi e ci tolga la speranza per camminare, lottare, amare, e mettercela tutta in questa nostra vita. Il compimento della speranza è la felicità. Ma se la nostra felicità non sono gli altri, non siamo felici di nulla, né Dio può dirsi felice di noi. Se poi la felicità in cui speriamo è il desiderio dell’Altro, allora abbiamo fatto bingo, abbiamo trovato la “combinazione fortunata”.
La stella dei sogni
“Oltre ad attingere la speranza nella grazia di Dio, siamo chiamati a riscoprirla anche nei segni dei tempi che il Signore ci offre. È necessario, quindi, porre attenzione al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella tentazione di ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza. Ma i segni dei tempi, che racchiudono l’anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica di Dio, chiedono di essere trasformati in segni di speranza” (Spes non confundit, 7). I tanti segni di speranza lungo la via della vita sono stelle comete che brillano e lasciano la loro scia luminosa nel bel cielo della parte migliore dell’umanità
E’ l’ora del ritorno a casa. I Magi riprendono il cammino. Se il viaggio dell’andata era tutto da segnare, la strada del ritorno è tutta da sognare. Adesso è il “sogno”, non più una stella, che fa da navigatore per i Magi: “Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (Mt 2,12). I Magi sono invitati a ricalcolare il percorso per intraprendere una strada diversa da quella già percorsa. Cosa significa “cambiare strada”? Nel pellegrinaggio di ritorno sono insidiati dall’odio di Erode contro il Bambino, per uccidere nel loro animo ogni segno di speranza brillata nella Grotta. Per questo cambiano strada, guidati dal Mistero adorato, Cristo nel cuore. Come si ritorna a casa dopo l’incontro con Cristo? “Non sgomentatevi per paura di loro e non turbatevi, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (cf. 1Pt 3,13-15).
+ Gerardo Antonazzo
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