Omelia del Vescovo Gerardo per l’Ordinazione presbiterale di don William Di Cicco

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CHIAMATI ALLE NOZZE

Omelia per l’Ordinazione presbiterale di don William Di Cicco

Basilica-Cattedrale Abbazia Montecassino, 11 ottobre 2014

 

Saluto con affetto di gratitudine dom Augusto Ricci, Amministratore apostolico, insieme con la Comunità monastica e l’intera diocesi dell’Abbazia territoriale di Montecassino.

Un caro saluto a tutti voi sacerdoti, religiose e religiosi, carissimi seminaristi, e a te don William il mio abbraccio paterno. A tutta questa santa assemblea orante la mia cordiale riconoscenza per la viva e vibrante partecipazione al sacro rito.

La liturgia della Parola sviluppa l’annuncio della “con-vocazione” intorno ad un “banchetto” universale, illuminando come in pieno meriggio la nostra ecclesiale partecipazione alla celebrazione eucaristica e alla preghiera per l’ordinazione presbiterale.

Carissimo don William, la tua filiale devozione nei confronti della Madonna ti ha costantemente sostenuto sin dagli anni della tua adolescenza. Il tuo orientamento vocazionale ha avuto inizio all’ombra del Santuario della Madonna di Canneto, e il cammino di discernimento e di formazione si è compiuto presso il Seminario regionale di Anagni. Qualche mese fa, all’ombra dello stesso tempio dedicato alla Vergine di Canneto ti veniva comunicato la data della tua ordinazione presbiterale. E oggi il Signore ti sceglie definitivamente, sceglie personalmente te, ti chiama ancora per nome e ti costituisce profeta della sua Parola. Scegliendoti, ti accoglie con le tue fragilità e limiti, perché sia evidente che la forza della sequela viene da Lui, dalla sua predilezione, e non dalla tua iniziativa personale o intraprendenza umana. Il tuo ministero sarà evidente epifania del suo “mistero”, che oggi verrà affidato nelle tue mani.

“È davvero un tesoro –dichiara papa Francesco- che Dio mette da sempre nel cuore di alcuni uomini, da Lui scelti e chiamati a seguirlo in questo speciale stato di vita. Questo tesoro, che richiede di essere scoperto e portato alla luce, non è fatto per “arricchire” solo qualcuno. Chi è chiamato al ministero non è “padrone” della sua vocazione, ma amministratore di un dono che Dio gli ha affidato per il bene di tutto il popolo, anzi di tutti gli uomini, anche di coloro che si sono allontanati dalla pratica religiosa o non professano la fede in Cristo” (Discorso alla Plenaria Congregazione del Clero, 3 ottobre 2014).

In realtà, Dio si affida oggi ad un fragile vaso di creta, e a te non restra che gridare la gioia della tua fiducia: “Tutto posso in colui che mi dà la forza” (Fil 4,13), e dichiarare con le parole dell’Apostolo: “Rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio” (Tm 1,12).

Il banchetto escatologico

L’esercizio del ministero presbiterale è servizio di convocazione. Il Signore metterà sulla tua bocca l’annuncio:  “Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello!” (Ap 19,9).

Nel testo del profeta Isaia, Dio prepara sul monte Sion, luogo in cui ha messo la sua dimora, un banchetto universale per tutti i popoli, con i segni dell’abbondanza e della gioia. Caro don William, la volontà di Dio è la salvezza universale perchè tutti gli uomini riconoscano la sua azione: “Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza” (I lettura).

Il dinamico processo della rivelazione biblica si chiude con la gioiosa profezia di un banchetto nuziale: “Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria, perché sono giunte le nozze dell’Agnello; la sua sposa è pronta: le fu data una veste di lino puro e splendente. .. Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello! “(Ap 19,7-9).

Scrive s. Benedetto: “Quel sacrifizio e quella comunione, in cui Egli a noi si dona sotto il velo del Sacramento, è un principio ed una preparazione di quella comunione eterna, in cui Egli si darà a noi senza velo… Aspettiamo dunque codesto eterno banchetto, in cui sarà dato svelatamente il pane degli Angeli, e saremo inebriati e rapiti della voluttà del Signore, e delle ineffabili delizie dell’amor suo; ma ad ottener questo, procuriamo di rendercene degni con prepararci a partecipare di questo grande ed ineffabile mistero” (Istituzione della SS. Eucarestia).

Ministro delle nozze

Tale escatologia cristiana è “presenteista”: annuncia, cioè, eventi che il Signore inaugura già nel presente. Il dono della partecipazione al banchetto nuziale non è una promessa che si realizzerà soltanto in un lontano avvenire, ma si avvera qui e ora nell’incontro con Gesù, sposo dell’umanità.

“Il regno di Dio è simile a un re che fece una festa di nozze per suo figlio”: il verbo d’azione del re è al passato, “fece”, quindi è un’azione che ha avuto già inizio. E’ l’azione con cui Dio ha già iniziato a rivelare il suo amore. Anche durante le nozze di Cana, Gesù si rivela come il vero Sposo, non senza la mediazione di Maria, attenta alla gioia della festa, premurosa soprattutto nel momento critico in cui viene a mancare il vino della gioia nuziale. Grazie a Lei, la festa viene salvaguardata,  e in modo così discreto che nessuno degli invitati si accorge di nulla.

Nella letteratura biblica, insieme con l’annuncio di Dio quale sposo dell’umanità,  è bene attestata anche la figura e il compito dell’ “amico della sposo”. Sarà soprattutto Giovanni Battista a designare il Messia come “lo sposo” desiderato: “Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo” (Gv 3,29). Nell’antico Israele l’“amico dello sposo” era incaricato dai due clan familiari di tenere i rapporti tra i fidanzati, così da formalizzare tutti gli aspetti concreti, legali ed economici del futuro matrimonio.

Caro don William, la tua vita verginale deve essere un trasparente messaggio di appartenenza esclusiva allo Sposo. Devi coltivare l’amicizia spirituale con Gesù Cristo, nell’intimità della preghiera e nell’assiduità della tua confidenza con la sua Parola. Il suo amore, e soltanto il desiderio di appartenergli totalmente, deve ricolmare il tuo cuore, animato da un sincero affetto spirituale, senza spazi interiori lasciati deserti, senza riserve mentali, senza cedimenti che rischiano di diventare brecce del Tentatore.

Per tutti la sorgente dell’amore nuziale di Cristo è la sua croce. Da essa scaturisce l’acqua viva che disseta l’arsura provocata dalla tragedia del peccato. Saprai orientare, pertanto, l’uomo ferito dal peccato e mendicante dell’unico vero Amore, alla tenerezza della croce, per far sentire come proprie le parole dell’apostolo: Cristo “mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20); egli “vi ha amato ed ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore” (Ef 5,2); “ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei” (Ef 5,25).

Gesù si distende sul ruvido talamo della croce, per consumare la nuzialità del dono della sua vita. Il talamo è il luogo dove i coniugi riposano, dialogano e condividono il loro amore.I mistici cristiani ammirano l’icona di Cristo sposo, appeso allo scomodo talamo della croce.

Ai crocicchi delle strade

Gli invitati della parabola non comprendono, anzi rifiutano l’invito, fino a maltrattare i messaggeri. Di seguito vengono dichiarati indegni, perché preferiscono dedicarsi ai propri interessi umani e materiali. Con il ministero a te conferito, caro don William, dovrai risvegliare la nostalgia di Dio e dei beni spiriuali.  Rivolgiti ai più sfortunati, a quanti sono penalizzati dalla “cultura dello scarto”. Saranno i preferiti e i privilegiati per il banchetto del Re. Non dovrai seguire la logica del mondo: “Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi” (Lc 14,13). Non disonorare mai né i poveri né i sofferenti: sono la carne di Gesù Cristo (cfr. Matteo 25).   Nella vita di Gesù e nella predicazione del suo messaggio si coglie uno stretto nesso tra banchetto e annuncio di speranza. Gesù è solito prendere parte ai banchetti durante i quali si compie l’incontro con personaggi che vengono guariti, perdonati, trasformati dalla presenza del Signore e chiamati a vivere una nuova speranza. Frequentemente la partecipazione di Gesù ad un banchetto si trasforma in un atto di speranza a cui segue il gesto della liberazione. Dio non fa distinzione di persona; se ha una preferenza è solo per i peccatori, per i più deboli, per i poveri e per i malati, per quelle pietre umane ritenute di scarto, e perciè rigettate dagli uomini.

Mettiti alla ricerca soprattutto dei giovani, che spesso diventano i nuovi poveri, cercali ai crocicchi delle loro delusioni  e speranze, aiutali nei crocevia delle loro scelte importanti e decisive, amali nei meandri delle loro confusioni e incertezze, sii loro compagno di strada nei grovigli delle loro solitudini, incoraggiali nella fecondità delle loro buone energie. Rigenera la coniugalità delle famiglie, per ravvivare il vigore e la gioia delle coppie santificate dal sacramento matrimoniale. Prenditi cura in particolar modo delle famiglie ferite da molte difficoltà e prove, perché la forza e le ragioni dell’amore guariscano ogni genere di sofferenza.

Non rifiutare e non escludere nessuno per personalismi autoritari e arbitrari. Non favorire l’arroganza dei più forti, non  dipendere dai potenti di turno, e non penalizzare nessuno per favoritismi umani. Chiunque deve poter riconoscere in te i tratti belli e gioiosi, accogliente e amorevoli, della paternità di Dio e della maternità della Chiesa. Cerca di meritare il prezioso e significativo titolo di “padre” che sta molto a cuore ai nostri fedeli. Agisci in modo cordiale, accogli a braccia aperte, non lasciarti rattrappire nei tuoi affetti dalla morsa dei pregiudizi.

Avrai cura che ciascun invitato rivesta l’abito nuziale, necessario per essere ammessi nella sala del banchetto.  Con il tuo ministero rieduca alla vita battesimale; e con carità provoca alla conversione della vita, per aiutare a “rivestirsi di Cristo”, l’uomo nuovo, ed essere ammessi nella sala del suo banchetto di vita nuova.

Anche tu, questa sera sarai rivestito degli abiti sacerdotali. La veste del tuo battesimo oggi diventa per te il grembiule del Cenacolo: è l’indumento sacerdotale che meglio esprime la nostra missione. Gli abiti sacerdotali non sono l’espressione di un onore né di privilegi, ma segni della dignità regale del tuo amore crocifisso: “Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore”.

Alla Vergine Bruna di Canneto affidiamo questo momento di grazia, perché sia da te accolto come ricco dono spirituale, al servizio della comunità diocesana, e della Chiesa intera.

Maria madre di Cristo, ti custodisca e ti aiuti a diffondere l’intenso profumo del balsamo che tra poco consacrerà le tue mani. Porta con te anche l’odore delle pecore che ti verranno affidate, ed espandi la fragranza del tuo amore verginale  per il Signore, che dovrà impregnare l’agire del tuo ministero.   Amen.

 

+ Gerardo Antonazzo

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