Intervista a mons. Gerardo Antonazzo sulla Missione Diocesana

È  stata una piena esperienza di popolo ed un risveglio gioioso”

 

A conclusione della “Missione Diocesana”, ecco l’intervista al vescovo Gerardo. Gli abbiamo chiesto una  prima riflessione  su questa forte esperienza di fede e di popolo, per ripartire arricchiti all’inizio del nuovo anno pastorale.

È possibile un primo bilancio sulla “Missione Diocesana”?

Non è certo tempo di “bilanci”, né di conclusioni riguardo al progetto della Missione Diocesana svoltasi dal 21 al 27 settembre. Si rischierebbe di essere approssimativi e poco rigorosi per un’analisi che richiede tempo e anche un certo distacco psicologico da euforismi trionfalistici, come anche da vittimismi deleteri. Mi riprometto di fare tesoro di tutti i processi di verifica che saranno favoriti nelle prossime settimane per garantire una forma di “restituzione”, direi di “redditio” della Missione vissuta alla comunità diocesana, nella forma di un breve documento, per rilanciare la continuità dell’esperienza vissuta. Si potrebbe però operare un tentativo di “sintesi”, al fine di far risaltare gli aspetti peculiari che hanno caratterizzato l’esperienza di evangelizzazione, sia nel positivo che nei limiti riscontrati. Questo ci permette di raccogliere e tenere insieme alcuni tra gli elementi più significativi, per poi riflettere più attentamente sui singoli dati, ed elaborare una rilettura attenta e utile. L’elaborazione di una verifica approfondita sarà preziosa ai fini di una disamina socio-religiosa del territorio e di una possibile interpretazione dell’orientamento culturale ed etico delle nostre comunità e del  rapporto tra i credenti e la comunità cristiana locale”.

Quali erano  gli obiettivi della Missione da raggiungere?

“Il primo obiettivo della Missione diocesana riguardava sia la conversione, cioè  di cambiamento di mentalità e di metodo della pastorale ordinaria in termini di missionarietà. Questa sensibilità, grazie al progetto realizzato, è notevolmente “esplosa”. Con ciò, la presenza dei Seminaristi del Regionale di Anagni, che inizialmente erano considerati come coloro che avrebbero svolto in primis la Missione diocesana, è stata ben compresa, come una presenza di stimolo e di accompagnamento ad un’azione missionaria che doveva riguardare e coinvolgere prima di tutto i laici delle varie parrocchie. E così è accaduto.   Un secondo obiettivo, alquanto urgente, era e rimane quello di ricostruire un’alleanza esemplare e dinamica tra la comunità dei credenti e il vasto territorio, soprattutto le periferie geograficamente più isolate rispetto al centro storico delle nostre parrocchie. La periferia territoriale spesso genera, o comunque corrisponde anche ad una periferia dell’esperienza della fede, con un crescente distacco e disaffezione dalla vita della parrocchia. In questo senso, il rapporto è migliorato, ma è uno degli elementi che il seguito della missione dovrà potenziare in modo strutturale e sistematico. Un ulteriore obiettivo della Missione è stato quello di provocare il protagonismo dei laici nello slancio della evangelizzazione. Questo tentativo, evidentemente, andava di pari passo con l’esigenza mai compiuta di “declericalizzare” l’attività pastorale. Papa Francesco nella “Evangelii gaudium” afferma che i laici sono “semplicemente” la maggioranza del popolo di Dio. Come non renderli protagonisti, ad ogni livello e settore, dell’azione ecclesiale?”.

Quale aspetto L’ha sorpresa maggiormente?

“Devo ammettere che tutti i presbiteri, io compreso, siamo  stati colti di sorpresa per la partecipazione dei laici alla Missione, a partire dalla frequenza della Scuola di evangelizzazione approntata appositamente per abilitare gli stessi laici ad una prima esperienza missionaria. I numeri da una parte, l’entusiasmo dall’altra, hanno dato ragione ai laici, i quali con il loro agire hanno dimostrato un roboante Ci siamo”, che non deve essere assolutamente spento”.

Allora, una vera esperienza di popolo….

“La missione diocesana è stata una piena esperienza di “popolo”, considerato il coinvolgimento esteso sia dei laici missionari, sia delle persone raggiunte secondo le fasce di età. Si è trattato come di un risveglio popolare e gioioso, che ha ridestato tanti  da un torpore che durava da tempo. In questo senso abbiamo constatato come la gente del nostro territorio, che rientra nella fascia ampia dei cosiddetti “non praticanti”, non è gente lontana dalla fede, né dall’apprezzamento della comunità parrocchiale. E’ soltanto in “attesa” che qualcuno si interessi di loro, che qualcuno li cerchi, gli vada incontro. Questo mi fa capire perché abbiamo avuto un’accoglienza incredibile da parte di tutti. Sono persone che amano riattivare un primo incontro con la parrocchia, non in chiesa ma in casa, ama essere cercata nei suoi ambienti di vita, nelle contrade delle loro case. Personalmente penso che questo vada interpretato come un importante appello alla riscoperta di una dimensione più “domestica” della vita cristiana ordinaria. Ci penseremo bene”.

Qual è stata la collaborazione dei presbiteri e dei laici?

L’azione di animazione da parte  dei presbiteri è stata esemplare sia nella fase preparatoria, che nello svolgimento della Missione. Hanno saputo dare lo slancio giusto, coinvolgendo le persone disponibili senza esclusioni, e motivando i laici nel coraggio di affrontare situazioni inedite e imprevedibili con fiducia e generosità”.

Quindi non si può dire “compiuta” questa  Missione….

In definitiva, la Missione svolta nei giorni programmati, potremmo ritenerla davvero “compiuta” solo nel momento in cui avremo prova concreta di una continuità nell’impegno costante di evangelizzazione, oltre il culto e le devozioni popolari, per costituirci in ciascuna comunità, o tra più parrocchie insieme, in uno stato permanente di missione”.

Una testimonianza di fede e di enorme partecipazione ed entusiasmo, si sta rivelando la lunga peregrinatio della  statua della Madonna di Canneto.

La peregrinatio mariana, iniziata a conclusione della Missione popolare, intende perseguire ulteriori obiettivi legati all’evangelizzazione nelle nostre parrocchie. Tale iniziativa pastorale vuole tenere vivo e alto il livello dell’impegno missionario nella pastorale ordinaria, a partire dall’annuncio della vita come vocazione. In questo senso la testimonianza della Madonna è esemplare, luminosa e consolante. Il passaggio della statua della Madonna di Canneto prevista per pochi giorni in ciascuna parrocchia, dovrà provocare almeno una settimana di animazione vocazionale, perché non si riduca tutto a manifestazioni devozionistiche sterili e anacronistiche”.

Gianni Fabrizio

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