Il parroco di Castrocielo, Don Tonino Grossi (1 giugno 1940 – 10 gennaio 2015), è venuto a mancare. Con un affettuoso abbraccio di commiato la comunità parrocchiale di Santa Lucia, ha reso, il giorno 11 gennaio scorso, l’ultimo omaggio al proprio pastore, molto amato per la sua affabilità e delicatezza ma anche apprezzato per l’intraprendenza delle attività pastorali che sosteneva, come la coraggiosa scelta di portare a termine i lavori per l’oratorio parrocchiale, precedentemente iniziati da Don Antonio Molle, lavori che hanno costituito un vero fiore all’occhiello nella realizzazione delle strutture atte ad offrire ai giovani un punto di riferimento nel locale panorama ecclesiale. Cosa dire di più di Don Tonino, di un parroco che muore? Riprendendo quanto detto dal Vescovo diocesano, Mons. Gerardo Antonazzo, che ha officiato il rito funebre, insieme a molti sacerdoti, alla presenza di centinaia e centinaia di fedeli, in circostanze come queste non si devono tessere gli elogi di una persona che è venuta a mancare, quasi a volerne fare un panegirico, idealizzando virtù e scelte pastorali sostenute ma si deve riflettere sulle scelte concrete da un sacerdote sostenute. Dire – pertanto – che Don Tonino è stato un missionario potrebbe apparire, ancora, come un’esaltazione del suo impegno pastorale ma… se dire che è stato un missionario equivale, invece, a far riflettere sul fatto che per lui essere missionario significava annunciare il Vangelo e niente più allora, per riportare ancora le parole di Mons. Antonazzo, don Tonino era “profondamente missionario nell’anima” e non in terre straniere e d’oltre Oceano, come il Brasile, dove lui stesso comunque era stato missionario. Cosa dire ancora di un parroco che viene a mancare? Che è stato un buon sacerdote? No! Buoni esseri umani e buoni sacerdoti possono esserlo tutti o molti ma santi sacerdoti ci si deve sforzare di esserlo, seguendo la via del Vangelo ecco allora emergere ancora il tema della missione e della missionarietà e anche in questo caso Don Tonino Grossi lo era sia perché apparteneva, prima di divenire sacerdote diocesano, all’Ordine missionario trinitario, sia perché nella vita, e nella sua vocazione sacerdotale, ha preso sul serio il messaggio del Signore: «Fate questo in memoria di me». Prendere sul serio le parole del Signore, allora, significa essere mandati dal Risorto nella propria Vigna, per evangelizzare i fedeli, significa fare cose sante e cosa c’è di più bello del santificare i fedeli con il Battesimo o dell’offrire loro il Sacramento del Perdono o dell’Eucaristia? Cose c’è di più bello di una cosa semplice come, ad esempio, un fiore? Parlare di un fiore sembra banale e riduttivo perché un fiore è fragile, è piccolo, può essere calpestato e ridotto al nulla ma… anche se sgualcito da una scarpa impietosa, conserva tuttavia il suo polline ed i suoi semini, sparsi nella terra e pronti a germogliare in tanti altri fiori, non più in uno solo… senza voler fare sentimentalismi, e discorsi che non sembrino aderenti alla realtà, pensiamo ancora a Don Tonino con delicatezza, con silenzioso rispetto, chi lo ha conosciuto ami in segreto la sua affabilità e gli rivolga il suo sentito grazie, per ricordarlo così come era: simpatico, coraggioso ma, soprattutto, missionario, prete e parroco di Santa Lucia in Castrocielo.
Giovanni Mancini