Il Vescovo concelebra, ad Avezzano, la Messa Solenne per il centenario del terremoto del 1915

C’era anche il nostro Vescovo Monsignor Gerardo Antonazzo a concelebrare la Messa Solenne, presieduta dal Vescovo dei Marsi, Monsignor Pietro Santoro, nella Cattedrale di Avezzano, in memoria delle vittime del terribile sisma che il 13 gennaio del 1915 sconvolse Marsica, Valle Roveto e Sorano.

Una partecipata cerimonia, concelebrata anche dagli Arcivescovi e dai Vescovi dell’Abruzzo e del Molise, di Ascoli Piceno e di Rieti, a cui hanno preso parte tantissimi cittadini, oltre ai sindaci dei paesi coinvolti, alle autorità civili e militari abruzzesi, agli esponenti dell’“Istituzione per il centenario del terremoto della Marsica”, il cui comitato d’onore è presieduto da Gianni Letta e ai rappresentanti della politica nazionale, Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm, la senatrice Stefania Pezzopane e il parlamentare Filippo Piccone.

Toccante l’omelia del Vescovo Santoro che avrebbe voluto pronunciare uno per uno, per non rimanere dentro la fredda statistica dei trentamila morti, i nomi di tutte le vittime. «Dare voci alle storie di vita non vissuta» ha spiegato «perché sono le nostre storie, appartengono alla nostra storia. Li deponiamo sull’altare quei nomi e quei volti, mentre chiediamo a Dio il dono delle lacrime, il dolore dell’anima che assume il dolore delle vittime del sisma e non le affida al vento dell’oblio».

Nelle sue parole, però, anche tanta speranza che, nei giorni della tragedia, si era incarnata nell’allora Vescovo dei Marsi «Pio Marcello Bagnoli, dentro una Chiesa che piangeva i suoi figli morti e, tra questi, 24 sacerdoti diocesani, 4 chierici, 3 missionari, 6 frati Cappuccini, 5 suore. Nel volto di San Luigi Orione, di San Luigi Guanella, delle prime quattro religiose del Sacro Cuore, dei preti superstiti, dei giovani di Azione Cattolica. Nei volti solidali dei sopravvissuti, nei piccoli e grandi gesti che appartengono alla cronaca feriale delle Beatitudini».

Poi uno sguardo sull’attualità, sul «sisma silenzioso ma non meno sanguinante: la mancanza di lavoro» e «sull’unica ricostruzione possibile nel nostro tempo dell’uomo e della natura ridotti a merce: l’intreccio tra la vita di ciascuno e quella degli altri. La ricostruzione oggi indicata da Papa Francesco».

Al termine dell’omelia, Monsignor Santoro ha poi acceso una candela ritrovata tra i ruderi di una chiesa di Alba Fucens. Precisamente dopo cento anni, quella luce è tornata ad ardere mentre, con le parole della Lumen Fidei, si chiedeva alla Vergine Maria di orientare il cammino di una terra illuminata dalla speranza ritrovata.

Maria Caterina De Blasis

Foto Benedetto Di Pietro

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