Celebrazione diocesana della Giornata nazionale per la Vita. Omelia del Vescovo Gerardo

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PROFETI DI VITA

Cassino, Ospedale s. Scolastica, 1° febbraio 2015

37ª Giornata nazionale per la vita

 

Grazie per questa celebrazione diocesana della Giornata nazionale per la Vita in un luogo altamente significativo e provocatorio, quale l’Ospedale “S. Scolastica”, dove quello della Vita umana  non è uno slogan, né un tema di riflessione e di dibattito, ma un dono qui accolto dal concepimento fino al suo compimento, nel segno della gratitudine e della custodia della sacralità di questo “miracolo” dell’amore fecondo del Creatore. La scelta di questo ambiente, fortemente evocativo del valore della vita, ci permette di condividere la preghiera, la speranza e l’impegno non solo con gli “addetti ai lavori”, ma per tutti coloro che si trovano impegnati nella sensibilizzazione verso questo bene umano fondamentale, molto spesso insidiato da scelte perverse di morte, con irreversibili danni psicologici, relazionali, affettivi, morali e sociali. La celebrazione odierna intende rivolgersi direttamente a tutti i soggetti che quotidianamente sono coinvolti nella dignità della vita, nel suo nascere, nel suo soffrire, nel suo morire.

Il progetto pastorale della diocesi per l’anno 2014-2015 “Chi-Amati a rispondere. Creati per amore, nati per amare” vuole riproporre in modo diffuso l’amore per la Vita, quale mistero che si compie solo nell’accoglienza del dono, e nella risposta al progetto di Dio. Ho scritto, tra l’altro, nella Lettera pastorale: “Il valore e la bellezza della vita riguarda l’aspetto fondativo della persona umana, il bene fondamentale della sua esperienza tra gli umani. Siamo entusiasti della vita, siamo grati a Dio di questo grande dono che fa all’umanità, siamo contenti del creato in cui ci ha collocato come essere unici e irripetibili, responsabili della sua conservazione e del suo sviluppo, intelligenti per capirne i segreti e felici di collaborare con Lui. Non loderemo mai abbastanza Dio del dono della vita, della terra, dei fiori, delle piante, degli animali, del cielo e degli oceani. Siamo contenti di essere stati immersi in un sogno grandioso, di gioire con il Dio della creazione, e di essere stati collocati al culmine della bellezza dell’universo”.

Il vangelo di questa domenica ci pone di fronte al problema della vita posseduta dallo spirito cattivo: “Nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare: ‘Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?. Io so chi tu sei: il santo di Dio”. E Gesù che ordina: “Taci! Esci da lui!”.

Miei cari, di fronte al mistero della vita spesso dobbiamo ammettere di essere schiavizzati anche noi dallo spirito impuro del calcolo, della convenienza, dell’egoismo, della comodità, che porta a rifiutare e a sopprimere il dono della vita ritenuto ingombrante, scomodo, impegnativo e dispendioso. Altre volte siamo posseduti dallo spirito impuro del desiderio di un figlio quale diritto-pretesa ad ogni costo, in qualunque modo ciò sia possibile.

Assecondare il nobile e grande desiderio di avere un figlio è un investimento necessario per il futuro, purché “questo desiderio non si trasformi in pretesa, occorre aprire il cuore anche ai bambini già nati e in stato di abbandono. Si tratta di facilitare i percorsi di adozione e di affido che sono ancora oggi eccessivamente carichi di difficoltà per i costi, la burocrazia e, talvolta, non privi di amara solitudine. Spesso sono coniugi che soffrono la sterilità biologica e che si preparano a divenire la famiglia di chi non ha famiglia” (Messaggio dei Vescovi).

Il triste fenomeno dell’aborto, la prassi della fecondazione artificiale, la ricerca scriteriata del benessere egoistico che sterilizza l’elargizione dell’accoglienza, e il persistere della crisi economica, deprimono gravemente la fecondità della cultura dell’accoglienza.  Stimolante la conclusione del messaggio dei vescovi: “La fantasia dell’amore può farci uscire da questo vicolo cieco inaugurando un nuovo umanesimo: “vivere fino in fondo ciò che è umano… migliora il cristiano e feconda la città”. La costruzione di questo nuovo umanesimo è la vera sfida che ci attende e parte dal sì alla vita.

Sono molte le citazioni del magistero di papa Francesco che riaffermano lo stretto legame tra i bambini e gli anziani, da cui dipende il futuro dei popoli: “Abbiamo parlato dei bambini: ce ne sono tanti! Ma io vorrei anche parlare dei nonni, l’altra parte della vita! Perché noi dobbiamo aver cura anche dei nonni, perché i bambini e i nonni sono la speranza di un popolo. I bambini, i giovani perché lo porteranno avanti, porteranno avanti questo popolo; e i nonni perché hanno la saggezza della storia, sono la memoria di un popolo. Custodire la vita in un tempo dove i bambini e i nonni entrano in questa cultura dello scarto e vengono pensati come materiale scartabile. No! I bambini e i nonni sono la speranza di un popolo!” (Udienza al Movimento per la vita, 11 aprile 2014). Altrettanto vale per il dramma dei nuovi flussi migratori, che rischia di cadere nella globalizzazione dell’indifferenza.

Il pensiero di papa Francesco va soprattutto alle mamme. Ecco le sue parole ricche di affetto e di delicatezza:  “La madre… viene poco ascoltata e poco aiutata nella vita quotidiana, poco considerata nel suo ruolo centrale nella società. Anzi, spesso si approfitta della disponibilità delle madri a sacrificarsi per i figli per “risparmiare” sulle spese sociali… Anche nella comunità cristiana bisognerebbe comprendere di più la lotta quotidiana delle madri per essere efficienti al lavoro e attente e affettuose in famiglia; bisognerebbe capire meglio a che cosa esse aspirano per esprimere i frutti migliori e autentici della loro emancipazione… Le madri si “dividono”, a partire da quando ospitano un figlio per darlo al mondo e farlo crescere… Sono esse a testimoniare la bellezza della vita…. Essere madre non significa solo mettere al mondo un figlio, ma è anche una scelta di vita, la scelta di dare la vita. E questo è grande, è bello… Una società senza madri sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale” (Udienza generale 7 gennaio 2015).

Calzante anche il richiamo di papa Francesco ai medici cattolici lo scorso 16 novembre 2014: “Alla luce della fede della retta ragione, la vita umana è sempre sacra e sempre “di qualità”. Non esiste una vita umana più sacra di un’altra: ogni vita umana è sacra! Come non c’è una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra, solo in virtù di mezzi, diritti, opportunità economiche e sociali maggiori». E, con chiarezza, il papa definisce “falsa compassione” quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica “produrre” un figlio considerato come un diritto, invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre.

Ricevendo il Movimento per la vita, insieme a tante mamme e ai loro bambini, in occasione dei vent’anni di Progetto Gemma, papa Francesco ha riaffermato che la vita “è sacra e inviolabile”. Egli ha aggiunto: “Ogni diritto civile poggia sul riconoscimento del primo e fondamentale diritto, quella alla vita, che non è subordinato ad alcuna condizione, né qualitativa né economica né tantomeno ideologica”. Egli concludeva con l’accorato appello a “proteggere la vita con coraggio e amore in tutte le sue fasi, con lo stile della prossimità: che ogni donna si senta considerata come persona, ascoltata, accolta, accompagnata” (Udienza al Movimento per la vita, 11 aprile 2014).

Questo stanno facendo in tanti, laici e consacrati, credenti e non, professionisti e volontari, negli ospedali e nelle istituzioni civiche, nelle associazioni no profit, nelle diocesi con i “prestiti della speranza” alle famiglie in difficoltà, nelle Caritas parrocchiali, in Centri di aiuto alla vita, nelle associazioni delle adozioni a distanza.

Per tutto questo e a tutti coloro che sono direttamente o indirettamente propugnatori di questa “profezia della vita” contro ogni cultura di morte, la mia  amorevole gratitudine, avvalorata da un particolare e benedicente ricordo nella mia preghiera. Grazie.

+ Gerardo Antonazzo

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