Marco Tarquinio nel terzo giorno del convegno

Per fare il giornalista bisogna imparare ad essere misericordioso

Nel terzo giorno di lavori, il Convegno Pastorale diocesano “Misericordiosi come il Padre per un nuovo umanesimo” si è spostato a Cassino, presso la chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo. In apertura, dopo il consueto, intenso e curato momento di preghiera, stavolta animato dal Coro parrocchiale “In Festa”, il Vescovo Antonazzo ha avvertito i presenti che il relatore della serata, Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, sarebbe giunto con qualche ritardo a causa di un incidente avvenuto in autostrada ed ha iniziato… con le conclusioni.

No, in realtà ha offerto una profonda riflessione sul significato teologico, spirituale e pastorale del convegno stesso che, essendo “itinerante”, aiuta a peregrinare, chiedere, cercare la direzione giusta. Perché – ha chiesto – è importante questo “convenire” dei cristiani? Sono sacerdoti, consacrati, diaconi, operatori pastorali, fedeli che si riuniscono, ma non si tratta di un’assemblea di fabbrica, né di un raduno di partito, né di un’assemblea di azionisti di società o di un’ azienda in riorganizzazione. Il nostro convenire, ha spiegato, è un elemento intrinseco alla Chiesa. Ciò che definisce il volto della Chiesa, infatti, non è l’organizzazione, ma mistero e sacramento. In queste parole c’è l’incarnazione di Gesù che noi viviamo nella concretezza. La Chiesa è mistero, progetto che scaturisce dal mistero trinitario, per cui è nella logica della comunione, vive la dinamica della comunione, che è grazia ma anche fatica e impegno.

La Chiesa è sacramento, agisce in nome di Cristo perché è corpo di Cristo e compie le azioni salvifiche attraverso cui Dio fa passare la sua grazia. La Chiesa, inoltre, ha continuato il Vescovo Gerardo, agisce intorno a tre parole: preghiera, Parola, comunione: fin dall’inizio si è edificata attorno a queste tre coordinate. Il nostro convenire, in questi momenti di incontro tra fratelli e sorelle, attiene alla comunione. Il convenire è un fatto spirituale molto intenso, un evento di comunione e di grazia. A volte, il Vescovo ha messo in guardia, c’è una tentazione consumistica di questi momenti perché piace ascoltare, o scaricare da internet, una bella relazione ma non si vive l’evento in comunione. Questo disgrega e distrugge la comunione. Invece è bello dare un’anima al convenire, è bello essere in comunione. Sviluppare una sensibilità ecclesiale è il segreto di una chiesa viva che mette in comunione la vita di tutti.

Poi Antonazzo ha dato ai presenti alcune informazioni e avvisi per i prossimi giorni. Ci sarà, a partire da lunedì 22 giugno, un quarto giorno di convengo pastorale nelle singole zone pastorali.

Accolto da un grande applauso dell’assemblea, Marco Tarquinio, ricevuto il benvenuto dal Vescovo, ha svolto la sua relazione-testimonianza con vigore, convinzione e concretezza sul tema “La misericordia del Vangelo nella Città degli uomini“.  “Faccio il cronista – ha esordito – con la fortuna di lavorare in un giornale speciale, Avvenire, con un altro modo di vivere, di lavorare, di intessere relazioni, rispetto ad altri giornali e capendo che per fare il giornalista bisogna imparare ad essere misericordioso”. Infatti le persone di cui parli, il giorno dopo le incontri per strada e capisci che non si può giudicare stando sulla propria torre, solo in nome della libertà di stampa. E’ un lavoro con dei ritmi e orari che possono mettere in crisi la propria famiglia, che a volte salta e allora molti giornalisti parlano della famiglia presentandola  come “un problema” e trasmettono ai lettori questo concetto.

Dobbiamo guardare, ha continuato Tarquinio, la città concreta per annunciare una parola nuova. Viviamo in un tempo profondamente mediatizzato, la macchina informativa, il politicamente corretto e mediaticamente corretto a molti va bene. Ma abbiamo bisogno di modelli e di pietre di inciampo. La prima terra che si calpesta, su cui si lavora, si cammina è la dimensione familiare, oggi profondamente in crisi, tanto è vero che la Chiesa, preoccupata, le  ha dedicato due sinodi straordinari, perché la famiglia è la cellula base della società. E’ vero che la famiglia è in crisi, ma è vero anche che la famiglia è fortissima. Oggi come in passato, la crisi, senza il grande ammortizzatore sociale che è la famiglia, avrebbe avuto piazze ribollenti. La grande rete sociale della famiglia ci ha salvato, ma nessuno lo racconta, tranne Avvenire. Però c’è anche l’aspetto della crisi della famiglia: molte persone si ritrovano sole con i figli, anche perché oggi molto più facilmente si rompono i legami, le leggi attuali aiutano a rompere più che a tenere unite le famiglie. Oggi ben l’80% delle famiglie sono mononucleari, aumentano le persone sole, non più solo donne, ma anche uomini e in particolare mariti separati, i “nuovi poveri”, e questo è un problema di welfare ma soprattutto di relazioni umane. La Chiesa si sente interpellata e cerca di riparare i guasti di una società in cui abbiamo cominciato a disfare gli spazi della solidarietà sociale. La nostra società sta facendo di tutto perché i figli non siano ben accolti. Si diventa egoisti, non si è capaci di voler bene ai poveri e non si è capaci neanche di voler bene ai propri figli. C’è un vuoto di vite, siamo come nel 1917, quando gli uomini erano in guerra e morivano e figli non nascevano: anche oggi il saldo demografico è negativo. La parola “generazione” si è persa.

I figli, ha proseguito il direttore di Avvenire,  nascono quando c’è un uomo e una donna: oggi dobbiamo dire anche questo! Ci sono meccanismi di legge che incentivano di fatto le famiglie monoparentali: il figlio di una ragazza madre ha la precedenza per l’asilo su quello di una donna sposata. Si vuole insegnare nelle scuole che i bambini possono nascere da un uomo e da una donna ma anche in tanti altri modi. C’è lo scandalo degli uteri in affitto e delle madri surrogate, donne povere sfruttate, che sono oggi le vittime più grandi. Dopo il terremoto del Nepal, ha rivelato, è stato fatto un ponte aereo per portare in Israele le donne che portavano in grembo i figli di altri, come contenitori senza volto. Nessun giornale, se non Avvenire, ne ha parlato. Nella Babele della procreazione assistita, in cui si può arrivare all’assurdo di cinque genitori per un bambino, ci sono degli innocenti, i bambini nati da queste pratiche.

Occorre misericordia in tutti questi casi! Oggi c’è bisogno di accendere il fuoco della consapevolezza, bisogna aiutare a capire che cosa sta succedendo. I Papi stanno sempre dalla parte dei più poveri, deboli e fragili: se anche noi siamo su questa linea, siamo sicuri che stiamo dalla parte giusta.

C’è poi il fronte del lavoro, che impone dei ritmi e degli orari che impediscono alla famiglia di stare insieme tutti nello stesso giorno. Bisogna reintrodurre e riconquistare il giorno della festa, sperimentare la gioia dello stare insieme, trovare e rispettare la misura dei tempi di lavoro ma anche dei desideri, nella strada di realizzazione dell’umano.

Affrontando, infine, la questione dei migranti, Tarquinio ha avvertito: state attenti! su questo c’è una mediatizzazione drammatizzante. In Italia c’è solo un profugo ogni mille abitanti. Il fenomeno non va guardato solo dall’alto: gli uomini e le donne non sono problemi, mai. Guardiamo il fenomeno ad altezza di uomo e di donna: questo è il piano della misericordia. Dobbiamo aiutare anche i politici ad avere uno sguardo diverso su ciò.

L’ampia relazione ha toccato le questioni più scottanti di oggi con vivacità e concretezza, svelando i retroscena generalmente taciuti dalla grande comunicazione del pensiero dominante, dando una misura più veritiera e soprattutto indicando il modo, realistico e pulito, di guardare ai problemi, cercando l’informazione più corretta e meno pilotata. E soprattutto, il direttore di Avvenire ha suggerito come osservare l’attualità per quanto complicata di oggi, con uno sguardo di misericordia.

Adriana Letta

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