Dio più grande del nostro cuore
Omelia per l’apertura della Porta santa
Carcere di Cassino, 14 dicembre 2015
Carissimi fratelli detenuti,
è per me motivo di singolare gioia e di reale commozione interiore portarvi oggi l’annuncio speciale della misericordia di Dio con l’apertura della Porta santa di questa vostra Cappella. E’ confortante l’attenzione paterna di Papa Francesco verso i detenuti per i quali ha voluto favorire la piena partecipazione alla grazia giubilare durante l’Anno santo della misericordia. Anche ieri il santo Padre al termine della preghiera dell’Angelus in piazza s. Pietro ha pensato a voi con queste parole: “Come espressione delle opere di misericordia, vengono aperte anche le “Porte della Misericordia” nei luoghi di disagio e di emarginazione. A questo proposito, saluto i detenuti delle carceri di tutto il mondo”.
La potenza di Dio è l’amore
“Qualunque cosa esso ci rimproveri, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (Prima Lettera di s. Giovanni 3,20). Dio ci conosce più di quanto possiamo conoscere noi stessi. La coscienza umana rimane il sacrario dove ciascuno si trova solo con Dio: essa è in grado di rimproverarci il male compiuto e ci grida dentro la verità dei nostri errori. Ognuno di voi conosce nella propria coscienza il male realmente compiuto, il reato per cui la giustizia umana ha decretato una determinata pena da scontare in carcere. La giustizia umana infligge una pena detentiva quale privazione della liberta umana. La pena assume così una dimensione restrittiva della propria dignità umana; si tratta di un intervento punitivo per l’errore commesso nei confronti della società.
Giustizia umana e giustizia divina
L’Anno santo della misericordia ricorda a ciascuno di voi che la giustizia di Dio è diversa dalla giustizia umana. Dio è giudice solo perché tramite la voce interiore della coscienza e attraverso la verità della sua Parola denuncia la cattiveria del nostro agire sbagliato. Ma la sentenza che Dio emette sui nostri sbagli non è mai di condanna; il suo è sempre un giudizio di perdono, di misericordia e non di punizione, perché “Io non godo della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa!” (Ezechiele 33,11). Di fronte alla consapevolezza di aver commesso un grave reato non dobbiamo mai dubitare della possibilità di essere perdonati da Dio. Anche se il cuore denuncia la cattiveria del male compiuto, la verità ultima è che Dio è più grande del nostro stesso cuore. Il suo amore fedele e tenero per ogni suo figlio è più potente di ogni rimprovero, è più indulgente di ogni giustizia umana.
Pena detentiva e pena redentiva
A questo punto c’è una bella scoperta per voi: la pena detentiva inflitta dalla giustizia umana può trasformarsi in una pena redentiva. Se siete consapevoli e pentiti per il reato compiuto potete credere al perdono di Dio, e anche la pena che dovete scontare secondo la giustizia umana non è subita solo come una restrizione della propria libertà ma come cammino giubilare di ravvedimento, di conversione, di fede, e quindi di reale cambiamento per il futuro. La misericordia di Dio capace di trasformare i cuori può anche trasformare le sbarre in esperienza di libertà interiore grazie alla gioia liberante del perdono. La pena detentiva si trasforma davvero in pena redentiva perché mira alla riparazione del danno e alla riconciliazione con Dio, con la società, con le vittime delle vostre azioni delittuose, con voi stessi e con i vostri compagni di carcere. Mentre da una parte vi sottoponete alla giustizia umana, dall’altra ricevete dalla Chiesa, per volontà di Papa Francesco, la misericordia divina sia per la colpa commessa sia per la pena connessa. E’ bello passare dal rimorso della coscienza al pentimento: il rimorso ci affligge, invece il pentimento ci apre al pianto di s. Pietro che rinnega Gesù, e alla misericordia del perdono divino.
La Porta santa del perdono
Per essere aiutati a vivere in questo modo la pena carceraria oggi abbiamo aperto la Porta santa della vostra Cappella. Osservando le condizioni generali prescritte dalla Chiesa (confessione periodica, Comunione eucaristica, Professione di fede e preghiera per il Papa) e attraversando la Porta santa della cappella potrete ricevere la grazia dell’Indulgenza plenaria sia sulla pena specifica per cui siete in carcere sia sulle molte pene dovute ai peccati della vostra vita passata che se anche non costituiscono reato per la giustizia umana, sono tuttavia colpe morali e offese di Dio e del prossimo. Spesso non siamo più in grado di riparare direttamente i molti danni materiali e morali provocati dai nostri peccati (pensiamo al peccato di aborto, ad altri omicidi, oppure a danni arrecati a persone ormai decedute, etc…). Mentre con la confessione otteniamo il perdono, per risarcire invece i nostri fratelli e sorelle danneggiati dai nostri peccati riceviamo l’aiuto anche dall’Indulgenza plenaria con la quale otteniamo la riduzione delle pene temporali. Per i danni dei peccati commessi, che di solito cerchiamo di riparare eseguendo la “penitenza” che il sacerdote ci indica al termine di ogni confessione, la Chiesa ci viene incontro per i con l’Indulgenza plenaria che attinge dai meriti di Cristo crocifisso e risorto, aiutandoci a ridurre e a purificare le conseguenze dannose delle nostre colpe.
La Porta santa della speranza
Concludo con una domanda: qual è la speranza più importante per un detenuto? Sono sicuro che ciascuno di voi pensa alla possibilità di uscire dal carcere quanto prima. Personalmente credo che la speranza più grande e più importante per voi sia quella di poter cambiare vita durante al vostra detenzione; di modo che l’uscita dal carcere vi introduca in un rapporto nuovo, positivo e costruttivo, con le responsabilità personali, familiari, lavorative e sociali che vi attendono. Pertanto la Porta santa della cappella del carcere è la Porta della speranza perché vi aiuta a percorrere un itinerario di trasformazione interiore, nella mente e nel cuore; diventa così anche la Porta che si spalanca sul vostro futuro.
Vi ringrazio per quanto dimostrate verso il Signore, per la vostra sensibilità nei confronti della fede cristiana: vedo, con piacere di padre e pastore, che moltissimi di voi conservano nel cuore le proprie radici cristiane. Affidatevi alla Madonna di Canneto che avete accolto a braccia aperte dietro le vostre sbarre chiuse: a Lei, Madre di misericordia, confidate i vostri dispiaceri e tristezze. A Lei chiedete di poter essere salvati, redenti, guariti nel cuore da ogni macchia di colpa grazie alla forza dell’amore crocifisso del suo figlio Gesù Cristo.
+ Gerardo Antonazzo