Omelia per la solennità di s. Restituta

Stemma Finis Terrae Mons. Gerardo Antonazzo

In nome della rosa

Omelia per la solennità di s. Restituta

Chiesa s. Restituta, 27 maggio 2016

 

 

La celebrazione liturgica di s. Restituta richiama l’attenzione della comunità cristiana sull’urgenza della nuova evangelizzazione, cioè dell’annuncio del Signore morto e risorto, annuncio nuovo perché rinnovato nello slancio missionario, nello stile e nel metodo: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti” (Evangelii gaudium, 164).

Il segno della rosa

Il buon odore di Cristo

Anche oggi, al termine della Messa in onore di s. Restituta, verrà distribuita una rosa rossa. Tale tradizione conserva la memoria di un miracolo avvenuto a Sora sulla tomba della Santa. Il Vescovo Girolamo Giovannelli cercava il corpo della Martire e fece scavare sotto l’altare maggiore dell’antica chiesa a lei dedicata nel centro di Sora. Stanchi del lavoro e della ricerca inutile, la sera del 13 settembre 1683 decisero che il mattino dopo avrebbero richiuso gli scavi. Il mattino del 14 settembre 1683 uno scampanio scosse la città. Nella notte una rosa rossa era spuntata dalla tomba ancora interrata della Santa. Le radici della rosa entravano in un sarcofago di pietra con una croce sopra scolpita. Apertolo trovarono uno scheletro a cui mancava l’omero destro. La reliquia mancante che era ed è in venerazione dei fedeli dal 1400 circa. Si confrontò quella reliquia e capirono che avevano trovato quello che cercavano. Fu istituito dal vescovo diocesano regolare processo sulla veridicità del miracolo della rosa e furono chiamati i testimoni, tra i quali i Padri Gesuiti e il Preposto della chiesa che custodiva la tomba della Santa.

In nome di questa rosa desidero meditare sul “profumo dell’annuncio” colorato del rosso del martirio. Infatti l’annuncio della fede espande nel cuore di chiunque crede l’odore soave di Cristo: “Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo per quelli che si salvano e per quelli che si perdono” (2Cor 2,15). S. Paolo dichiara che il cristiano deve spargere con la sua vita il profumo Cristo dentro la cultura pagana greco-romana maleodorante di idolatria, di immoralità e di violenza. Il profumo soave della nostra fede in Gesù Cristo deve evangelizzare oggi il neo-paganesimo diffuso, che non risparmia neppure la stessa comunità cristiana.

Non conformatevi a questo mondo

La mentalità pagana puzza di idolatria.

Ammonisce l’apostolo Paolo: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12, 2). Sacche di paganesimo, resistenze diffuse di una cultura secolarizzata, stili di vita condizionati da una prevalente mentalità scristianizzata, evidenti logiche di comportamento antievangelico, e una prassi di Chiesa che spesso non riesce a trasfondere nella vita reale il valore spirituale di alcuni importanti eventi celebrativi della fede. La religiosità del culto è staccata dal culto delle opere, e la fede di molti è confusa e difficilmente si lascia purificare: “Pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata” (Rm 1,21). Nella Bibbia non si parla mai della figura dell’ateo; al contrario le persone vengono identificate in due modi: credenti o idolatri. L’idolo è qualcosa a cui affidi te stesso, la tua passione e la tua energia, e dal quale ti aspetti che questo in cambio ti renda felice; ne possiamo avere molti nel nostro cuore, siamo convinti che se avremo l’ultimo modello di Iphone finalmente la nostra vita cambierà, saremo felici… E’ un principio che possiamo applicare a qualsiasi cosa, anche alle persone; persino la religione, lo studio, il fidanzato, le amicizie, la droga, il gioco d’azzardo, il coktail del sabato sera possono diventare tuoi dei. Dobbiamo ammettere che queste cose non possono dare la vita, non possono rendere felice, ma anzi succhiano ogni energia! L’annuncio della fede deve irrompere, come annuncio e denuncia, dentro queste drammatiche menzogne e bugie che portano l’esistenza di molti ad una rovina irreparabile e ad un declino irreversibile.

Risanare l’immoralità

La mentalità pagana puzza di immoralità.

Il paganesimo dell’impero romano rappresentò per i cristiani un nemico peggiore dei barbari. Il Vangelo non riuscì ad arrestare la disgregazione morale, dalle classi alte, che vivevano nel lusso e nell’ozio, fino al popolino, che si inebriava nei giochi sanguinosi del circo. Divorzio, prostituzione maschile e femminile, omosessualità, denatalità erano diffusi ovunque. I membri del Senato di Treviri, in Germania, nel momento in cui i barbari penetravano nella città erano intenti a banchettare, e non seppero decidersi ad interrompere il festino. Cartagine, la capitale dell’Africa romana, contendeva ad Alessandria e ad Antiochia il primato della dissolutezza e godeva della reputazione di essere il “paradiso” della corruzione e dell’immoralità di ogni genere: “Non abbiate quindi niente in comune con loro. Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce…Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce” (Ef 5, 7-13).

Il Vangelo deve essere parola dirompente anche oggi in una società segnata dall’immoralità dei costumi e dalla corruzione, ampiamente diffusa ad ogni livello e in ogni settore della vita pubblica e privata. Il cristiano deve brillare per la irreprensibilità dei suoi costumi morali, dimostrando come l’esperienza della fede riscatta da ogni vizio e restituisce l’esistenza alla bellezza di una coscienza pura. Evangelizzare oggi significa purificare la mente confusa da molte ideologie che intendono convincere le persone della bontà dii ideologie intrinsecamente sbagliate che offendono il valore della differenza sessuale, il significato sacro della corporeità, la sacralità dell’amore umano, la dignità del nascere e del morire. Come per l’immoralità diffusa nel paganesimo del mondo antico, anche per quella di oggi, non meno grave, il cristianesimo ha molto da dire per arginare il “crollo” della società, in particolare della famiglia.

Riconciliare l’intolleranza

La mentalità pagana puzza di violenza.

Il martirio di s. Restituta è una drammatica testimonianza dell’ intolleranza verso il fatto cristiano. L’impero romano ha sviluppato a lungo un sistema di persecuzione e di pesanti restrizioni nei confronti del cristianesimo. Oggi l’intolleranza verso i cristiani è esercitata in modo violento dal terrorismo islamico, ma anche da molte forze ideologiche massoniche e anticlericali. Le legislazioni di molti stati europei sono orientate chiaramente in opposizione alle proprie radici cristiane. E’ un processo strategico di sradicamento della fede dalla coscienza personale e dal vivere sociale, con la conseguente destrutturazione dei valori che hanno costruito il progresso civile e sociale degli Stati europei. L’insofferenza verso la fede diventa ostruzionismo subdolo, dichiarata opposizione ad ogni progetto orientato in senso cristiano, con il tentativo di arginare l’esperienza della fede, condannata a restare un fatto meramente privato, insignificante e irrilevante dal punto di vista socio-culturale. Sono le nuove forme di persecuzione che la Chiesa subisce; ma essa sa bene come conservare la speranza nella presenza salvifica del suo Signore.

La vita di questa Città, la storia cristiana di questa Chiesa diocesana, saprà valorizzare il sangue dei martiri? Il sacrificio della loro vita potrà anche oggi essere “seme di nuovi cristiani”, come affermava Tertulliano per i primi secoli del cristianesimo? Forse il nostro problema reale non è tanto quello di avere nuovi cristiani ma cristiani nuovi, rinnovati radicalmente da una fede vissuta, capace di diffondere il profumo soave della novità e bellezza dell’evento cristiano.

 

+ Gerardo Antonazzo

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