Omelia per la solennità del Corpus Domini

Stemma Finis Terrae Mons. Gerardo Antonazzo

O RES MIRABILIS!

 

Omelia per la solennità del Corpus Domini,

Cassino e Sora, 29 maggio 2016

 

 

La solennità del Corpo e Sangue del Signore celebra il dono concreto e reale che Cristo fa di se stesso alla Chiesa. Scrive s. Tommaso: “L’eucaristia é il memoriale della passione, il compimento delle figure dell’Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini” (Opuscolo 57). E nel meraviglioso inno eucaristico Panis angelicus scrive: “O res mirabilis: manducat Dominum pauper, servus et humilis”. L’eucarestia attualizza la felice esperienza attestata dall’apostolo Giovanni: “Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita … noi lo annunciamo anche a voi…perché la nostra gioia sia piena” (cfr. 1Gv1,1-4). Sì, carissimi, Dio si è fatto uomo nel grembo materno di Maria di Nazareth; dopo aver portato a compimento l’evento pasquale, il Signore risorto non dismette la nostra umanità assunta nella sua incarnazione. L’eterno Dio, Gesù Cristo, rimarrà per sempre anche uomo: nel suo corpo glorioso conserva la sua divinità unita alla nostra umanità sia nella sua ascensione al cielo, sia nella sua presenza eucaristica.

L’eucarestia vive nel cuore della Chiesa

L’eucarestia vive nel cuore della Chiesa innanzitutto come sacrificio perenne di Cristo nella forma della celebrazione rituale della Messa. Il memoriale dell’eucarestia ci rende contemporanei al sacrificio di Cristo sulla croce. Quale grande atto di amore generoso e incondizionato: la Chiesa può disporre in ogni momento e in ogni luogo del sacrificio di Cristo, il cui corpo e il cui sangue sono offerti sempre per chiunque, “per voi e per tutti”. La totalità del sacrifico è per la totalità degli uomini: l’offerta della sua vita e l’estensione dell’amore sacrificale di Cristo non è subordinato al rifiuto o all’accettazione dell’uomo; resta invece un dono disponibile per tutti. E’ il segno più bello e sconvolgente della liberalità e della gratuità dell’amore. Cristo Signore si consegna alla volontà della Chiesa: Lui compie ciò che la comunità decide, dove, quando e come.                               Cosa cambia nella nostra vita?

La celebrazione del sacrificio eucaristico alimenta il culto spirituale celebrato con la vita nella quale dimostrare l’offerta generosa di se stessi, espropriati da ogni forma di egoismo, la disponibilità a servire i poveri per amore, senza riserve ed esclusioni, preferenze o penalizzazioni.

L’eucarestia vive nel cuore della Chiesa perché è pane di vita eterna per coloro che si nutrono del corpo e del sangue del Signore risorto nella forma della comunione eucaristica. E’ cibo dei viandanti, per camminare con Dio nel cuore e per camminare sempre alla presenza del Signore. Inuna conferenza che nel 1960, alla vigilia del Concilio Vaticano II, l’allora trentatreenne professore ordinario di Teologia fondamentale all’Università di Bonn, Joseph Ratzinger, tenne a Leverkusen, affermava: “L’Eucaristia culmina nella Comunione, vuole essere ricevuta. Se riflettiamo, emerge un ulteriore elemento. Che cosa accade in realtà nella Santa Comunione? Tutti i comunicanti mangiano l’unico e medesimo pane, Cristo, il Signore. Mangiano all’unica mensa di Dio, nella quale non c’è alcuna differenza, nella quale l’imprenditore e il lavoratore, il francese e il tedesco, il dotto e l’incolto hanno tutti lo stesso rango.  Se vogliono appartenere a Dio, appartengono all’unica mensa: l’Eucaristia li raccoglie tutti in un unico convivio”.

Cosa cambia nella nostra vita?

Dalla comunione eucaristica dobbiamo offrire la nostra vita come “custodia” della presenza di Dio nel mondo. Forse talvolta andiamo troppo alla leggera alla mensa del Signore: a lui interessano i tabernacoli viventi, gli interessa avere uomini e donne che siano pronti a rendere presente la realtà di Gesù Cristo in questo mondo. In tal modo la nostra stessa persona si fa cibo e presenza che nutre perché offre al mondo la testimonianza del mistero divino, e non veleno che intossica.

Infine, l’eucarestia vive nel cuore della Chiesa come presenza divina, accolta dalla comunità dei discepoli con la pratica dell’adorazione eucaristica. E’ questo, senza dubbio, un aspetto che non deve sovrapporsi al primato della comunione eucaristica, ma resta pur sempre un prolungamento della celebrazione rituale per continuare a riconoscere in quel pane consacrato e mangiato dai fedeli il mistero della divinità realmente e stabilmente presente nel cuore dell’umanità.

Cosa cambia nella nostra vita?

Pensiamo al valore della visita quotidiana al SS. Sacramento alla cui scuola si sono formate generazioni di ragazzi, giovani, professionisti e politici: qual è il suo valore spirituale? Aiuta il cristiano a prolungare la gioia e l’intimità della comunione eucaristica, adorando Colui che si è fatto carne e pane che fa pregustare la vita terna. Ora, davanti al tabernacolo, lo riconosce e lo adora nel silenzio, lo ringrazia, lo benedice e lo invoca perché continui a vivere nella sua anima e a donarlo a quanti incontrerà. Ancor più dei tabernacoli di pietra, a lui interessano i tabernacoli viventi. L’adorazione eucaristica trasfigura pertanto i nostri rapporti, preoccupati meno di noi stessi e molto più della presenza del Signore nella vita dei fratelli.

 

La Chiesa vive nel cuore dell’Eucarestia

La Chiesa si edifica nell’unità e nella pace grazie all’eucarestia. Essa è il sacramento dell’unità dei cristiani e della Chiesa. Affermava ancora il professore Ratzinger nel 1960: “E’ questo l’autentico senso della Santa Comunione: che i comunicanti divengano tra loro una cosa sola per mezzo dell’uniformarsi all’unico Cristo. Il senso primario della Comunione non è l’incontro del singolo con il suo Dio – per questo ci sarebbero anche altre vie – ma proprio la fusione dei singoli tra loro per mezzo di Cristo. Per sua natura la Comunione è il sacramento della fraternità cristiana. La Comunione sacramentale è di più: essa è il sigillo della vicendevole appartenenza dei cristiani fra loro per mezzo del loro comune legame con Cristo”. Chiunque attenti all’unità della Chiesa con maliziosa strategia disgregatrice, offre la sua complicità all’opera del diavolo (dia-bàllein)che significa separare, porre barriera, porre frattura, oppure, in senso metaforico, calunniare. Ecco che viene alla luce il significato originale del termine: il diavolo è colui che crea, attraverso la menzogna, separazione, frattura e inimicizia tra uomo e Dio, tra uomo e uomo. E’ colui che crea, attraverso l’inganno una frattura nell’anima del singolo individuo. Quando si attenta all’unità della Chiesa è solo e sempre per sostituire alla centralità di Cristo, i personalismi e i protagonismi elitari, elementi disgreganti foraggiati dal culto della personalità e dall’egolatria.

Con la grazia dell’eucarestia, la Chiesa alimenta soprattutto la forza rigeneratrice della speranza nella vita eterna: “Annunciamo…proclamiamo…nell’attesa della tua venuta”.Tutta la celebrazione eucaristica è impregnata e, direi, orientata alla speranza cristiana. Infatti, perché la Chiesa celebra l’eucarestia? “…nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo”. La caduta della prospettiva escatologica dalla catechesi ordinaria e dalla coscienza del credente è uno dei maggiori mali spirituali di cui soffre la Chiesa del nostro tempo, perché è come perdere di vista il significato, l’orientamento e la meta del nostro pellegrinaggio terreno.

 

+ Gerardo Antonazzo

 

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