L’improvvisa scomparsa del Parroco di S. Giovanni Battista in Cassino
Il nostro dolore sia trapassato da un raggio della luce di Cristo e si lasci consolare da Lui
“Il Signore ha voluto che Don Antonio morisse abbracciato al suo Vescovo“
16 novembre 2017: un giorno che si è stampato come un marchio a fuoco nella mente e nel cuore di molte persone di Cassino e non solo, rimaste senza parola, folgorate dalla notizia della scomparsa prematura e inaspettata di Don Antonio Colella, amato Parroco di S. Giovanni Battista in Cassino. Nella mattinata si era recato in curia, aveva parlato con il Vescovo Gerardo, aveva incontrato qualche confratello, ma poco dopo, andando via, un malore l’ha stroncato fulmineo lasciandolo immobile nella sua auto col motore ancora acceso. Ed è rimasto lì, all’angolo di via del Foro, dove solitamente il 14 agosto viene incoronata la Madonna Assunta, proprio lì.
Dolore, sconcerto, incredulità tra le persone. La notizia si è diffusa più veloce della luce. Sono giunte immediatamente le forze dell’ordine che hanno transennato la zona, intorno alla quale accorrevano non solo i Sacerdoti dalla vicina curia ma anche il vescovo, da poco ripartito per Sora, e la gente; è giunta anche la magistratura che doveva provvedere scrupolosamente che tutto fosse fatto secondo legge, disponendo ogni accertamento per appurare con certezza le cause del decesso. Probabilmente sarà fatta l’autopsia. Non si poteva ancora stabilire il giorno e l’ora del funerale. Questa cosa ha aumentato ancora, se possibile, il dolore e il senso di smarrimento delle persone. In particolare la sua comunità parrocchiale di S. Giovanni Battista, la comunità di S. Pietro Infine di cui era originario e la comunità di S. Vittore del Lazio, dove per anni era stato parroco, erano davvero impietrite dal dolore. Si sentiva il bisogno di pregare.
Nel pomeriggio il Vescovo diocesano, Mons. Gerardo Antonazzo, si è recato a S. Giovanni B. per condividere con i fedeli il dolore e la preghiera ed ha presieduto la Celebrazione Eucaristica delle 18.00, concelebrata dal Vicario generale Don Fortunato Tamburrini e dal “compaesano” Don Mario Colella. Il silenzio in chiesa era straordinario e il Vescovo, superando il proprio stato d’animo certamente provato, ha saputo raccogliere il dolore dei presenti, palpabile nell’aria, e volgerlo in preghiera e ringraziamento.
Infatti nell’omelia ha detto che “dove c’è l’impossibilità delle nostre forze umane, lì fiorisce la possibilità della fede” ed è questo – ha detto – che celebriamo nella preghiera eucaristica, la possibilità della fede, quella fede che rende possibile la nostra speranza. Allora “affidiamo a Dio il nostro fratello sacerdote Don Antonio ringraziando il Signore per il servizio pastorale per il quale ha consacrato la vita e ha donato la vita fino all’ultimo istante. Chiediamo al Signore che renda più pura la nostra preghiera”. Affidiamoci a questa Parola del Signore, “stabile per sempre”, ha proseguito il Celebrante, perché il nostro dolore sia trapassato da un raggio di luce in questa stagione della prova. Il libro della Sapienza appena letto (Sap 7,22-8,1) ci ha consegnato degli annunci straordinari, tra cui: la Sapienza passando per le anime sante “prepara amici di Dio e profeti”. Don Antonio era Amico di Dio e Profeta, suo annunciatore e ha toccato con questa sua amicizia tante persone che si rivolgevano a lui per una parola di conforto, di speranza, di misericordia. Frutti abbondanti Don Antonio ha potuto produrre perché tralcio unito alla vite che è Gesù, tralcio che ha assorbito tutta la linfa vitale, perciò fecondo, vivo, fertile. Gesù ha detto: Chi rimane in me e io in lui porta molti frutti.
Perciò – ha aggiunto – questa liturgia è più che mai preghiera di lode, gratitudine e ringraziamento al Signore, celebriamo quella gratitudine che conserviamo nel cuore tutti noi. Il nostro dolore da una parte richiama la perdita, una interruzione di affetti, di incontro, di dialogo, di ascolto, ma dall’altra parte celebra quella gratitudine che ci permette di conservare in cuore tutto ciò che l’esperienza pastorale e l’incontro di amicizia di Don Antonio ha potuto affidarci, regalarci. Allora diremo, come diceva S. Agostino: Signore, non ti chiedo perché me lo hai tolto ma ti ringrazio perché me lo hai dato. Così anche questo momento non facile della vita, se è perforato dalla luce di Cristo, si lascia consolare da Lui che proprio nel momento in cui più ci mette alla prova, ancor più ci dà consolazione con la sua presenza, perché non ci sentiamo come gregge smarrito.
Ha saputo toccare le corde giuste, il Vescovo, da Pastore è accorso subito dal gregge che effettivamente si sentiva davvero smarrito e gli ha offerto la Parola di Dio e con essa il modo cristiano per affrontare il dolore del distacco. Perché Don Antonio era buono, delicato e affettuoso con le persone, sapeva guidare le anime, aveva una sensibilità e una spiritualità raffinate. Gentile, sorridente, riservato, era un parroco molto apprezzato e amato. Ora è davanti al suo Dio, al quale ha dedicato tutta la sua vita, tra le sue braccia paterne e misericordiose.
Al termine della Messa, prima della benedizione conclusiva, il vescovo Gerardo ha svelato qualcosa di più dicendo che “il Signore ha voluto che Don Antonio morisse abbracciato al suo Vescovo“. Infatti stamattina non era previsto un incontro con Don Antonio in Curia, ma poiché il Vescovo gli doveva comunicare alcune cose, lo aveva chiamato e Don Antonio subito era andato. Il Vescovo gli ha detto che doveva dargli due belle notizie, tanto attese da lui, perciò gli aveva chiesto di venire in Curia. E Don Antonio, saputele, è stato così felice che si è alzato ed ha abbracciato forte il Vescovo con grande affetto, la gioia sprizzava dai suoi occhi. Solo, il Vescovo gli ha raccomandato di curarsi, di farsi visitare dal medico, perché quella tosse non gli sembrava buona. Lui ha sorriso ed è uscito; poco dopo il Signore lo ha chiamato a sé. Ha concluso così la sua vita, abbracciato al Vescovo, alla Chiesa, e se ne è andato contento, il suo ultimo gesto è stato quell’abbraccio! Il Vescovo, a sua volta, con un bel gesto, non ha voluto tenere solo per sé quell’ultimo abbraccio ma condividerlo con tutta la comunità non solo parrocchiale ma diocesana ed oltre.
Dopo la Messa, si è svolta una Veglia di preghiera che la Parrocchia aveva organizzato in preparazione alla Giornata Mondiale dei poveri voluta da Papa Francesco per domenica 19 novembre, presieduta da Don Fortunato, in cui si è pregato, letto, meditato, riflettuto, cantato. Ma tutti erano consapevoli e sicuri che Don Antonio era lì presente, a pregare con tutti i suoi amati parrocchiani.
Adriana Letta
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Source: DiocesiSora.It – Vescovo