Omelia per la solennità di Maria, Assunta in cielo

Sognare il cielo 

Omelia per la solennità di Maria, Assunta in cielo 

Sora-Cassino, 15 agosto 2018

 

Nel celebrare la festa dell’Assunzione di Maria, come non chiedersi: cosa succede oggi nel cielo? come scrutare il cielo? è possibile guardare oltre il cielo? Un dato è certo: l’uomo, creato a immagine di Dio, non può non interessarsi del cielo, ne va della sua dignità spirituale.  Con l’Assunzione della Vergine recuperiamo oggi il senso del nostro cammino e del nostro destino,  perché celebriamo l’abbraccio tra l’inizio e il compimento dell’esistenza, il bacio tra la terra e il cielo, il legame tra il cammino e il traguardo, il passaggio dalla realtà terrena al  sogno celeste.

Dalla realtà ai sogni 

Il sogno è più grande della realtà. Solitamente pensiamo che nella vita si cresce nella misura in cui si passa dai sogni alla realtà. Come a dire: finché si resta nel mondo dei sogni si rischia di non diventare mai grandi, adulti. Papa Francesco, incontrando i giovani nei giorni 11 e 12 agosto scorsi, li ha provocati e “pizzicati” proprio sulla loro capacità di sognare: “I sogni sono importanti. Tengono il nostro sguardo largo, ci aiutano ad abbracciare l’orizzonte, a coltivare la speranza in ogni azione quotidiana. E i sogni dei giovani sono i più importanti di tutti. Un giovane che non sa sognare è un giovane anestetizzato; non potrà capire la vita, la forza della vita. I sogni ti svegliano, di portano in là, sono le stelle più luminose, quelle che indicano un cammino diverso per l’umanità”. L’Assunzione di Maria ci provoca a passare dalla realtà quotidiana, quella terrena, al sogno più grande. Si tratta di raccogliere la sfida più pungente: quella delle realtà alte, ultime, finali, perchè si posizionano oltre il cielo. Sono questi i grandi sogni che ci fanno diventare grandi, ci fanno crescere come uomini e donne, ci perfezionano come credenti. Sono questi i sogni che danno fiato al nostro respiro e spingono in alto la nostra affannosa corsa, migliorando l’altezza dell’asticella dei nostri salti spirituali.

 Tra cielo e terra 

Nell’Assunzione della Vergine Dio apre finalmente i cieli per trasformare i sogni di infinito, di immortalità, di vita piena, di felicità…, in realtà. Sognare il cielo non è limitarsi a guardare dal basso la volta stellata, con quell’eccesso di stupore che incanta; e non è nemmeno questione di una notte in cerca di stelle cadenti o di un’eclissi di luna in una notte d’estate. Sognare con Dio significa desiderare di andare oltre ogni limite, soprattutto quello della morte, e vedere aprirsi il nascosto mistero del cielo: “Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo…..”(Ap 11, 19). Sognare ad occhi aperti significa diventare solerti nell’imprimere una direzione verticale alla nostra esistenza, per sollevarci dalla feriale banalità, e a volte anche dal degrado fangoso delle bassezze infami. Per sognare il cielo bisogna vivere nel cuore di Dio e avere Dio nel cuore. Maria ha avuto il privilegio di portarlo nel grembo. Nostra sorella e madre, dopo aver dato al Verbo di Dio il “santuario” della carne umana, Maria entra nel tempio della “gloria”, nella pienezza di vita del suo Figlio risorto: “Risplende la regina, Signore, alla tua destra”. Ha raggiunto il traguardo, ha ricevuto in premio la corona regale.

Cittadinanza celeste 

Quando si perde Dio dal cuore, anche il cielo sembra vuoto. Come viandanti e pellegrini in cammino, non dobbiamo mai dimenticare che il primo “cielo” abitato da Dio, dove cercare e trovare il suo mistero nascosto, è la nostra coscienza, il nostro mondo interiore, la nostra anima, la realtà più intima e profonda di noi stessi. Se la nostra coscienza  è anestetizzata dal peccato, dal degrado morale, dai vizi, dagli idoli del dio-denaro, del sesso, della trasgressione, non è possibile coltivare il desiderio di Dio. E il cuore si arresta. La domanda che ci resta è una sola: a chi consegniamo quotidianamente il nostro cuore, a Dio o al peccato? “Complici” di Dio nel bene, oppure “fiancheggiatori” del diavolo nel male? Viviamo nella sfera della “signoria” di Cristo, o sotto il potere del peccato? “Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato” (Gv 8,34). Il peccato che domina il cuore, la mente e le azioni lo riconosciamo dai suoi frutti: “…fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio” (Gal 5, 19-21). L’ultima espressione si riferisce all’esclusione dalla cittadinanza celeste. Al contrario, se viviamo operando secondo Dio mettiamo a frutto le opere dello Spirito Santo: “…amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22).

Maria Vergine ha vissuto sempre dalla parte di Dio, ha compiuto in tutto la sua Parola. Per questo ha meritato subito la “cittadinanza” celeste”: ha camminato nella peregrinazione della fede fidandosi totalmente e soltanto di Dio, ha camminato “alla presenza del Signore” in ogni tempo della sua esistenza. E’ stata sempre “complice” di Dio: da Nazareth alla tomba vuota, passando per il Calvario del Figlio. Ha saputo amare Dio con la purezza del suo cuore nel tempo della speranza e nel tempo della desolazione. Ed è solo questo il biglietto da visita con cui saremo accolti anche noi come cittadini del cielo.

                                                                                   + Gerardo Antonazzo

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