Il Vescovo Antonazzo agli operatori pastorali di Arpino e Santopadre.
Per l’occasione presentata una raccolta di omelie di don Di Lorenzo.
Nel dono di un nuovo anno liturgico è dato ai credenti ogni volta un’inedita possibilità di lasciarsi sorprendere dall’iniziativa di Dio e di sperimentare qualcosa di irripetibile, mai identico a quanto già vissuto. E una tale esperienza è particolarmente tangibile in un tempo liturgico come l’Avvento, occasione propizia per ricentrare la propria vita su Dio, la cui venuta ri-accade in chi si apre a Lui.
È questo il cuore della riflessione che il vescovo diocesano monsignor Gerardo Antonazzo ha tenuto lo scorso 22 novembre agli operatori pastorali di Arpino e Santopadre, riuniti con i loro sacerdoti nella chiesa arpinate di san Michele Arcangelo. L’assemblea, pensata come momento di formazione spirituale ed ecclesiale in prossimità dell’Avvento e del Natale per chi è più direttamente impegnato nell’evangelizzazione nell’unità pastorale, è stata anche l’occasione per presentare la raccolta di omelie del parroco don Antonio Di Lorenzo, dal titolo Andiamo anche noi fino a Betlem!, un volumetto con i commenti alle letture domenicali di Avvento e Natale dell’Anno A (a presentarlo è stato il professor Augusto Lombardi, presidente dell’Associazione La Torre).
Soffermandosi sull’imprescindibile necessità di far incontrare il Vangelo e la vita delle persone, che è poi il fine cui mira l’omiletica, come pure l’intera liturgia, il vescovo Antonazzo ha offerto un calzante approfondimento sul significato di un nuovo anno liturgico, a partire dalla concezione biblica del tempo come Kairòs, «spazio in cui non si ripete mai nulla e in cui Dio ci sorprende sempre». Da qui il presule ha gettato lo sguardo al «tempo della speranza costituito dal periodo di Av-vento», invitando a leggerlo come naturale prosecuzione dell’Anno della fede, sen-za dimenticare il valore pedagogico del tempo che prepara al Natale, un periodo in cui siamo invitati a «riportare Dio al centro della nostra vita». «Un obiettivo», ha rimarcato Antonazzo, «che si consegue purificando l’esistenza da quella mondanità spirituale che Papa Francesco sta facendo diventare uno dei temi nuovi del suo magistero» e che consiste «nell’autoreferenzialità della vita ecclesiale», nel compiacimento di «una religione orizzontale», da cui scompare Dio «per far posto alle nostre motivazioni».
A tale malattia può far da antidoto solo il Vangelo, «l’unica utopia che può salvare la storia», come ha affermato da parte sua don Antonio Di Lorenzo. A ricordarcelo sarà in questo nuovo anno liturgico l’evangelista Matteo, che ogni domenica ci parlerà della straordinaria novità del Dio con noi.
Augusto Cinelli