Una voce dal cielo: «Questo è il Figlio mio, l’amato».
Celebriamo oggi la festa del Battesimo del Signore: è l’inizio della vita pubblica di Gesù, della sua missione di annuncio del Regno. Ultima delle feste natalizie, la festa del Battesimo del Signore ci porta ogni anno in un ambiente radicalmente diverso da quello del presepio e ci obbliga in tal modo a vivere uno stacco tanto evidente quanto salutare. La scena è quella di Gesù adulto e pronto alla sua missione, assieme all’altro personaggio di rilievo, ovvero Giovanni il Battista. Dopo trent’anni di vita nascosta, Gesù prende un’iniziativa inattesa: giunge al fiume Giordano, insieme alle folle desiderose di perdono, e riceve anch’egli il battesimo amministrato da Giovanni. Tuttavia, per Gesù, che è senza peccato, il gesto del Precursore diventa la condizione che gli permette di farsi prossimo ai peccatori, di condividere la loro sorte, di orientarli nuovamente verso Dio. Gesù si immerge nelle acque del Giordano per «adempiere ogni giustizia». E il cielo dà prova che l’azione di Gesù non è inopportuna, anzi si ode una voce che afferma: «Tu sei mio Figlio» (Mt 3,17). In quel momento egli si trova con solennità collocato nella sua missione di servo, con la prospettiva del suo sacrificio a favore dell’umanità, perché sia redenta dal peccato e dalla morte. Oggi la liturgia celebra il primo passo pubblico di Gesù per poi mostrarne parole e azioni nelle domeniche successive, fino alla celebrazione della Pasqua. (20 aprile). La giornata odierna ci ricorda che il fondamento della nostra vita cristiana sta pro-prio nel battesimo. L’iniziazione cristiana inizia con il battesimo per cui dovremmo dare più dignità alla celebrazione ed alla preparazione con i genitori che saranno i naturali coltivatori del seme della fede posta nell’animo del battezzato. Il Papa che ha iniziato l’anno nuovo con la catechesi sul battesimo, insiste perché ognuno ricordi la data del suo battesimo e ne faccio oggetto di lode a Dio.