LA PAROLA… VISSUTA: Battesimo del Signore

Commento alla Liturgia di domenica (12-01-2014)

Tu vieni da me?, si chiede stu-pito Giovanni il profeta. Ha passato la sua infanzia sapendo di essere il prescelto. Ha passa-to la sua giovinezza intera ad imparare, a meditare; sceso nel deserto di Giuda, ha imparato ad attendere il Messia disprez-zando l’illegittima classe sacer-dotale, Erode e il rinato Tem-pio. Un profeta eroso dal vento, secco e inquietante, rabbioso e passionale. È sceso nel deserto per farsi deserto. Sono venuti da lontano, ad aspettarlo, in si-lenzio, sulle rive del Giordano. E quando compare, Giovanni è una furia: urla, insulta la gente, minaccia la punizione divina. E tutti tacciono, il capo chino. Ciò che dice è vero: nessuno merita salvezza, nessuno merita perdo-no, nessuno merita Dio. E inve-ce.. Tu vieni da me?, si è chie-sta Maria guardando il suo ven-tre che, giorno dopo giorno, cresceva, prima lievemente, poi sempre di più. Tu vieni da me?, si è chiesto il giovane Giuseppe, nella notte tormenta-ta in cui Dio gli ha chiesto di prendersi in casa una sposa e un figlio non suoi.

Tu vieni da me?, mi sono chie-sto cento, mille volte, in questa mia luminosa ed inquieta vita, quando ho visto Dio raggiunge-re i dimenticati, saltare gli stec-cati, sfinirsi nel cercare ogni perduto, ogni sconfitto, ogni perdente. Nel cercare me. Mi-schiato fra i peccatori, il capo chino, uguale agli uguali, con-fuso fra il fango, avanza il fale-gname di Nazareth. Giovanni continua ad immergere le per-sone sotto l’acqua per poi farle riemergere, nuove. Lo vede, infine, e si ferma. Dio è diver-so, anche da ciò che ti aspetta-vi, tu, il più grande tra i creden-ti. È già tutto qui il Vangelo, è già tutto evidente e palese il volto di Dio, è già detto e mo-strato l’essenziale. Giovanni tentenna, e noi con lui. I ragio-namenti, le distinzioni, la meri-tocrazia religiosa, le devozioni, tutto è spazzato via da quel ge-sto umile e devastante di Dio. Egli è il totalmente altro, l’assoluto, il realizzato, la per-fezione, la pienezza. E l’abbandona, per farsi solidale, per venire incontro, per cono-scere, per redimere, per salvare. Senza condizioni, senza ricatti, senza attese. Dio ama, perciò si spoglia di sé, perciò avanza nel fango. Si apre il cielo. Isaia a-veva profetizzato un cielo chiu-so, inaccessibile agli uomini. Ora è per sempre spalancato. Scende una colomba: perché con la dolcezza Cristo converti-rà i nostri cuori. È il figlio, co-lui che viene, perché assomiglia al Padre. È il prediletto, termine usato per indicare il sacrificio di Isacco, già si staglia all’orizzonte la croce, determi-nazione del folle amore di Dio. Primo gesto di una lunga serie che in tre anni porterà il Rabbì a pendere dalla croce, Gesù svela il volto di un Dio che esce a cercare la pecora persa, che si ferma nella casa di Zaccheo, che porge l’altra guancia, che muore – infine – pronunciando parole di perdono.

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