«Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà»
La Liturgia, entrata nel tempo ordinario, ci presenta Gesù indicato da Giovanni Battista come «l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo». Cristo si carica dei nostri limiti e dei nostri peccati. Ed è a Lui che dobbiamo consegnare la vita di ogni creatura, con le gioie, dolori e speranze, così da essere capaci di camminare sulla strada della salvezza.
L’Eucaristia che ci apprestiamo a celebrare ci insegni a saper far spazio al Cristo che viene incontro a noi nel quotidiano, mettendo da parte, come Giovanni Battista, noi stessi. Giovanni ad un certo punto distoglie l’attenzione da sé, perché gli occhi si volgano verso Colui al quale ha preparato la strada: il Messia-Gesù. Finalmente, dopo tanta attesa, il popolo d’Israele potrà contare non su un liberatore di tipo politico o economico, ma su colui che è veramente luce delle nazioni e porta la salvezza fino all’estremità della terra. Il nuovo Israele, la Chiesa, può lodare il Signore perché la rende santa, cioè in comunione perfetta con Dio: benché sotto il peso del peccato, in essa opera lo Spirito di riconciliazione e di rinnovamento, così che l’uomo non ne sia più schiavo, ma ne sia riscattato da Cristo, che, come agnello senza macchia, si è addossato il peccato di molti e lo ha inchiodato al legno della croce. Signore Gesù, il Battista riconosce in te l’Agnello, innocente e mansueto, che viene a prendere su di sé il peccato del mondo. Noi lo sappiamo: queste parole diventeranno realtà quando tu accetterai lo scatenarsi della violenza e della cattiveria e offrirai la tua vita perché venga per sempre fermato il potere del male e della morte Dio ci ha plasmati suoi servi sin dal seno materno, per riunificare l’umanità nella sua famiglia. Chiediamo per la Chiesa il dono della fedeltà a questo compito, della coerenza nella comunione, della capacità di illuminare persone e culture con la Parola di Cristo, affinché essa sia nel mondo segno e strumento di unità del genere umano.