È Domenica: III Domenica del Tempo Ordinario

Una luce si è levata nella Galilea delle genti

Da sempre il cuore dell’uomo è alla ricerca di Dio. Il suo desiderio è mosso dall’urgenza di trovare difesa contro i nemici e sicurezza nelle avversità della vita.

La Liturgia di oggi ci riconsegna la gioia e la luce che il credente in Dio è chiamato a vivere attraverso il racconto dell’inizio del ministero pubblico di Gesù in Galilea. La Parola di Dio di questa Domenica richiama coraggiosamente il messaggio della solennità dell’Epifania del Signore, che abbiamo celebrato qualche settimana addietro. L’annuncio che Dio regna nella nostra storia ci libera da servitù, tenebre e esperienze di umiliazione. Gesù viene annunciato a tutti come Luce del mondo. La luce diventa così anche il simbolo della nostra fede e l’invito di Gesù a seguirlo indica a noi la missione di diffonderla. Testimoniarlo con la vita e annunciare il suo Vangelo del Regno di Dio in mezzo a noi è portare la sua luce a tutti. La luce è uno dei bisogni primordiali dell’uomo. Essa non è solo un elemento necessario alla sua vita, ma quasi l’immagine della vita stessa. Questo ha influito profondamente sul linguaggio, per cui vedere la luce, venire alla luce significa nascere; vedere la luce del sole è sinonimo di vivere… Al contrario, quando un uomo muore, si dice che si è spento, che ha chiuso gli occhi alla luce… La Bibbia usa questa parola come simbolo di salvezza. Il Salmo responsoriale pone la luce in stretto rapporto con la salvezza, mostrandone l’equivalenza: «Il Signore è mia luce e mia salvezza». «Dio è luce e in lui non ci sono tenebre» (1 Gv 1,5). Egli «abita una luce inaccessibile» (1 Tm 6,16). In Gesù la luce di Dio viene a risplendere sulla terra: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9). «Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre» (Gv 12,46). Strappato alle tenebre del peccato e immerso nella luce di Cristo attraverso il Battesimo, il cristiano deve compiere le opere della luce: «Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce» (Ef 5,8). Il passaggio dalle tenebre alla luce è la conversione, l’ingresso nel regno di Dio (Vangelo).

Sappiamo cosa vuol dire convertirsi e fare penitenza: sta ad indicare un radicale cambiamento della nostra vita, un ribaltamento nella scala dei valori che il mondo propone e delle nostre quotidiane preoccupazioni che non sono certamente quelle proposte dal Vangelo nel discorso della montagna. Il regno di Dio è presente o scompare, s’avvicina o s’allontana in rapporto alla nostra volontà di conversione. La conversione, a sua volta, non è mai un’operazione compiuta una volta per tutte, bensì una tensione quotidiana, come la fedeltà non è un dato che si possa acquisire con una promessa, ma una realtà da vivere minuto per minuto.

M.Z.

Categorie: Tutte Le Notizie