Fedeltà di Dio e Fiducia dell’uomo
Festa della Madonna della Fiducia, 01 marzo 2014
Celebrazione del Vespro
Al tramonto di questo giorno, carico di intensi significati spirituali, arricchito da incontri, nomi e volti che si abbracciano nell’afflato spirituale della comune devozione alla Madonna della Fiducia, nel clima accogliente e cordiale della famiglia del Seminario Romano, esprimiamo al Signore la nostra gioiosa preghiera di lode e di ringraziamento.
Partecipo con particolare commozione interiore a questa celebrazione liturgica del Vespro, cercando di non far diventrare in me motivo di distrazione la tumultuosità dei pensieri, ricordi e affetti che ritornano, imperiosi, nella mente, accumulati nei miei dodici anni di permanenza in questa Comunità. Resto eternamente debitore al Signore e alla Vergine della Fiducia per quanto ho potuto e saputo ricevere da studente e da educatore.
Il soffio della preghiera questa sera ci riconduce alla gioia del Cenacolo e celebra la nostra speciale intimità con Cristo Signore. E’ nel Cenacolo di questa preghiera liturgica che condividiamo la gioia per i beni spirituali più preziosi: la Vocazione, la Formazione, la Devozione a Maria.
Innanzitutto la nostra vocazione al sacerdozio: è ciò che fa anche della Comunità del Seminario un vero e proprio Cenacolo, una famiglia che custodisce la ricchezza di una grazia singolare, e promuove il cammino di ciascuno per corrispondere alle attese del Maestro che chiama alla sua sequela.
La formazione, poi, fa della Comunità un “laboratorio” molto operoso, un “alveare”, dove ognuno si lascia “distillare” dalla forza della Parola che interpella la nostra esistenza, e dalla maternità esigente della Chiesa che è “esperta in umanità” (Paolo VI, Discorso all’Onu, 1965).
Infine, la devozione a Maria continua ad essere, per tutti, una sorgente di sapienza spirituale e di istruzione interiore. “Sua madre disse ai servitori: Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5): Maria istruisce ed educa quanti sono chiamati da suo Figlio ad affidare la propria vita al servizio del Vangelo.
Nelle poche ed essenziali parole di Maria attestate dai Vangeli, rintracciamo la singolare e indimenticabile esperienza vissuta nella casa di Nazareth, la casa dell’Annunciazione, la casa del Verbum fatto carne nel grembo umano di una vergine, la casa Maria dove ha imparato a fidarsi di Dio.
La casa di Nazareth è la casa della Fiducia. Perché?
Papa Francesco nell’udienza generale del 23 ottobre 2013, riflettendo sul mistero di Maria, affermava:
“Possiamo farci una domanda: ci lasciamo illuminare dalla fede di Maria, che è nostra Madre? Oppure la pensiamo lontana, troppo diversa da noi? Nei momenti di difficoltà, di prova, di buio, guardiamo a lei come modello di fiducia in Dio, che vuole sempre e soltanto il nostro bene? Pensiamo a questo, forse ci farà bene ritrovare Maria come modello e figura della Chiesa in questa fede che lei aveva!”
L’incontro con Dio è sempre una provocazione per la nostra fede, perché Dio non conosce “limiti”, esagera sempre, deborda rispetto alle nostre misure, supera la “capienza” umana del cuore, non si adegua e non si adatta alle nostre esperienze collaudate e sicure, agli schemi ripetitivi dei nostri pensieri e progetti, protetti all’interno di recinti e confini che danno sicurezza e stabilità, contro ogni rischio di “novità” destabilizzanti.
L’iniziativa di Dio mal si accorda con quanti non sono disponibili a lasciarsi sorprendere dalle sue incursioni spirituali e a lasciarsi dilatare dalla sua imprevedibile fantasia. Dio è creatore, dunque astremamente creativo: non condivide e non approva le nostre “rigidità” mentali e affettive, frutto di calcoli sicuri e benefici per la nostra incolumità interiore, riottosa ad ogni scossa dello Spirito.
Maria è colta di sorpresa dall’iniziativa del Signore: “Ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo” (Lc 1,29). Il testo non è tenero con Maria, l’evangelista non è imbarazzato e non si vergogna della reazione di Maria, per un falso senso di rispetto. La dichiara esplicitamente: Ella è turbata!, ma allo stesso tempo lascia spazio alle parole dell’angelo. Non chiude la porta del suo Ascolto, resta libera e attenta.
Maria si porta dentro l’animo un travaglio indicibile; il turbamento fa riferimento a un groviglio di domande riguardo a situazioni umanamente impossibili. E nel suo animo esplode un dubbio atroce: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?” (Lc 1,34).
Maria è sola, con la sua domanda: cosa accadrà? Potrebbe prevalere la paura, l’insicurezza. Cosa rispondere? cosa decidere? chi o che cosa potrebbe illuminarla nella decisione da prendere?
E’ la solitudine che avvolge e custodisce le scelte decisive, dove la coscienza umana decide di sé di fronte a Dio in piena autonomia e libertà, non senza l’incertezza di chi non possiede il proprio futuro, e non può sospettare cosa sarà dopo.
Dinanzi all’umanità di Maria, così vera e cristallina, Dio si pone con la grazia del suo invito: “Non temere!”. Questa parole il Signore le dispone tra il turbamento di Maria e la sua domanda su come potrà avvenire tutto questo. Il “Non temere” risolve sia il turbamento sia il dubbio. Perché? Come?
“Perché hai trovato grazia presso Dio” (Lc 1,30). Dio, e solo Lui, è a fodamento di tutto questo processo di rivelazione. L’angelo infonde nel cuore della Vergine la certezza che l’iniziativa è di Dio, che è Lui a voler realizzare in Lei questo sogno d’amore, che è Dio a chiederLe una cosa che supera ogni possibilità umana. Solo quando c’è Dio di mezzo, per la creatura tutto diventa possibile.
Scrive Papa Francesco nella “Lumen fidei”, al numero 10:
“La fede capisce che la parola, una realtà apparentemente effimera e passeggera, quando è pronunciata dal Dio fedele diventa quanto di più sicuro e di più incrollabile possa esistere, ciò che rende possibile la continui-tà del nostro cammino nel tempo. La fede accoglie questa Parola come roccia sicura sulla quale si può costruire con solide fondamenta. Per questo nella Bibbia la fede è indicata con la parola ebraica ’emûnah, derivata dal verbo ’amàn, che nella sua radice significa “sostenere”. Il termine ’emûnah può significare sia la fedeltà di Dio, sia la fede dell’uomo. L’uomo fedele riceve la sua forza dall’affidarsi nelle mani del Dio fedele”.
Questo è il motivo e il fondamento della fiducia di Maria: è la fiducia di chi sa riconoscere e accogliere l’opera del Signore nella propria vita, per le scelte da fare e per le decisioni da prendere.
Questo è particolarmente rilevante per una comunità vocazionale, quale è quella del Seminario, dove ognuno si dimena tra domande, dubbi e turbamenti riguardo alla propria scelta di vita.
Il 27 febbraio 2014 Papa Francesco così si esprimeva nel discorso alla Congregazione dei Vescovi: “In fondo, la domanda si potrebbe esprimere anche così: “Siete certi che il suo nome è stato pronunciato dal Signore? Siete certi che sia stato il Signore ad annoverarlo tra i chiamati per stare con Lui in maniera singolare e per affidargli la missione che non è sua, ma è stata al Signore affidata dal Padre?”.
Anche per voi l’unica vera condizione per un serio e sereno discernimento è poter riconoscere l’iniziativa di Dio. Tutto il resto è lui a renderlo possibile.
Il Signore, ci anticipa sempre, arriva per primo, “ci frega il posto” direbbe Papa Francesco, e si fa garante della nostra fiducia.
La fedeltà di Dio ci precede. Sapere che c’è Dio, e solo Lui, all’origine della nostra vicenda vocazionale, questo, e soltanto questo, può essere il fondamento della nostra fiducia. Maria ha vissuto così la sua chiamata, la sua risposta, il suo affidamento.
Amen.
+ Gerardo Antonazzo
Vescovo