La risposta cristiana alla violenza: Intervista al Vescovo Gerardo

Intervista a Mons. Gerardo Antonazzo
In preparazione
Al Convegno delle Diocesi del Lazio
Commissione per l’Ecumenismo e il Dialogo
“La risposta cristiana alla violenza”

1. Motivi dell’incontro, qualche progetto, qualche iniziativa?

Il Convegno regionale promosso dalla “Commissione per l’Ecumenismo e il Dialogo” è oramai un appuntamento più che atteso, considerata la numerosa e motivata partecipazione e interesse, cresciuti nel corso degli anni. Sono particolarmente coinvolti i Docenti, per i quali è stato concesso l’Esonero dal Miur, gli Alunni delle ultime classi degli Istituti Superiori, Educatori e Operatori pastorali. Ipotizziamo anche per quest’anno, come per gli eventi passati, una presenza di circa 600 partecipanti. L’evidente attenzione al Convegno è segno di come le tematiche presentate e discusse afferiscono concretamente ad argomenti molto attuali, e al bisogno di formulare valutazioni e risposte significative, culturalmente apprezzate e valide.

2. Quale il senso della presenza al Convegno di cristiani di altre denominazioni?

Il significato è innanzitutto quello di esprimere il senso della comunione fraterna tra le diverse confessioni cristiane, grazie alla condivisione dell’ascolto della Parola di Dio, dalla quale attingere luce per riflettere sulle diverse questioni avanzate, e testimoniare una netta convergenza nella riflessione su problematiche trasversali all’intero tessuto sociale.

La modalità di espressione del Convegno, pertanto, si costruisce intorno ad un’esperienza segnatamente ecumenica sia nella preghiera sia nello studio degli obiettivi socialmente sensibili.

Papa Francesco nell’Evangelii gaudium afferma che “i segni di divisione tra cristiani in Paesi che già sono lacerati dalla violenza, aggiungono altra violenza da parte di coloro che dovrebbero essere un attivo fermento di pace. Sono tante e tanto preziose le cose che ci uniscono! E se realmente crediamo nella libera e generosa azione dello Spirito, quante cose possiamo imparare gli uni dagli altri!” (n. 246).

Il fatto di coinvolgere diverse confessioni cristiane è un motivo di arricchimento, grazie alle accentuazioni certamente differenti, e quindi complementari, tra le diverse comunità cristiane.

3. Qual è l’importanza del tema del Convegno, e cosa comporta tutto ciò per le comunità dei fedeli?

Il tema che il Convegno affronterà quest’anno è particolarmente attuale e drammatico: aumentano i segni di violenza ogni giorno, e in ogni parte del pianeta. L’urto detestabile della violenza contamina il settore politico, sociale, religioso, familiare, culturale. Si passa dal feminicidio all’omicidio di creature indifese, dal bullismo all’aggressione violenta per strada, dalla violenza familiare al disgregato e violento tessuto urbano, dalle guerre civili alle interminabili lotte di potere.

Papa Francesco afferma che “non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada per la pace”.

La risposta cristiana alla violenza parta dall’evangelica “metànoia”, rieducazione del cuore e della mente, a favore del rispetto inviolabile di ogni persona umana, per l’accesso di ciascuno ai diritti più elementari e inalienabili, e alla soddisfazioni dei bisogni umani fondamentali.

4. Qual è la risposta cristiana alla violenza?

La risposta cristiana deve andare alle radici della violenza, a tutto ciò che la provoca e la alimenta nel cuore dell’uomo e dei popoli. E’ importante studiare questo gravissimo fenomeno, che ai nostri giorni sembra crescere in modo esponenziale, per capire a cosa porta la sola spirale dell’odio, dell’intolleranza, dell’esclusione, dell’eliminazione dell’altro. Non di rado le radici della violenza le rintracciamo, purtroppo, nella stessa appartenenza religiosa, assunta come motivo di conflitto piuttosto che di dialogo. Si produce violenza in nome di Dio!

In secondo luogo, la risposta cristiana deve suggerire soluzioni possibili. E’ interessante dal punto di vista del contenuto e, soprattutto, del metodo, quanto Papa Francesco afferma a proposito del conflitto: “Vi è un modo, il più adeguato, di porsi di fronte al conflitto. È accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo. In questo modo, si rende possibile sviluppare una comunione nelle differenze … i conflitti, le tensioni e gli opposti possono raggiungere una pluriforme unità che genera nuova vita” (Evangelii gaudium 227-228).

5. Cosa si aspetta dal Convegno?

Non certo la soluzione del problema, né la rassegna completa di tutte le implicanze legate a questo dramma dell’umanità. Ma sarà importante far emergere la responsabilità dei cristiani nell’annunciare e testimoniare un enorme potenziale di risorse spirituali, capaci di indebolire, fino a debellare pacificamente la violenza in ogni sua forma. L’annuncio evangelico deve offrire anche la grazia di rimarginare le ferite umane (pensiamo alla parabola del Samaritano), per ricostruire un tessuto pacificato dal dialogo, dalla ricerca del progresso comune, dall’affermazione della dignità della persona e della necessaria giustizia, unita alla solidarietà, e rispondere alla costruzione del bene comune, inteso come il bene di tutti raggiunto attraverso il compimento del bene di ciascuno, senza che nessuna rimanga indietro, escluso ed emarginato.

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