In rappresentanza del territorio di Sora, lo scorso sabato 10 maggio, un cospicuo numero di alunni, accompagnati da docenti e famiglie, si è recato a Roma per incontrare papa Francesco, proprio nella giornata dedicata, dal Pontefice stesso, all’incontro con il mondo della scuola. Don Mario Zeverini, direttore dell’Ufficio scuola della diocesi di Sora Aquino Pontecorvo, ha dichiarato a riguardo: «ci eravamo preparati a questo evento, lavorando sui suggerimenti che il nostro vescovo Gerardo ci aveva affidato, fin dal mese di settembre: il nostro progetto, denominato La scuola che vorrei, prevede che il sistema scolastico venga sempre più inteso come un laboratorio di cultura nei suoi diversi aspetti, una palestra di vita e di convivenza politica, sociale e religiosa.
Una scuola concepita, dunque, come telaio volto a tessere relazioni di tolleranza e di convivenza, che educhi al dialogo, al rispetto reciproco e che condanni ogni tipo di violenza. Ovviamente continueremo a sostenere il nostro progetto anche in futuro». Papa Francesco ha quindi voluto celebrare così, con una grande festa, il mondo della scuola: in una piazza San Pietro stracolma, con la folla che riempiva anche via della Conciliazione e Borgo Sant’Angelo, sino ai giardini di Castel Sant’Angelo: oltre trecentomila persone, provenienti da tutta Italia, hanno salutato il Pontefice con cartelli, striscioni e bandiere colorate. Questo raduno nazionale, intitolato significativamente We care, era stato organizzato dalla CEI, sottolineando come le famiglie abbiano il diritto di scegliere la scuola migliore per i propri figli, tra istituti cattolici e altre scuole paritarie. Il messaggio più importante e significativo è stato quello del «Basta steccati tra scuola pubblica e paritaria», ripetuto su più di mille striscioni. Il Santo Padre ha voluto sottolineare, fin dall’inizio dell’incontro che «Questa manifestazione non è contro, è per. Non è un lamento, è una festa, una festa per la scuola. Sappiamo bene che ci sono problemi e cose che non vanno, ma siamo qui perché amiamo la scuola», ha spiegato alla folla. Aggiungendo, subito dopo: «Amo la scuola perché è sinonimo di apertura alla realtà», perché «è luogo di incontro» e «perché ci educa al vero, al bene, al bello. Non dobbiamo mai smettere di amarla, mai pensare che sia un parcheggio. L’educazione non può mai essere neutra: o è positiva o è negativa. O arricchisce o impoverisce. O fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla. È sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca». Prima di dare avvio alla manifestazione, il Papa ha rivolto un pensiero alla figura di don Lorenzo Milani, «davvero un grande educatore italiano. Come diceva lui, andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. Nei primi anni si impara a 360 gradi, poi pian piano si approfondisce un indirizzo e infine ci si specializza. Ma se uno ha imparato ad imparare, questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realtà».