Si è concluso con il terzo appuntamento di venerdì 20 giugno il Convegno diocesano La Vita come Vocazione Vivere è rispondere. Relatore in quest’ultimo incontro è stato don Giuseppe Roggia, Direttore del Corso per Formatori presso l’Università Salesiana di Roma, la cui esperienza pluriennale nella formazione ha permesso di cogliere i punti salienti in tema di scelte di vita e discernimento. Dopo la preghiera corale, il saluto del Vescovo che ha riassunto i contenuti dei precedenti momenti, che sono legati e aprono la strada alle tematiche della serata, le scelte di vita e i criteri di discernimento. Partendo dalla considerazione che la società moderna impone quasi di provare qualsiasi esperienza di vita, piuttosto che vivere in profondità un’esperienza unica, don Giuseppe Roggia ha introdotto la parola vocazione, che spesso sembra quasi spaventare perché associata alla figura di preti e suore mentre viene utilizzata senza remore in ben altri ambiti sociali. Si parla di vocazione evocando ogni scelta fatta nella vita e vissuta in conformità agli insegnamenti della fede: non solo nella vita consacrata, ma anche ad esempio nel matrimonio. Paolo VI diceva che tutti hanno una vocazione. Ciascun uomo è una persona unica e irripetibile che Dio ha posto sulla terra in attesa della sua risposta al suo progetto: la scelta di vita è dunque un gioco di chiamata e risposta che avviene giorno dopo giorno. Per questo è importante il discernimento: Dio non ci ha programmato a caso, ma vuole una risposta libera, altrimenti si potrebbe parlare di costrizione. Il discernimento è un cammino verso la maturazione della persona, che porta attraverso un processo formativo ed educativo, a mettere al centro della propria esistenza non più se stessi, ma gli altri, scoprendo la bellezza nella disponibilità al servizio: un banco di prova per comprendere nella propria profondità quale sia la strada da seguire per raggiungere la piena realizzazione e felicità. Al termine dell’incontro, mons. Antonazzo ha dato i prossimi appuntamenti per gli incontri zonali e vocazionali, facendo proprio l’impegno di proseguire con un’attenta pastorale familiare innanzitutto, perché è dalla famiglia che parte il dono della vita e con esso il primo percorso formativo che porta i giovani a proseguire nel servizio alla Chiesa.
Carla Cristini