Il 17 settembre in Canada per il restauro della Chiesa della Madonna delle Grazie

 

Il Comitato e l’ Amministrazione comunale di Sora a Vaughan per la serata di Gala

Un grande evento con oltre 500 presenze

 

A Vaughan, in Canada, c’è un’altra Sora: stesse radici, stesso dialetto, stesse tradizioni, stessa cultura, stessi affetti e tanta, tanta nostalgia. È qui che attendono con ansia  e mille emozioni la delegazione composta da una parte del Comitato per il restauro della chiesa della Madonna delle Grazie ed i rappresentanti dell’Amministrazione Comunale. Così si avvia verso la  fase conclusiva l’evento “numerosette”. Coinvolgere i sorani residenti in Canada  per la raccolta dei fondi necessari per la ristrutturazione della chiesetta che domina la Città, fu un’idea nata nel corso di  una normale chiacchierata telefonica in occasione dello scambio di auguri del Natale scorso, tra Alberto La Rocca e Tony Porretta.
Il comitato canadese, appositamente costituitosi, ha visto tra i promotori Emilio Mammone, Sam Ciccolini, Mario Ferri e lo stesso Tony Porretta. A questi, a mano a mano, si sono aggiunti con entusiasmo tanti altri concittadini  non solo di Sora,  ma anche dei vari  paesi limitrofi. Con una organizzazione ben studiata e una efficace comunicazione, é stata messa in piedi una strategia con cui sono state raggiunte e coinvolte tutte le famiglie e le aziende “sorano-canadesi”.Tutti, a Toronto e a Vaughan,  hanno ancora molti e stretti legami affettivi con la nostra città di Sora. Legami che si rinnovano  per i frequenti viaggi, per i vincoli di parentela; legami che continuano ad esercitare un fascino unico di unione; legami sempre molto ben saldi al di là e al di qua dell’Atlantico. Sarà pure per  la normativa, che in terra canadese consente una maggiore defiscalizzazione delle donazioni, sarà per una maggiore acquisizione e diffusione della  mentalità anglosassone per una diversa concezione della ricchezza e forse anche per una diversa percezione della filantropia,  finalizzata al bene comune, i sorani,  lì emigrati, sono riusciti veramente a fare le cose in grande.  Tra offerte “gold” e “silver”, ci sono sicuri elementi  che fanno prevedere la presenza alla serata di gala, conclusiva dell’evento, prevista  mercoledì 17 settembre,  di oltre  500 persone. Un “gala” di primissima scelta e di eccezionale significato. Una serata tutta “made in Sora”. Ciò é stato anche possibile per la certezza di assoluta trasparenza dell’impiego e delle finalità delle somme donate e raccolte, di cui  in Canada hanno avuto assicurazione dal Comitato Sorano. È  stato loro spiegato quello che già si sta facendo e che si farà. È stato assicurato che ogni voce, pur minima di spesa, é e sarà documentata e tracciata per una seria rendicontazione finale. Non dimenticando poi, che tutta l’operazione di restauro si sta svolgendo sotto la sorveglianza degli appositi Uffici della Curia Vescovile della Diocesi  di Sora, che con propri tecnici controllano tutti gli atti.

Da Sora sarà presente una nutrita delegazione del “Comitato per il restauro della chiesa della Madonna delle Grazie”, con a capo lo stesso mons. Bruno Antonellis, in rappresentanza anche del vescovo, mons. Gerardo Antonazzo, insieme ad Alberto La Rocca, Massimo Ascione, Renzo Cancelli, Massimo Montebello e Lucio Tatangelo. Per offrire  un ulteriore  prestigioso contributo ad un evento così importante e con lo spirito di rafforzare maggiormente  il “gemellaggio” con la città di Vaughan, l’Amministrazione Comunale di Sora si è unita al Comitato e sarà  presente alla serata di gala con una delegazione ufficiale, guidata dallo stesso sindaco, Ernesto Tersigni, accompagnato dagli assessori Agostino Di Pucchio, Francesco Ganino e Maria Paola D’Orazio.“La sfida iniziale di tutta questa operazione, ha dichiarato Alberto La Rocca, non solo era quella di chiedere il contributo, ma anche di   donare in cambio qualcosa. Pur in  questi tempi così aridi di comunicazione, abbiamo puntato a coinvolgere  gli amici canadesi,  regalando loro  il riaffiorare di una moltitudine di emozioni, legate all’attaccamento struggente e sempre vivo, alla comune terra di origine. Penso che ci siamo riusciti in pieno”. 

 

Gianni Fabrizio

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