CATTEDRALE S. MARIA ASSUNTA, SORA
Nell’ultimo trentennio del secolo appena trascorso la cattedrale di S.Maria di Sora, l’antico “Episcopium S.Petri” (998) è divenuta un centro di grande interesse archeologico e storico a seguito di due successiva campagne di scavi attuate dal 1977 in poi.
Gli importanti lavori hanno riportato alla luce un complesso sacrale, che costituisce uno dei più antichi monumenti del Lazio Sud e che indubbiamente reca un contributo rilevante alla conoscenza della storia religiosa sia pagana che cristiana, di Sora e della sua diocesi.
Tra i ritrovamenti più cospicui primeggiano due templi, di cui uno, certo, dedicato a Marte e a Minerva (sec. IV a.C. – I d.C.), il quale col tempo si trasformò nell’attuale chiesa di S.Maria, e l’altro, probabile, dietro la cattedrale, con orientamento nord-sud.
Alcune di queste vestigia si conoscevano già da tempo e provavano a sufficienza che la cattedrale di Sora si ergeva su un tempio pagano preesistente, riutilizzando le sue parti superstiti (muri esterni, pavimento, struttura interna tripartita e tricellulare) ed adattandole alle esigenze del nuovo culto cristiano.
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BASILICA CONCATTEDRALE SAN COSTANZO VESCOVO E S.TOMMASO D’AQUINO, AQUINO
Aquino, al pari di Atina e Venafro, accolse la fede cristiana storicamente quasi un secolo prima di alcune città vicine, come Sora, tra il 389 ed il 408 d.C, quando appunto sono databili gli scritti poetici di S.Paolino da Nola, i quali celebrarono i pellegrinaggi che dalle dette città si facevano ogni anno il 16 Gennaio alla tomba di S.Felice da Nola, divenuta in quell’epoca un grande centro di culto e di spiritualità.
Anche il primo vescovo storico di Aquino, Costantino (465), anticipa di alcuni decenni quello di altre diocesi. La prima chiesa cattedrale della città era dedicata a S.Pietro Apostolo e si trovava nella civita vecchia, nella località che per tale ragione è denominata ancora S.Pietro Vetere.
Pertanto era intitolata al Principe degli Apostoli, come l’ “Episcopium S.Petri” di Sora. La prima notizia storica della chiesa si rinviene nell’aprile 1094 in un atto di donazione terriera a Montecassino, dove detta chiesa appare come riferimento topografico.
Il 22 settembre 1137 nella chiesa S.Pietro di Aquino venne solennemente celebrata la festa di S.Maurizio Martire, alla presenza di Papa Innocenzo II, dell’imperatore Lotario III, che si trovava accampato presso la civita vecchia, e dell’abate Guibaldo di Montecassino con alcuni monaci.
Nel 1142 si ha notizia di una controversia natal tra l’arciprete di S.Costanzo e il monastero di S.Maria di Palazzolo.
Era sorta la nuova chiesa cattedrale di Aquino, dedicata al suo santo patrono Costanzo, in un luogo non precisabile dell’antica città.
Nel settembre 1285 la chiesa di S.Costanzo, giusto quanto si evince da un documento riguardante il suddetto monastero, risultava pienamente funzionale.
Il vescovo dell’epoca Giovanni, come lui stesso annota nel testo, aveva unito al Capitolo della sua chiesa (“coro nostrae ecclesiae Aquinatis”) la chiesa di S.Pietro con i suoi beni.
Il Capitolo era costuituito dall’arciprete Littifrido, dal primicerio Francesco e da altri otto canonici: Giovanni, maestro Costanzo, Giacomo, il presbitero Andrea, Giovanni di Alamanno, Pietro, un altro Giovanni e un altro Pietro.
Pertanto S.Costanzo in quell’epoca era una chiesa parrocchiale, collegiata ed episcopale, cioè cattedrale.
Nei primi anni del sec. XIV (1308-1310) il patrimonio fondiario della chiesa aveva una consistenza notevole in quanto era valutato a 30 once d’oro annue.
Qualche decennio dopo (1325) si conoscevano anche alcuni altari del tempio: l’altare di S.Benedetto, l’altare di S.Lamberto, l’altare di S.Angelo e l’altare di S.Giovanni Battista.
La chiesa era variamente denominata.
Era detta: “Chiesa maggiore di Aquino” o “Chiesa episcopale di Aquino” o anche “Chiesa di S.Costanzo di Aquino”.
Questa chiesa parrocchiale ed episcopale di Aquino, posta dentro la città, va nettamente distinta dall’omonima e coeva chiesa di S.Costanzo, situata ai confini della città in località detta Mololini ed appartenente all’abbazia di Montecassino fin dal 1068. Essa fu ripetutamente confermata a quell’archicenobio da pontefici ed imperatori: da Urbano II (1097) a Sisto IV (1474).
Nella relazione alla S.Sede del vescovo de Carolis (1711) sono menzionate ambedue: l’una si trovava dentro l’abitato della città ed era stata ricostruita da poco, mentre l’altra stava fuori ed era completamente in rovina (“totaliter diruta”).
Nel 1581 la festa di S.Costanzo Vescovo e Confessore, ricorrente il 01 Settembre, figurava nell’elenco dei giorni di precetto da osservarsi nella città e nella diocesi di Aquino.
Nei primi anni di governo del vescovo de Carolis (1699-1742) la cattedrale di Aquino era crollata. La sua ricostruzione fu uno dei maggiori impegni del nuovo vescovo aquinate.
Nel 1711, come accennato, l’opera risultava compiuta; “de recenti extructam ed absolutam”, dice il documento.
In quei vari anni della ricostruzione le funzioni pontificali si svolsero nella chiesa di S.Pietro Vetere l’antica cattedrale.
Nella data suddetta la nuova cattedrale aveva una sola confraternita, quella del SS.mo; nove sacerdoti: l’arciprete, sei canonici, due beneficiati e cinque chierici, e un ospedale parrocchiale per l’accoglienza dei poveri e dei malati.
Questa chiesa dell’inizio del ‘700 durò fino al 1944, quando fu gravemente colpita dai bombardamenti subiti dalla città durante l’ultimo conflitto mondiale.
Era situata in Piazza San Tommaso d’Aquino nel luogo dove oggi sorge il monumento all’Immacolata.
La nuova cattedrale venne costruita al lato opposto della piazza su progetto dell’architetto Breccia-Fratadocchi, durante il primo decennio di episcopato di Mons. Biagio Musto.
E’ a croce greca e in stile moderno. Fu consacrata il 19 ottobre 1959 da S.Em.za il cardinale Benedetto Aloisi Masella. Il 17 gennaio 1974, in occasione del VII centenario della morte di S.Tommaso d’Aquino, fu da Paolo VI elevata al titolo di Basilica Minore e il 14 settembre del medesimo anno venne visitata dallo stesso augusto pontefice.
E’ indubbio che il podio modanato o stilobate recentemente scoperto, le mura perimetrali romane e medioevali e il pavimento a lastre quadrangolari, già noti, chiaramente individuabili anche oggi nella chiesa di S.Maria, scadiscono inconfondibilmente le tre epoche successive attraverso le quali sono passati sia l’insigne monumento, sia la storia sacra di Sora: epoca italica (volsca e sannita), romana, cristiana.
Ma quando il tempio pagano si trasformò in chiesa paleocristiana, non possiamo stabilirlo con esattezza. Con ogni probabilità ciò dovette verificarsi ai tempi del primo vescovo storico di Sora, Giovanni (493-96), spinto costui dalla necessità di avere un “episcopium”, che, secondo la sua accezione originaria, fosse insieme casa di Dio, della comunità e casa del vescovo.
La cattedrale di S.Maria inizialmente era dedicata solo all’apostolo Pietro: “Episcopium Petri” (998), poi anche alla SS.ma Vergine: “Episcopium S.Mariae Santique Petri apostoli” e sorgeva nel luogo detto “foro” (1074). Preziosa quest’ultima indicazione toponomastica che ricordava un posto caratteristico dell’antica città romana.
Infine solo alla Madre di Dio, come si legge nell’iscrizione del portale di Roffrido (1100).
Il primo collegio di chierici in servizio alla chiesa di S.Maria di Sora appare nel corso del sec. XI. Si chiamavano inizialmente “primati chierici” (1030), quindi “primati canonici” (1074) ed infine semplicemente “canonici” (1170-71).
All’origine essi facevano vita comune con il vescovo, condividendo con lui la mensa, la preghiera corale e l’amministrazione dei beni dell’ “Episcopium”. In proseguo di tempo, venuta meno la vita in comune, rimase l’impegno del servizio liturgico e la corresponsabilità con il vescovo nell’amministrazione dei suddetti beni.
La chiesa di S.Maria fu solennemente consacrata il 09 Ottobre 1155 dallo stesso pontefice Adriano IV, che con largo seguito di cardinali e di vescovi tornava dalla Puglia.
Però l’anniversario della dedicazione della chiesa fu stabilito in un giorno diverso da quello reale, cioè il 21 Maggio di ogni anno, che il Capitolo di S.Maria celebrò, con ufficio e Messa solenne, ininterrottamente fino alla metà del secolo scorso, quando è stata ripristinata la data originaria.
Il tempio, in poco più di un secolo, fu distrutto tre volte con tutta la città dai Normanni (1103), da Simone junioe, signore di Sora (1157) e da Federico II (1229).
Nel gennaio 1294 appariva il primo primicerio della chiesa: si chiamava don Landone ed era nel contempo rettore dell’ospedale della parrocchia “sito fuori le mura della città, sul colle di S.Maria, presso la maggiore Chiesa Sorana, luogo detto Pisa”. Preziose queste indicazioni toponomastiche della città.
Il primicerio era il canonico cui era affidata la cura d’anime.
Era “primus inter pares”.
Nel 1405 il numero dei capitolari di S.Maria con lettera apostolica di Innocenzo VII venne stabilito a dieci.
Le prime confraternite della cattedrale furono: la confraternità di S.Biagio (1398); la confraternita del gonfalone (1575), detta poi del SS.mo Sacramento (1603) e la confraternita del SS.mo Rosario (1603). Agli inizi del sec. XVII, secondo la relazione del vescovo Giovannelli (1618), la chiesa aveva, sul fondo, tre altari: al centro l’altare maggiore dedicato all’Assunta con il coro e la cattedra del vescovo; a destra, l’altare del SS.mo o del Rosario; a sinistra, l’altare dell’Annunziata. Il presbiterio pare che non fosse rialzato come oggi.
Gli altri altari erano situati nelle due navate laterali: sei a destra e cinque a sinistra.
Le due navate laterali avevano finestre in alto, mentre quella centrale riceveva la luce solo da un rosone, che si apriva sopra la porta principale. Questa era sostenuta ed abbellita ad ambo i lati da archi e pilastri, come ai nostri giorni.
Esistevano due ingressi; la sacrestia, ricchissima di reliquie e di paramenti sacri e il campanile, attiguo alla chiesa, con cinque campane tra cui due molto antiche.
Durante i secoli seguenti, nei lavori di restauro e di abbellimento, che avvennero nella cattedrale, allo stile romanico, semplice e severo, che era prevalso fin dai suoi inizi storici, si venne sostituendo, secondo la moda dell’epoca, lo stile barocco, assai movimentato e sfarzoso. In queste nuove forme artistiche furono realizzate varie opere, di cui alcune eccellenti, come il nuovo organo del catarinozzi (1646), il soffitto a cassettoni dorati con al centro il dipinto dell’Assunta dello Zuccari nella navata centrale, il coro, l’altare maggiore, un quadro della Madonna Assunta con il Bambino e il maestoso portale in pietra (1731) della facciata sud della chiesa. Opere tutte, eccetto quest’ultima, che furono distrutte dal grave incendio divampato nella notte tra il 12 e il 13 gennaio 1916 in S.Maria. Nel rogo andarono perduti anche due quadri del Cavalier d’Arpino (1568-1640).
Nei lavori di restauro, che iniziarono qualche mese dopo l’incendio, ci fu una insistente ricerca di linee primitive. Così la navata centrale tornava all’antico stile romanico con soffitto ed archi ogivali. Le prime opere a ricostruirsi furono: l’altare maggiore, il pergamo e la cattedra del vescovo.
Poi di opera in opera, di restauro in restauro, la cattedrale S.Maria Assunta pervenne allo splendore di oggi.
BASILICA CONCATTEDRALE SAN BARTOLOMEO, PONTECORVO
E’ situata in posizione dominante nella vecchia “civitas” (ancor oggi chiamata “Civita”) a fianco all’antica torre detta di Rodoaldo, in quanto opera di difesa attribuita a questo gastaldo, la quale in proseguo di tempo passò ad essere campanile della chiesa, come è avvenuto con costruzioni del genere in altre località.
Difatti la vetusta e poderosa torre, salvatasi anche dagli ultimi eventi bellici che rasero al suolo la città (1943), faceva parte del circuito murario e delle altre fortificazioni, che il suddetto gastaldo, nell’873 circa, innalzò intorno e dentro alla preesistente “Villa” di Pontecorvo, per premunirsi contro i vari pericoli incombenti, che lo minacciavano, primo fra tutti quello saraceno.
Iniziava nella zona il fenomeno dell’incastellamento.
La chiesa di S.Bartolomeo, secondo le ultime ricerche storiche, risale al maggio 1052. Come si evince da un atto di permuta, datato appunto in quell’anno, al quale fu presente anche Guido, conte della città, essa era parrocchiale e collegiata, in quanto officiata da un collegio di presbiteri e di chierici, non ancora chiamati “canonici”, bensì “fratelli e consoci” (“fratres et consortes”). Suo arciprete e custode era don Aldo.
Nella prima metà del sec. XII tra i presbiteri di S.Bartolomeo rifulse l’esempio e l’opera dell’arciprete S.Grimoaldo. Nella decima papale triennale (1308-1310) l’arciprete e i chierici di Pontecorvo per tutte le loro chiese versarono alla camera apostolica la somma di oltre 4 once d’oro, indice di una consistenza beneficiale notevole, frutto ovviamente delle oblazioni dei rispettivi fedeli.
Nel novembre 1347 i canonici di S.Bartolomeo, oltre l’arciprete, erano otto. In quell’anno in Pontecorvo centro apparivano altre chiese, parrocchiali e non parrocchiali: S.Andrea, S.Apollinare, S.Biagio, S.Giacomo, S.Marco, S.Martino, S.Matteo, S.Maria di Porta, S.Maria Nuova, S.Nicola dei Greci, S.Nicola di Porta, S.Paolo, S.Stefano e una Cappela di S.Giovanni Battista. Queste ultime sono notizie finora inedite ed importanti per la storia di Pontecorvo.
Nella seconda metà del sec. XIV due canonici di S.Bartolomeo divennero seguentemente vescovi di Aquino: Antonio e Giovanni da Pontecorvo, il quale ultimo fu poi trasferito alla sede metropolitana di Capua.
Il 16 Gennaio 1581 il vescovo di Aquino Mons. Filonardi celebrava in S.Bartolomeo il primo sinodo diocesano. L’avvenimento dava inizio a un periodo di particolare splendore, sia per la collegiata, sia per la città, perchè quei vescovi, sa sempre residenti ad Aquino, a causa dell’insalubrità dell’aria e della mancanza di un palazzo vescovile, decisero di trasferirsi a Pontecorvo.
Qui essi costruirono in nuovo episcopio, dove ospitarono il seminario diocesano e gli uffici di curia, mentre nella collegiata tenevano le principali funzioni pontificali, come la consacrazione degli Oli Santi e le sacre ordinazioni. Tale periodo raggiunse il suo vertice il 23 giugno 1725, quando Benedetto XIII elevò la chiesa a concattedrale e la località a città e diocesi “aeque principaliter unita” alla diocesi di Aquino.
Sulla struttura e lo stile della chiesa in epoca medievale non si sa nulla. L’edificio sacro, durato fino all’ultima guerra, era opera del ‘500, a tre navate con cupola. Vi primeggiavano affreschi di due celebri artisti: Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino (1568-1640) e G.Battista Gaulli, detto Basiccia (1639-1709).
“Splendida e maestosa” la definiva la bolla papale del 1725. Nel 1754 aveva nove altari, tra cui uno dedicato a S.Giovanni Battista e l’altro a S.Giovanni Decollato. Alla vigilia della sua distruzione essi erano undici, tra i quali l’altare maggiore dedicato a S.Bartolomeo, l’altare del SS.mo con l’omonima confraternita e gli altari di S.Grimoaldo e di S.Giovanni Battista.
La chiesa fu ricostruita dalle fondamenta nell’immediato dopoguerra durante gli ultimi anni di episcopato di Mons. Michele Fontevecchia (1936-1951) e fu completata nei primi anni del nuovo vescovo Mons. Biagio Musto, suo successore (1951-1971), su progetto dell’architetto Alberto Tonelli a tre navate e in stile romanico moderno.
Il 17 aprile 1957 la risorta collegiata, con la partecipazione di Mons. Biagio Musto, vescovo diocesano , e di Mons. Edoardo Facchini vescovo di Alatri, venne solennemente consacrata dall’illustre concittadino il Cardinale Benedetto Aloisi Masella. Successivamente con Breve Pontificio del 15 marzo 1958 fu da Pio XII elevata a Pontificia Basilica Minore.
In questi ultimi cinquant’anni, grazie soprattutto all’intraprendenza e allo zelo dei suoi arcipreti, la neo-basilica si è andata dotando ed abbellendo di opere di notevole valore artistico: gli affreschi, il grande organi a canne, le vetrate policrome, le porte di bronzo e il museo.
Di particolare interesse storico-artistico è il complesso di affreschi, appartenente alla chiesa di S.Maria della Canonica, andata distrutta dai bombardamenti, ed attribuita al pittore Marzo Mazzaroppi (1550-1620), ora definitivamente collocato nella cappella del battistero della basilica.
CHIESA CONCATTEDRALE, CASSINO
L’edificio della Chiesa Concattedrale che si vede oggi a Cassino, presso le sorgenti del fiume Gari, è chiaramente di costruzione moderna, postbellica, dal momento che i pesanti bombardamenti angloamericani del 1943-1944 rasero al suolo la città di Cassino e con essa distrussero l’antica gloriosa Chiesa Collegiata di S. Germano, Chiesa Madre di Cassino. Finita la seconda guerra mondiale, fu il grande Abate di Montecassino, Ildefonso Rea, che curò la ricostruzione non solo dell’Abbazia sul monte restituendola alla originaria forma (“come era e dove era“), ma anche quella delle chiese della sottostante Città, andate perdute. Egli ritenne necessario dare un nuovo assetto alla diocesi e ridefinì i confini delle singole parrocchie. La ricostruzione della Chiesa Madre cominciò solo nel 1973, con la posa della prima pietra il 25 novembre di quell’anno. La nuova Chiesa Madre ricevette la solenne consacrazione il 5 giugno 1977 dal card. Umberto Mozzoni. La chiesa, oggi Parrocchia intitolata a Maria SS.ma Assunta, SS.mo Salvatore e S. Germano Vescovo, per lunghi anni chiamata Chiesa Madre, dal giorno 9 luglio 2018 è stata elevata per decreto di Papa Francesco, al titolo, rango e dignità di Concattedrale diocesana.
Il progetto della nuova chiesa si deve all’ing. Ignazio Breccia Fratadocchi, “che volle ripetere, per quanto possibile, le misure del precedente edificio, ma con criteri assolutamente moderni”. Questa scelta nasceva dalla considerazione che l’edificio sacro si sarebbe inserito in un tessuto urbano ormai ben diverso da quello originario, definitivamente scomparso. Sebbene differente per stile, il nuovo fabbricato rispetta la planimetria degli edifici di prima della guerra. “Degli edifici”, perché in quell’area c’erano due chiese vicine: la Chiesa Madre, che era la chiesa Collegiata di S. Germano e che vantava ben undici secoli e mezzo di storia, risalendo all’VIII-IX sec., e – affiancata ad essa sul lato nord – un’altra importante chiesa, particolare per la sua insolita struttura, quella di S. Maria delle Cinque Torri detta anche “del Riparo”, con ingresso principale in via del Foro (toponimo che conserva la memoria che qui, nell’antichità era il Foro, per gli affari e la mercatura).
E’ proprio a quest’ultima chiesa dedicata alla Madonna, o meglio: a ciò che è rimasto di quest’ultima chiesa, che appartengono i frammenti di colonne e capitelli antichi che sono stati inseriti nella nuova costruzione, a sorreggere l’altare, l’ambone ecc. Anche questo riutilizzo, come l’area occupata dalla chiesa, mira a mantenere una continuità ideale col passato. Va detto anche che il progetto originario prevedeva “un tempio imponente e monumentale”, ma poi motivi economici imposero un ridimensionamento del complesso basilicale, la semplificazione della cupola e la rinuncia alla realizzazione del campanile previsto, “attenuando il senso di monumentalità” del progetto primitivo.
La chiesa presenta una struttura portante in cemento armato a faccia vista, la copertura del tetto e della cupola in mantolamina di rame, l’interno rivestito di pannelli sagomati in cemento. “Di notevole interesse artistico sono le due vetrate policrome laterali, raffiguranti il martirio di S. Bertario e la morte di S. Germano nella visione di S. Benedetto, ed il grande mosaico della crocifissione alle spalle dell’altare, realizzato nel 1976 da padre Ambrogio Fumagalli, scomparso nel maggio 1998”[1].
Lavori successivi di ristrutturazione realizzarono nel 1988, grazie alle famiglie Guido di Meo e Germano Di Carlo, una cappella per ospitare la statua dell’Assunta, che in questa chiesa viene custodita ed è particolarmente venerata dalla popolazione cassinate; fu anche creata la cappella del Santissimo, su progetto dell’arch. Giuseppe Picano, e collocata una statua di S. Pio da Pietrelcina sul lato sinistro del transetto. Un altro intervento si rese necessario per rendere più agevole il passaggio, attraverso il portone, della statua dell’Assunta da portare in processione; nell’occasione, oltre a rendere più alta l’entrata, fu rimaneggiata la facciata, ampliando il sagrato, rifinendo le porte con cornice in pietra e creando ai lati della facciata due nicchie.
Un importante intervento di restauro e risistemazione fu quello del 2006, con la coibentazione e il nuovo sistema di riscaldamento, un colore più chiaro e più caldo e un aspetto più coeso alle pareti e alla volta in cemento a faccia vista, una illuminazione più potente e soprattutto una nuova sistemazione dell’area presbiterale. In essa furono rinnovate “le due mense”: l’ambone, mensa della Parola, con un pregevole leggio in bronzo realizzato dallo scultore Nanni, e l’altare, Mensa dell’Eucaristia, montato su un antico capitello corinzio proveniente dalla chiesa delle Cinque Torri distrutta dalla guerra. L’altare, consacrato il 17 dicembre 2006 dall’Abate Vescovo di Montecassino Mons. Bernardo D’Onorio, è dedicato a Gesù Salvatore e difatti sopra alla cattedra troneggia la scritta: “Salva nos Christe Salvator mundi, Salvaci o Cristo Salvatore del mondo”.
A seguito dell’unificazione della ex Diocesi Abbazia Territoriale di Montecassino con la Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo, avvenuta il 23 ottobre 2014, sulla facciata e sulla cattedra della sede vescovile, è stato apposto lo stemma del nuovo Vescovo, Mons. Gerardo Antonazzo, posto anche sulla facciata insieme allo stemma papale.
L’annuncio del Decreto pontificio che ha elevato la Chiesa Madre di Cassino al titolo e dignità di Chiesa Concattedrale della Diocesi, è stato dato il 9 luglio 2018 dal vescovo Mons. Gerardo Antonazzo, al termine della S. Messa dell’alba in onore di Maria SS.ma Assunta, prima della Processione penitenziale che da secoli si celebra a Cassino in quella data.
La promulgazione del Decreto pontificio è avvenuta il 12 agosto 2018 in una solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da S. E. il Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità Francesco, con grande concorso di popolo, come ricorda una lapide commemorativa dell’evento posta per l’occasione. Per questa storica circostanza è stato eseguito un restyling della facciata dell’edificio sacro, anche con una nuova illuminazione che ne esalta e valorizza i particolari architettonici.
Tra i fatti storici che si sono svolti in questa chiesa, ricordiamo la “Pace di S. Germano“, firmata il 23 luglio 1230, dopo anni di lotte, tra l’ imperatore Federico II di Svevia e papa Gregorio IX, firma che portò ben presto allo scioglimento di Federico II dalla scomunica. A ricordare questo evento c’è, sulla sinistra della facciata, la “Memoria di Pietra“, uno dei 9 segnali, costituiti da grandi massi di pietra calcarea in forma grezza, con una sola facciata spianata verticalmente su cui è stata apposta una lapide della stessa pietra, che costellano Cassino dal 2004, per ricordare – in un “Percorso della memoria” della antica Cassino -, edifici scomparsi ed eventi storici. Sulla lapide, infatti, è scolpito un breve testo che ripropone la storia e la narrazione dell’evento (o, nel caso di chiese o edifici pubblici, la sagoma stilizzata dell’edificio)[2].
Un altro evento da ricordare, che vide la chiesa di S. Germano ancora una volta protagonista, fu la firma dell’ Appello di Cassino “per un mondo fraterno”, che ebbe luogo nel presbiterio della chiesa in collegamento ideale con la “Pace di S. Germano”: il 15 febbraio 1994, 50° anniversario della distruzione di Montecassino, al termine dell’assemblea generale dell’ Unione Mondiale Città della Pace – Città Messaggere di pace, di cui Cassino è membro, i delegati dell’Unione Mondiale delle “Città Martiri” e dell’ “Associazione Internazionale delle Città Messaggere della Pace”, sottoscrissero solennemente l’appello “per un mondo fraterno”.
In questa chiesa, in questa terra, va infine sottolineato, hanno sostato e pregato grandi Santi: S. Tommaso d’Aquino, S. Ignazio, S. Bertario, S. Filippo Neri, S. Giovanna Antida Touret e da ultimo S. Giovanni Paolo II.
Adriana Letta
Per approfondimenti, v. il volume di EMILIO PISTILLI, Le chiese di Cassino – Origini e vicende, CDSC 2007, che riporta anche una ricca bibliografia.
[1] E. PISTILLI, Le chiese di Cassino – Origini e vicende, CDSC 2007, pag. 99.
[2] La Memoria di Pietra, a cura di E. PISTILLI, CDSC 2004.