DIOCESI DI SORA – AQUINO – PONTECORVO
UFFICIO LITURGICO DIOCESANO
Il Sacramento della Confermazione
Quale celebrazione animare?
La celebrazione della Confermazione non è mai un fatto a sé stante della vita ecclesiale e del cammino di fede delle persone, è azione con cui la Chiesa promuove la crescita dei singoli battezzati e dell’ intera Comunità nella vita di fede, nella comunione ecclesiale, nell’impegno del servizio caritativo e della testimonianza.
Perché una celebrazione costruisca la Chiesa è necessario educare perché essa sia annuncio di fede e attualizzazione della salvezza.
E’ necessario porre seriamente profonda attenzione alla realizzazione del momento della celebrazione della Confermazione che costituisce il culmine del cammino di fede e la fonte da cui ha origine la novità di una vita sostenuta e guidata dal dono dello Spirito Santo. Un dono che deve aiutare la vita del giovane a prendere seriamente le potenzialità che lo Spirito mette nelle singole mani, a vivere nella libertà, a saper coltivare speranza, a radicarsi nell’amore, in una società radicata dalla logica della competizione, della prepotenza e dell’arrivismo.
Quale celebrazione si vuole animare? A che cosa vogliono condurci le azioni liturgiche di questa celebrazione?
Potremmo sintetizzare i contenuti del “rito” in sei momenti così riassunti.
1. La comunità cristiana si riunisce attorno al Vescovo.
Essa è il volto storico del progetto che Dio vuole realizzare nel mondo: fare degli uomini un popolo; aiutare i credenti a conformarsi a Cristo, Maestro e Signore; realizzare un legame sempre più forte con il Corpo di Cristo, che è la sua Chiesa, come membra vive.
La Confermazione sottolinea tale legame con la Chiesa mediante la presenza del Vescovo, segno della comunione ecclesiale, garante dell’unità della Chiesa e dell’autenticità della testimonianza.
Nel celebrare la Confermazione la Chiesa “conferma” se stessa, stabilisce più forti legami tra i suoi membri per costruire l’unità ed essere nel mondo segno dell’Amore che Dio nutre per ciascun uomo.
La Chiesa, animata da questo Spirito di comunione e di servizio, con la presenza del suo Vescovo, successore degli apostoli, diventa segno di un popolo che accoglie i doni di Dio per valorizzarli a beneficio di tutti.
L’accoglienza del Vescovo, il canto di ingresso, i riti di accoglienza esprimano la gioia di sentirsi Chiesa e nella partecipazione di tutti si sottolinei il momento solenne di festa con cui la Comunità celebra le meraviglie che Dio continua ad operare nella vita degli uomini.
2. I cresimandi ascoltano la Parola di Dio e rinnovano le promesse battesimali.
E’ il momento in cui la Comunità si pone in religioso ascolto della Parola di Dio. I giovani, già educati ad ascoltare la parola, alla conoscenza della storia della salvezza, sapranno proclamare il mistero di Dio, sapranno annunciare la sua presenza nella storia, sapranno legare la propria esistenza a quella di Gesù di Nazareth, l’uomo nuovo che parla di amore, giustizia, libertà, pace, e con gioia disporranno i loro cuori a riascoltare di nuovo come lo Spirito Santo permette la realizzazione di ogni vero desiderio, apre vie per realizzare un mondo nuovo, concede forza e coraggio per essere sempre nella storia operatori di solidarietà e di fraternità.
Perché la Parola di Dio raggiunga il cuore delle persone è il caso di favorire l’ascolto, il silenzio, la proclamazione fatta con chiarezza.
Il canto del salmo responsoriale, il canto dell’alleluia, la proclamazione del vangelo costituisco no momenti straordinari in cui, interpellati, si è capaci di rispondere “Eccomi” e scoprire le vie per un impegno sempre più vero, per una vita sempre più trasparente, per una responsabilità viva nel mondo e nella Chiesa.
La rinnovazione delle promesse battesimali, con la presenza del cero pasquale, evidenzierà il desiderio di adesione al progetto di Dio la volontà di camminare con Lui, il Creatore e il Salvatore, di assomigliare sempre più a Gesù suo Figlio, di lasciarsi invadere dal dono dell’Amore, il dono dello Spirito, sentir si parte della Chiesa, essere in essa costruttori della Comunità del Signore Gesù, riaffermando con forza e insieme: “Questa è la nostra fede, questa è la fede della Chiesa”.
3. Il Vescovo invoca lo Spirito Santo, mediante la imposizione delle mani e la preghiera.
La presenza del Vescovo richiama, ancora una volta, l’effusione dello Spirito nella Pentecoste, dove lo Spirito Santo comunica ai discepoli la libertà di Cristo, la sua capacità di amare, la sua disponibilità piena verso gli altri.
Su questo dono, che diventa impegno, i giovani hanno già riflettuto. Infatti hanno imparato a donare qualcosa di sé, hanno individuato ciò che permette di costruire amicizia vera e leale, rapporti sinceri e trasparenti, hanno esaminato le tensioni e i conflitti della società, scoprendo come superarli e come trasformarli continuamente.
Il momento di silenziosa invocazione, il gesto delle imposizioni delle mani, la invocazione dello Spirito Santo, costituiranno quella parte del rito che se spiegata con un intervento breve e chiaro, con un invito ad essere tutti disponibili ad accogliere nella propria esistenza il dono dello Spirito che spinge ad essere pienamente se stessi, che sollecita alla ricerca sempre del vero, del bello e del giusto, risulterà una intensa esperienza di fede che potrà illuminare la vita dei credenti e segnerà il cammino dei giovani.
4. Il Vescovo segna i cresimandi sulla fronte con il crisma e accompagna l’unzione con le parole: “Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono.
Mediante il dono dello Spirito il cresimato è reso simile a Cristo ed abilitato a compiere come Lui le opere dell’amore per testimoniare nel mondo la gioia di essere Figli del Padre.
I giovani già sensibilizzati al servizio, alla gratuità, all’impegno, alla responsabilità, alla collaborazione, al dialogo, alla condivisione, vivranno questo momento come presa di coscienza del loro impegno e perché segnati, inviati e mandati dal Vescovo nel mondo ad essere segno coraggioso di una vita donata, di una esistenza condivisa con quanti, prima di loro o con loro, sono stati abilitati per costruire un nuovo volto di società.
Il Vescovo, i Padrini, la Comunità intera si affidano a questa risposta generosa e da questa risposta rinnovano l’esperienza del dono dello Spirito sulle loro persone recuperando la giovinezza e la gioia della propria esperienza di fede.
E’ necessario che questo momento, che vede i giovani avvicinarsi al Vescovo con i loro Padrini per ricevere la Confermazione, sia accompagnato da canti, con l’invito a pensare che ogni persona, con il suo nome, cioè con la sua storia, carattere, temperamento, per quello che è e sa fare, è da Dio accolta, amata, segnata perché possa vivere con pienezza il dono della vita e della fede.
5. Il Vescovo dà ai cresimandi il segno della pace e prega perchè la pace raggiunga ogni cuore.
E’ il segno mediante il quale il Vescovo, in nome di Cristo, invia i cresimati nel mondo come operatori di pace.
Disponibili a tale invito, i giovani, che già hanno avuto modo di conoscere la società e la comunità nella quale vivono, si orientano ad essere profeti di pace nel promuovere ovunque il bene di tutti.
La Comunità non può non accompagnare tale gesto e riscoprire così l’augurio pasquale di Cristo: “Pace a voi”; riscoprire il ruolo della Comunità: essere in quel territorio per costruire relazioni guidate, animate dalla pace; recuperare il coraggio di perdonare, di liberarsi da pregiudizi e da precomprensioni; aprirsi al dialogo con tutti, ospitali nei confronti di ogni realtà, essere accanto ad ogni uomo privato dei propri diritti.
Insieme la Chiesa locale si scopre amata dal suo Signore e mandata per annunciare, celebrare, testimoniare la gloria del Dio vivente nell’uomo di oggi.
Nella preghiera universale vengono poi raccolte queste esigenze ricordando ogni situazione ecclesiale e sociale ove lo Spirito non è presente e chiedendo allo Spirito del Signore di raggiungere tutti e ogni realtà, con i suoi sette doni.
6. Il Vescovo con la Comunità confermata, animata dallo Spirito di comunione e di servizio, celebra il sacramento dell’Eucaristia.
L’Eucarestia è il culmine del cammino dell’ iniziazione cristiana ed è ciò che alimenta continuameli te la vita nuova, il dono dello Spirito, realizzato nel Battesimo e nella Confermazione.
Vissuti con fede i momenti precedenti, i cresimati, che già hanno fatto esperienza dell’incontro del Signore nell’Eucarestia Domenicale, con gioia nel loro giorno di festa, sapranno essere protagonisti attivi nel canto e nella risposta accorata, nonché nella partecipazione al banchetto eucaristico, come risposta piena di una vita che, poiché ha accolto lo Spirito del l’Amore, vuole diventare segno di unità e di donazione.
I momenti che costituiscono questa parte della celebrazione siano curati attentamente: la processione offertoriale non risulti appesantita da vari doni, ma si caratterizzi dei soli segni che costituiscono la celebrazione eucaristica; i canti siano in funzione della liturgia e non viceversa e il popolo di Dio partecipi attivamente per esprimere così la propria gioia nell’aver incontrato, di nuovo, il Signore Gesù. La Comunione sia realizzata, per quanto riguarda i cresimati, nel segno del pane e del vino, segni della liberazione e della Alleanza che lo Spirito riconferma e riconsegna al cuore dell’uomo.
La Conclusione della Celebrazione si apra alla possibilità di poter essere rivissuta nell’esperienza domenicale, nella continuità del cammino di fede e nella partecipazione alla vita della, comunità ecclesiale.
La intuizione pastorale che si radica nel contenuto teologico della celebrazione della Confermazione saprà individuare i molteplici modi con cui la Comunità saprà continuare ad accompagnare il cammino dei giovani, non nella ripetitività, ma nella creatività che lo Spirito infonde, continuando ad arare il terreno e suscitando nei giovani una domanda, una ricerca, un’attesa, e offrendo loro una vera e autentica propo¬sta di vita.