Convegno dei Catechisti. Traccia della prima relazione di don Jourdan Pinheiro, incaricato regionale Lazio per la catechesi

Diocesi di Sora – Cassino – Aquino – Pontecorvo

Convegno catechisti parrocchiali

20 – 21 novembre 2014

 

Catechisti: chiamati – inviati nella Chiesa «in uscita»

 

«Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? 15E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!» (Rm 10,14-15).

«La catechesi è un pilastro per l’educazione della fede, e ci vogliono buoni catechisti! Grazie di questo servizio alla Chiesa e nella Chiesa. Anche se a volte può essere difficile, si lavora tanto, ci si impegna e non si vedono i risultati voluti, educare nella fede è bello! È forse la migliore eredità che noi possiamo dare: la fede! Educare nella fede, perché lei cresca. Aiutare i bambini, i ragazzi, i giovani, gli adulti a conoscere e ad amare sempre di più il Signore è una delle avventure educative più belle, si costruisce la Chiesa! “Essere” catechisti! Non lavorare da catechisti: questo non serve! Io lavoro da catechista perché mi piace insegnare … Ma se tu non sei catechista, non serve! Non sarai fecondo, non sarai feconda! Catechista è una vocazione: “essere catechista”, questa è la vocazione, non lavorare da catechista. Badate bene, non ho detto “fare” i catechisti, ma “esserlo”, perché coinvolge la vita. Si guida all’incontro con Gesù con le parole e con la vita, con la testimo-nianza» (Francesco, Ai Partecipanti al Congresso Internazionale sulla Catechesi, 27 settembre 2013).

1. «Servizio alla Chiesa e nella Chiesa»

o   Rinnovamento della Catechesi (1970):

  • «Ogni cristiano è responsabile della parola di Dio, secondo la sua vocazione e le sue situazioni di vita, nel clima fraterno della comunione ecclesiale. È una responsabilità radicata nella vocazione cristiana. Scaturisce dal Battesimo; è solennemente confermata nella Cresima; si qualifica in modi singolari con il Matrimonio e l’Ordine sacro; si sostiene con l’Eucaristia … Il cristiano è, per sua natura, un catechista: deve prendere coscienza della sua responsabilità e deve essere esortato e preparato ad esercitarla» (183).
  • «Per una catechesi sistematica, la comunità cristiana ha bisogno di operatori qualificati. E un problema che la interessa profondamente: la sua vitalità dipende in maniera decisiva dalla presenza e dal valore dei catechisti, e si esprime tipicamente nella sua capacità di prepararli. Del resto, poiché i catechisti operano in nome della Chiesa, devono sentirsi sostenuti dalla stima, dalla collaborazione e dalla preghiera dell’intera comunità» (184).

o   Evangelii Nuntiandi (Paolo VI, 1975):

  • «Evangelizzare non è mai per nessuno un atto individuale e isolato, ma profondamente eccle-siale. Allorché il più sconosciuto predicatore, catechista o pastore, nel luogo più remoto, predica il Vangelo, raduna la sua piccola comunità o amministra un Sacramento, anche se si trova solo compie un atto di Chiesa … se ciascuno evangelizza in nome della Chiesa, la quale a sua volta lo fa in virtù di un mandato del Signore, nessun evangelizzatore è padrone assoluto della propria azione evangelizzatrice, con potere discrezionale di svolgerla secondo criteri e prospettive individualistiche, ma deve farlo in comunione con la Chiesa e con i suoi Pastori» (EN 60).

o   Orientamenti pastorali della Chiesa in Italia dopo il giubileo del 2000: Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia (2001) e Educare alla vita buona del Vangelo (2010):

  • «Insieme a voi abbiamo cercato di condividere il peso delle tristezze e delle angosce dei nostri contemporanei, convinti che compito primario della Chiesa sia testimoniare la gioia e la speranza originate dalla fede nel Signore Gesù Cristo, vivendo nella compagnia degli uomini, in piena solidarietà con loro, soprattutto con i più deboli» (CVMC 1);
  • «Per questo, ci pare che compito assolutamente primario per la Chiesa, in un mondo che cambia e che cerca ragioni per gioire e sperare, sia e resti sempre la comunicazione della fede, della vita in Cristo sotto la guida dello Spirito, della perla preziosa del Vangelo» (CVMC 4);
  • «Considerando le trasformazioni avvenute nella società, alcuni aspetti influiscono in modo particolare sul processo educativo … Le persone fanno sempre più fatica a dare un senso profondo all’esistenza … Le cause di questo disagio sono molteplici – culturali, sociali ed economiche – ma al fondo di tutto si può scorgere la negazione della vocazione trascendente dell’uomo e di quella relazione fondante che dà senso a tutte le altre … Siamo così condotti alle radici dell’“emergenza educativa”, il cui punto cruciale sta nel superamento di quella falsa idea di autonomia che induce l’uomo a concepirsi come un “io” completo in se stesso, laddove, invece, egli diventa “io” nella relazione con il “tu” e con il “noi”» (EVBV 4);
  • La parrocchia – Chiesa che vive tra le case degli uomini – continua a essere il luogo fondamenta-le per la comunicazione del Vangelo e la formazione della coscienza credente; rappresenta nel territorio il riferimento immediato per l’educazione e la vita cristiana a un livello accessibile a tutti … Essa è animata dal contributo di educatori, animatori e catechisti, autentici testimoni di gratuità, accoglienza e servizio. La formazione di tali figure costituisce un impegno prioritario per la comunità parrocchiale, attenta a curarne, insieme alla crescita umana e spirituale, la competenza teologica, culturale e pedagogica (EVBV 41).

 2. «Essere catechista, questa è la vocazione!»

o   Ripartire dall’incontro con Gesù: «La prima cosa, per un discepolo, è stare con il Maestro, ascoltarlo, imparare da Lui. E questo vale sempre, è un cammino che dura tutta la vita».

o   Da discepoli (chiamati), «fare come Gesù»: «chi mette al centro della propria vita Cristo, si de-centra! Più ti unisci a Gesù e Lui diventa il centro della tua vita, più Lui ti fa uscire da te stesso, ti decentra e ti apre agli altri. Questo è il vero dinamismo dell’amore, questo è il movimento di Dio stesso! Dio è il centro, ma è sempre dono di sé, relazione, vita che si comunica».

o   Da inviati (missionari), senza paura, «andare con Gesù», oggi: «non aver paura di uscire dai nostri schemi per seguire Dio, perché Dio va sempre oltre … Dio non ha paura! E’ sempre oltre i nostri schemi!  Dio non ha paura delle periferie … Dio è sempre fedele, è creativo … Dio è creativo, non è chiuso, e per questo non è mai rigido … Per essere fedeli, per essere creativi, bisogna saper cambiare. Saper cambiare. E perché devo cambiare? E’ per adeguarmi alle circostanze nelle quali devo annunziare il Vangelo. Per rimanere con Dio bisogna saper uscire, non aver paura di uscire … Gesù non dice: andate, arrangiatevi … Gesù dice: Andate, io sono con voi! Questa è la nostra bellezza e la nostra forza: se noi andiamo, se noi usciamo a portare il suo Vangelo con amore, con vero spirito apostolico, con parresia, Lui cammina con noi, ci precede».

3. Evangelii Gaudium: per una Chiesa «in uscita»!

o   Cambio di prospettiva: dal venite all’andiamo. «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20).

o   Non aver paura di cambiare e di uscire! Non creare resistenze e alimentare divisioni perché tutto rimanga come sempre! «Oggi, in questo “andate” di Gesù, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria» (EG 19-20). La gioia del Vangelo è una gioia missionaria (EG 21).

o   Non cedere alla tentazione di chiudersi per proteggersi dall’ignoto! «L’intimità della Chiesa con Gesù è un’intimità itinerante, e la comunione «si configura essenzialmente come comunione missionaria». Fedele al modello del Maestro, è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura». La gioia del Vangelo non può escludere nessuno (EG 23).

o   Dalla consuetudini alle proposte! La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che …

  • prendono l’iniziativa: Chiesa che sa fare il primo passo, senza paura, va incontro …
  • si coinvolgono: Chiesa che mediante opere e gesti del quotidiano accorcia le distanze …
  • accompagnano: Chiesa che accompagna l’umanità in tutti i suoi processi, è paziente e sa sopportare. Tiene sempre conto dei limiti.
  • fruttificano: Chiesa attenta ai frutti perché feconda; né reazioni lamentose né allarmiste.
  • festeggiano:  la comunità è gioiosa e sa sempre “festeggiare”. Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti. L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene. (EG 24).

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